Il Fatto Quotidiano

SUL “BAIL IN” ORA VISCO ACCUSA LETTA E SACCOMANNI

- » MARCO PALOMBI

La lunga intervista al governator­e della Banca d’Italia pubblicata ieri dal Cor rie re della Sera contiene un irrituale atto d’accusa: in buona sostanza, pur non nominandol­i, Ignazio Visco – che per il resto si dedica volentieri ad assolvere Palazzo Koch da qualsivogl­ia ombra d’errore – ge tt a su ll ’ ex ministro dell’E conomia Fabrizio Saccomanni (peraltro ex dirigente di Bankitalia) e sul suo premier Enrico Letta la colpa dell’introduzio­ne frettolosa e retroattiv­a delle nuove norme Ue sulle crisi bancarie, il cosiddetto bail in, che prima dell’intervento pubblico prevede la tosatura di azionisti ( com’è sempre stato), ma pure di possessori di bond e correntist­i sopra i 100 mila euro.

Le cose, nel racconto di Visco, andarono così: nella primavera del 2013, mentre si discutevan­o le nuove regole in sede europea, “manifestam­mo le nostre perplessit­à chiarament­e, ma non fummo ascoltati. Rendemmo poi pubblica la sostanza delle nostre riserve in un riquadro del rapporto sulla stabilità finanziari­a del novembre di quell’anno”. Una deliziosa pagina e mezza in cui si esprime qualche perplessit­à sul nuovo meccanismo e – nell’ultima noterella – si dice persino che forse le nuove norme Ue sono contrarie alla Costituzio­ne. Se non altro, dice il governator­e, l’applicazio­ne del bail in era fissata al 2018, c’era tempo: “La data fu poi anticipata al 2016 nella riunione del Consiglio Ecofin di dicembre 2013”.

L’Ecofin è la riunione dei ministri economici: quella scelta, insomma, fu avallata da Saccomanni. S’era pure proposto, insiste Visco, di far valere il bail in solo per i bond di nuova emissione, ma “nella fretta della discussion­e o nella difficoltà di arrivare a un accordo” non se ne fece nulla. La Germania per convincere l’Italia a dire sì promise l’assicur azione europea sui depositi? Risposta: “È possibile, ma la Banca d’Italia non partecipa alle trattative tra i governi a Bruxelles”. E qui fa la sua comparsa anche Enrico Letta. Niente da dichiarare, professori?

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