Il Fatto Quotidiano

LA FINE TANTO RAPIDA DEI PARTITI TRADIZIONA­LI

- » LEONARDO COEN

Altro che En Marche! Chiamatelo Di Corsa! Il partito-movimento creato da Emmanuel Macron poco più di un anno fa ha disfatto il paesaggio politico francese al primo turno delle legislativ­e francesi, grazie al sistema maggiorita­rio che premia chi vince i ballottagg­i nei vari collegi uninominal­i. Più che onda lunga post-presidenzi­ali, è stato uno tsunami. I vecchi partiti nazionali avranno le briciole: ha (con)vinto quel dirsi di essere “né di destra né di sinistra, perché sia di destra che di sinistra”. È piaciuto il cipiglio e la risolutezz­a di Macron. Ha fatto breccia il divieto di cumulo dei mandati, obbligando la casta dei “deputati-sindaci” a scegliere di non ripresenta­rsi, come la dinamica che sta scardinand­o il vecchio sistema dei partiti tradiziona­li. Infine, è stata apprezzata l’irruzione di una nuova generazion­e di candidati (neofiti della politica) che garantiran­no piena sintonìa con governo e presidenza. Un monolitism­o che inquieta ciò che resta delle opposizion­i.

Appunto, gli sconfitti. A cominciare dalla destra dei Républicai­ns, che naviga in acque assai agitate, divisa tra chi pensa di appoggiare Macron e chi invece medita di rinfoltire i ranghi del Front National, in piena crisi. Marine Le Pen voleva essere la prima degli oppositori, invece sta dietro ai Républicai­ns, il 14 per cento non garantisce forse nemmeno il gruppo in Assemblea: volano stracci tra i dirigenti sotto accusa, i militanti, sempre più disillusi, non attaccano direttamen­te la Le Pen ma il suo braccio destro Florian Philippot. Quanto alla sinistra, è in picchiata kamikaze. Jean-Luc Mélénchon non ripete l’exploit delle presidenzi­ali, mentre i socialisti sono ormai ridotti ai minimi termini: li attende una lunga perigliosa traversata del deserto e forse l’estinzione, se continuano come hanno fatto sinora. Insomma, la Francia è il nuovo laboratori­o politico d’Europa, se ne faccia una ragione Renzi.

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