SUL “BAIL IN” ORA VISCO ACCUSA LETTA E SACCOMANNI
La lunga intervista al governatore della Banca d’Italia pubblicata ieri dal Cor rie re della Sera contiene un irrituale atto d’accusa: in buona sostanza, pur non nominandoli, Ignazio Visco – che per il resto si dedica volentieri ad assolvere Palazzo Koch da qualsivoglia ombra d’errore – ge tt a su ll ’ ex ministro dell’E conomia Fabrizio Saccomanni (peraltro ex dirigente di Bankitalia) e sul suo premier Enrico Letta la colpa dell’introduzione frettolosa e retroattiva delle nuove norme Ue sulle crisi bancarie, il cosiddetto bail in, che prima dell’intervento pubblico prevede la tosatura di azionisti ( com’è sempre stato), ma pure di possessori di bond e correntisti sopra i 100 mila euro.
Le cose, nel racconto di Visco, andarono così: nella primavera del 2013, mentre si discutevano le nuove regole in sede europea, “manifestammo le nostre perplessità chiaramente, ma non fummo ascoltati. Rendemmo poi pubblica la sostanza delle nostre riserve in un riquadro del rapporto sulla stabilità finanziaria del novembre di quell’anno”. Una deliziosa pagina e mezza in cui si esprime qualche perplessità sul nuovo meccanismo e – nell’ultima noterella – si dice persino che forse le nuove norme Ue sono contrarie alla Costituzione. Se non altro, dice il governatore, l’applicazione del bail in era fissata al 2018, c’era tempo: “La data fu poi anticipata al 2016 nella riunione del Consiglio Ecofin di dicembre 2013”.
L’Ecofin è la riunione dei ministri economici: quella scelta, insomma, fu avallata da Saccomanni. S’era pure proposto, insiste Visco, di far valere il bail in solo per i bond di nuova emissione, ma “nella fretta della discussione o nella difficoltà di arrivare a un accordo” non se ne fece nulla. La Germania per convincere l’Italia a dire sì promise l’assicur azione europea sui depositi? Risposta: “È possibile, ma la Banca d’Italia non partecipa alle trattative tra i governi a Bruxelles”. E qui fa la sua comparsa anche Enrico Letta. Niente da dichiarare, professori?