Il Fatto Quotidiano

Taranto, voto molecolare: forse fuori a sorpresa il M5S

Tutti vicini Mario Cito, il figlio di Giancarlo, a sorpresa dovrebbe superare il 10% dei voti

- » FRANCESCO CASULA

Una sfida all’u l ti m a scheda. Per sapere chi andrà al ballottagg­io tra due settimane, nella città dell’Ilva bisognerà aspettare che tutti i voti siano contati. La prima proiezione Ipr per la Rai, però, svela le possibili posizioni finali: il centrodest­ra, con la candidata a sindaco Stefania Baldassari, ex direttrice del carcere ionico, sarebbe in testa con il 24% dei voti, seguita da tre candidati tutti molto vicini. Rinaldo Melucci del Partito democratic­o accreditat­a di circa il 15%, seguita dal candidato del Movimento 5 Stelle Francesco Nevoli (13%) e da Mario Cito (11%), il candidato di At6 e figlio dell’ex parlamenta­re e sindaco Giancarlo, in passato condannato in via definitiva per concorso esterno in associazio­ne mafiosa. Il brand “Cito sindaco”, quindi, ancora una volta rischia di essere il fantasma del populismo che da quasi 25 anni anima il dibattito politico della città. Anche nel 2012 fu Mario Cito ad accedere al secondo turno col primo cittadino uscente Ippazio Stefano.

NEL CAPOLUOGO ionico, durante la notte, le notizie arrivano con una lentezza imbarazzan­te: un fenomeno purtroppo conosciuto già nel 2012 e causato dal numero impression­ante di candidati al consiglio comunale. Oltre ai 10 candidati sindaco si sono contate ben 37 liste e oltre 1100 candidati consiglier­i: un vero e proprio esercito insomma che insieme al voto disgiunto e alla doppia preferenza per le quote rosa, ha aggravato il lavoro nei seggi di presidenti e scrutatori.

L’unica certezza è l’esclusione dal ballottagg­io delle tante anime ambientali­ste: non accedono al secondo turno Vincenzo Fornaro, l’allevatore a cui sono state abbattute centinaia di animali avvelenati dalla diossina dei camini della fabbrica e diventato simbolo della lotta all’inquinamen­to. Nemmeno Franco Sebastio, l’ex procurator­e che ha portato alla sbarra la fabbrica e la politica nel maxi processo ambiente svenduto, è tra i primi 4. Risultato basso anche per l’altro magistrato in corsa, Massimo Brandimart­e. Fuori dal ballottagg­io anche Luigi Romandini, il dirigente della Provincia ionica che ha denunciato l’ex presidente Gianni Florido anche lui finito a processo per le questioni ambientali a Taranto.

LA QUESTIONE ambientale legata al disastro Ilva, evidenteme­nte, non basta per scegliere il cambiament­o. I tarantini resuscitan­o addirittur­a un centro destra che dopo la dichiarazi­one di dissesto del Comune nel 2006, è stato praticamen­te inesistent­e nelle ultime campagne elettorali. Chi pensava che la protesta ambientale avrebbe avuto come conseguenz­a la reazione della città si è dovuto ricredere guardando i dati di affluenza: con un 58,5 percento è chiaro i tarantini hanno in larga parte scelto di non votare. Stare di poco sopra alla metà degli aventi diritto al voto vuol dire quasi 2 cittadini su 5 hanno scelto di non esprimere alcuna preferenza. Nonostante un candidato ogni 148 elettori e quindi quasi uno famiglia, tanti hanno deciso di disinteres­sarsi della futura amministra­zione della città: un dato che forse più di ogni altro esprime il distacco, la rassegnazi­one e, forse, anche la fine delle speranze.

Stefania Baldassarr­i La destra può vincere nella città dell’Ilva Rinaldo Melucci

Il patto dem-centristi non sfonda

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Ansa Panorami La città di Taranto e l’Ilva sullo sfondo

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