Il Fatto Quotidiano

Studenti “senza religione” Un altro anno di solitudine

Tutti in vacanza senza aver risolto il problema delle lezioni sostitutiv­e per chi non si avvale dell’insegnamen­to cattolico, previste dal 1984 eppure assenti in gran parte degli istituti, dalle elementari ai licei

- » MARZIA MINORE

Alunni smistati in altre classi, obbligati a uscire prima o, nei casi più estremi, lasciati nei corridoi. Anche nell’ anno scolastico appena concluso, è successo ancora in molte scuole italiane, da Nord a Sud e dalle materne alle superiori, per chi non si avvale dell’insegnamen­to della religione cattolica (Irc). Spesso la “materia alternativ­a” (una delle opzioni possibili, all’iscrizione, accanto allo studio assistito e all’eventuale uscita) non viene offerta discrimina­ndo chi non vuole avere un’educazione religiosa e chi appartiene ad altre religioni: ancora una minoranza (il 12% del totale secondo dati Cei), che comprende però circa 900.000 alunni, tra cui molti stranieri. Una circolare ministeria­le del 1986 parla già di “servizio obbligator­io” e il problema è delicato alle superiori, quando la frequenza a ll ’ Irc può determinar­e un punteggio più alto del credito scolastico, discrimina­ndo così chi non la segue senza mai aver avuto un’alternativ­a.

UNA SITUAZIONE c omu ne nelle scuole dell’infanzia e primarie, quando la scelta è ancora del genitore e può essere vissuta male dal bambino. “Per chi non fa religione la nostra scuola dell’infanzia non offre attività specifiche, quindi mia figlia si sentiva esclusa”, dice una madre della provincia di Monza e Brianza. “Mi hanno detto – aggiunge – che organizzar­e l’ora alternativ­a era complicato. In una riunione una maestra ha spronato i genitori dei ragazzi che non frequentan­o l’ora di religione a cambiare idea bollandoli come egoisti”. Storie simili a Roma, quartiere Africano: “Nostro figlio era l’unico in classe a non fare religione, siamo atei ma le insegnanti hanno fatto pressioni e abbiamo ceduto”.

La materia alternativ­a è obbligator­ia, anche se c’è una sola richiesta. “È un diritto conclamato”, dice Roberto Grendene dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalis­ti (Uaar). “Nel 2010, a Padova, una famiglia – racconta – ha vinto un ricorso dopo che la figlia era stata costretta a seguire l’ora di religione. Si è, infatti, riconosciu­ta la violazione di due diritti: all’istruzione e alla libertà religiosa”. Altra città, stessa storia. Francesco Chiappara, membro dell’Uaar e padre di una bimba di 6 anni racconta: “Nelle scuole primarie di Palermo ci sono altari, uscite organizzat­e per le messe e preghiere. Mia figlia è l’unica a non fare religione e la materia alternativ­a non c’era. Solo dopo la nostra insistenza, è stata trovata un’insegnante e ha iniziato un corso di educazione civica”. Sono ormai 10 anni che l’Uaar ha lanciato la campagna “Ora Alternativ­a”.

Quali sono gli ostacoli? “Non abbiamo personale”,“Le richieste sono poche”, “Non ci sono soldi”, rispondono i presidi italiani. Eppure i soldi si devono trovare. Secondo una nota dei ministeri dell’Istruzione e dell’Economia del 2011, se gli insegnanti in servizio (a completame­nto dell’orario o pagati per ore in più) non sono disponibil­i, si deve chiamare un supplente. “Chiediamo che sia possibile, come da normativa, un’altra opzione”, dice Grendene. “Attraverso il nostro sito e la mailing list – racconta – sono arrivate segnalazio­ni da tutta Italia, in Rete ci sono le norme e la modulistic­a, tra cui la diffida al dirigente scolastico”. Definite dal ministero in modo vago (con riferiment­o ai “valori fondamenta­li della vita e della convivenza civile”), le “attività didattiche e formative” sono lasciate di fatto alle scuole. Sono materie di serie B, non una parte struttural­e dell’offerta formativa. Iniziano spesso ad anno avanzato. E succede che si faccia un po’ di tutto: aiuto nei compiti o lingua per gli stranieri. La Buona Scuola, con i docenti di potenziame­nto, non ha cambiato molto. Forse converrebb­e ripensare tutto. “Se a febbraio, alle iscrizioni, si conoscesse la materia, più persone la scegliereb­bero”, dice un genitore.

SONO soprattutt­o le scuole in cui molti alunni non fanno religione a offrire stabilment­e l’ora alternativ­a. Così nascono progetti che arricchisc­ono la formazione di bambini e ragazzi, portando a scuola temi importanti come “I diritti dei bambini” presso la primaria Baracca di Firenze, “Diritti e Costituzio­ne” e “Fare filosofia” alle Longhena di Bologna, “Storia contempora­nea dal secondo dopoguerra” alle medie Di Vona a Milano, “Diritti umani” al liceo Visconti di Roma. A Bologna, dove c’è stata una delle poche ricerche sull’ora alternativ­a, molte scuole la offrono con continuità. Tra queste la primaria Tempesta, in cui insegna Francesca Minicucci: “È una piccola scuola nel quartiere San Vitale, con molti stranieri. Nella mia classe – spiega – 7 bambini su 20 non fanno religione. La materia alternativ­a è svolta da docenti interni. Quest’anno abbiamo lavorato su educazione intercultu­rale e cittadinan­za, usando il racconto del Mago di Oz come filo conduttore. Con l’insegnante di religione abbiamo un buon rapporto, abbiamo anche fatto un’attività insieme”.

Maria Primiani, invece, ha insegnato alle primarie dell’I.C.S. Ignoto Militi di Saronno (Varese) e dalle sue parole tutto sembrerebb­e sem- plice: “Ero di ruolo, avevo delle ore in più. Ho proposto alla dirigente un progetto che avesse continuità per tutti e 5 gli anni, ha accettato subito. Ho scelto un libro, quello sul pesciolino Tantetinte, attraverso cui affrontare i temi della diversità, integrazio­ne e cittadinan­za. Il progetto è piaciuto moltissimo a tutti i bambini”.

E SE LA CONTINUITÀ è cruciale, viene da Palermo un’idea per ridisegnar­e la materia alternativ­a. “Un curriculum unitario per primarie e medie inferiori – spiega Giorgio Maone – con tre temi guida: etica, logica, storia delle religioni, compresa quella cattolica. Lavoreremo a un libro di testo per dare nome e dignità a un insegnamen­to invisibile”.

Sette bambini su 20 non seguono la materia Abbiamo lavorato su educazione intercultu­rale e cittadinan­za con il ‘Mago di Oz’

MAESTRA DI BOLOGNA

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Ansa Il nuovo “patto” Fu firmato a Roma nel 1984 da Bettino Craxi e dal card. Agostino Casaroli
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