“Sì ai vaccini, ma solo se tutti restano liberi”
Il corteo ”Chi ci chiama No-Vax è in malafede. L’obbligo è la conseguenza di una politica che ha perso credibilità”
“Ci trattano come invasati e stregoni, ma chiediamo solo di essere lasciati liberi di decidere e di informarci. In Svezia (uno dei 15 Paesi europei in cui non c’è l’obbligo di vaccinazione, ndr) il tasso di vaccinazione è molto alto: hanno scelto di fare una politica di raccomandazione e di informazione. E se il cittadino svedese mette in pratica il consiglio dello Stato, è perché il suo Stato è credibile. Ma se il mio Stato perde di credibilità a ogni scandalo e a ogni tangente, come posso fidarmi di ciò che mi consiglia? Come di ciò a cui mi obbliga?”.
TIZIANA Bulini è un’ insegnante di sostegno alle scuole medie. È di Pesaro e ieri era a Roma, partita in mattinata con almeno altre cento persone per il raduno nazionale organizzato dal Coordinamento per la libertà di scelta. Magliette e cappellini bianchi, alle 14 del pomeriggio sono poco meno di 10 mila. Un gruppo più piccolo è in presidio davanti al ministero della Salute. È la parte d’Italia che protesta contro il decreto legge sui vaccini obbligatori firmato la settimana scorsa dal presidente della Repubblica, che questa settimana andrà in discussione in Parlamento. Un breve corteo, poi il raduno davanti alla Bocca della Verità. Centinaia di famiglie, migliaia di bambini. Le temperature toccano anche i 30 gradi e ci sono gruppi venuti da ogni parte d’Italia. Lecco, Milano, Palermo, Napoli. “Non ci aspettavamo tutta questa gente”, spiegano gli organizzatori. Un concetto viene ripetuto come un mantra: “È sbagliato definirci ‘No-vax’, chi lo fa è in malafede”. Spiegano che vogliono essere definiti “Free-vax”: “Siamo per la libertà di scelta – dice Gianluca, operaio di Ancona -. Il decreto ci vuole obbligare a fare 12 vaccini ai nostri figli senza assicurarci che siano sicuri. Ci vogliono imporre un trattamento sanitario, non c’è altro modo di definirlo. E questo lede i nostri diritti. Abbiamo il diritto di essere informati, di informarci e poi di scegliere. Quando c’è un rischio, non si può obbligare. E, soprattutto, non puoi obbli- garmi e poi impormi di firmare una liberatoria che ti scarica dalle responsabilità”.
Anche Alessandra è una maestra di Pesaro. Regge un cartello: “L’Italia sia come la Svezia”. “Non siamo contrari ai vaccini – spiega –, non smetteremo mai di dirlo. Chiediamo solo indagini prevaccinali dettagliate. Sappiamo che i benefici ci sono, ma non si possono chiudere gli occhi di fronte ai rischi”. Racconta di essersi avvicinata al coordinamento dopo che un membro della sua famiglia ha riportato danni permanenti dopo il vaccino. “Al la bambina – dice – lo Stato ha riconosciuto un’i ndennità a vita”.
In molti raccontano di aver vaccinato i primi figli, ma non i successivi. “Ma non siamo degli incoscienti – dice Gianni, che di figli ne ha tre –, di sicuro non ci rivolgiamo all’omeopatia né lasciamo morire i nostri figli”. Il cartello che ha in mano chiede di potenziare la farmacovigilanza. Alessia ha invece 25 anni, zero figli. “Sono qui per l’obbligo – spiega –. Sarei scesa in piazza anche se avesse riguardato qualsiasi altra imposizione medica. Se è vero che le multinazionali guadagnano di più se non ci vacciniamo, se è vero che non ci sono interessi in gioco, allora perché ci costringono? Dobbiamo pagare con un’imposizione il fallimento della politica e dell’educazione sociale di tutti questi anni?”.
TRA I PROMOTORI, Adriano Zaccagnini, deputato, eletto in Parlamento con il Movimento 5 Stelle, passato a Sel e oggi Mdp. “La manifestazione – spiega – rappresenta la rabbia e l’indignazione dei genitori che si sono accorti di essere minacciati dallo Stato. Come? Con un approccio coercitivo sulle vaccinazioni invece del coinvolgimento”. In tutta Italia, ci sono già state diverse mobilitazioni il 3 giugno e sabato una la fiaccolata all’Arena di Verona. Nei prossimi gioni sono previsti flash mob di fronte al Senato. “È stupido essere contrari ai vaccini – spiega Zaccagnini – ma bisogna anche procedere con intelligenza. Aumentare così tanto il carico vaccinale, senza verifiche e ricerche indipendenti è irresponsabile. Così come è assurdo che la ministra della Salute Lorenzin faccia un decreto del genere e stanzi 300 milioni di euro solo per i vaccini e non per la ricerca, la farmacovigilanza o la formazione del personale medico”.
La maestra Tra i 10mila in piazza: “Chiediamo indagini prevaccinali per evitare rischi”