Genova non segue Grillo: la sfida è tra i vecchi partiti
Avanti a sorpresa Bucci (centrodestra): sfiderà al ballottaggio Crivello (centrosinistra)
Miracolo M5S. Dopo la Liguria e Savona hanno perso anche Genova: inchiodati al 19%. Il centrosinistra arriva al 31%, ma soprattutto il centrodestra vola al 37.
Non si erano mai viste elezioni così nella città di don Andrea Gallo. Un voto non per dire cosa vuoi. Chi sei. Ma per provare a scoprirlo. Ieri Genova sembrava galleggiare, e non solo per l’aria lattiginosa e il gran caldo. Aspettava la risposta, dai palazzi operai di Sestri Ponente alle ville con le finestre illuminate di Albaro; dall’ombra profonda dei vicoli alle case di Boccadasse che sanno di sale. E poi le valli di periferia, cemento e ginestre di giugno.
GENOVA chi sei? Stamattina la città Medaglia d’ Oro della Resistenza, guidata per settant’ anni da sindaci di centrosinistra, perla prima voltasi vede un po’ leghista. Non sarebbe solo un cambio di maggioranza politica, ma di anima. La lotta è ristretta agli eredi di Claudio Scajola e di Claudio Burlando, quelli che i genovesi hanno cercato in tutti i modi di mandare a casa. Anche ieri l’affluenza del 48,3% è stata un segnale chiaro. Non indifferenza, piuttosto rabbia. E confusione. La ritrovavi in mail ed sms che correvano tra i cittadini: non indicazioni di voto, ma richieste di aiuto. “Dimmi per chi votare!”.
I Cinque Stelle sono riusciti in un’impresa: alle politiche 2013 a Genova erano il primo partito con il 30%. Alle regionali 2015 erano ancora primi a Genova. Eppure hanno perso. Ora anche al comune di Genova, una sconfitta che viene da anni di risse interne. Così l’agonizzante Pd resta in piedi. Ma è il centrodestra di Giovanni Toti a uscirne trionfatore: potrebbe conquistare anche Genova, che non è di destra. Città solidale, chiusa ma non razzista, pratica ma capace di grandi slanci.
Genova chi sei? Veniva da chiederselo seguendo queste elezioni dove tutti si dicevano nuovi, ma parevano vecchi. Ecco Gianni Crivello, candidato definito “perbene”, ma con un curriculum politico lungo decenni. A spaventare gli elettori sono i suoi sponsor: le cene organizzate da Burlando per siglare patti. I comizi con Massimo D’Alema o Roberta Pinotti. I simboli del vecchio centrosinistra padrone della Liguria.
Sul versante opposto Toti tesseva alleanze politiche e di potere per Marco Bucci, manager voluto dalla Lega. Che il vento gli soffiasse in poppa si è capito quando alla sua cena elettorale si è presentato il mondo degli affari che stava con il Pd. Ecco, per dire, Guido Stefanelli del gruppo Pessina che pubblica l’Unità, ma deve realizzare un ospedale da 150 milioni con la Regione di Toti. Bucci bifronte, cattolico che stringe la mano al Papa e poi tace quando Matteo Salvini a
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E POI C’ERANO loro, i Cinque Stelle che sono rimasti bruciati dal contatto con il potere. Prima l’addio di Paolo Putti, poi le primarie vinte da Marika Cassimatis e annullate perché “fidatevi di me”, come disse Beppe Grillo. Alla fine è stato candidato Luca Pirondini, uomo graditissimo ai vertici. Il movimento scricchiola? Di certo colpisce che proprio a livello locale, dove contano le persone, non riesca a convincere. E intanto la Liguria resta cosa loro: Pd contro Pdl.
Difficile dire dove andranno i voti M5S al ballottaggio. In Liguria il Movimento aveva il cuore a sinistra. Ma al comizio finale – con Grillo e Luigi Di Maio – ci si rendeva conto di una mutazione genetica: davanti al palco leghisti e ultras.
Genova ieri si guardava e non capiva: la maggioranza sono gli astenuti che è sbagliato liquidare come indifferenti. Sarebbero il primo partito, se esistesse. Genova, chi sei? Per dare un calcio al passato a volte c’è il rischio di cacciare via anche la propria storia.