Il Fatto Quotidiano

“Sono un soldato del set. Posso lavorare con tutti, anche coi sadici”

Jasmine Trinca L’ex ragazzina romana dalle gote rosse, diventata attrice per caso, si sente guerriera: “Ho imparato a schivare e accettare le critiche”

- » FEDERICO PONTIGGIA

Fai fatica a ravvisare in Fortunata la ragazzina con le gote rosse de La stanza del figlio. Sono passati tre lustri dall’esordio di Jasmine Trinca, eppure, la sensazione è che il tempo non dica tutto. Il cinema cambia? L’attrice testaccina sposta i capelli biondi avuti in eredità dalla guerriera di Tor Pignattara, il suo secondo ruolo per Sergio Castellitt­o, e sorride: “No, cambia la vita: diventare madre, diventare orfana. Prima avevo uno sguardo più cauto e severo su quel che facevo, ora non più”.

Non si accettava?

Non accettavo completame­nte l’idea di fare cinema. Volevo fare l’a r c he o l og a , non il film di Moretti. Moretti è la sua archeologi­a cinematogr­afica.

Il mio mentore. Ero già una ragazza quadrata, con un senso della realtà molto forte, ma il modo di lavorare, la visione, l’integrità perfino estrema e la cura anche maniacale di Nanni sono stati il modo migliore per iniziare.

Dopo La stanza del figlio come siete rimasti?

In buoni contatti, poi è successo di tutto. Non voglio parlare di rapporto paterno, ma Nanni è stato una figura maschile assai importante. Dopo ho fatto cose molto lontane da lui, come Manuale d’amore e Romanzo criminale, e mi ha preso in giro. Quando mi ha richiamato per Il Caimano sono rimasta colpita: non fu una scelta sul valore dell’attrice, ce n’erano altre dieci come me, ma lui fa un cinema affettivo.

Lei ricambia?

Io sono molto fedele, come attrice. Ho disciplina, sono abbastanza soldato, molto disponibil­e a esser prevaricat­a, spinta. Con Abdel Kechiche, che ha fama di sadico, ci lavorerei subito.

Mai pensato di essere più interessan­te come persona che come attrice?

Sì, penso ancora di avere una forma di filtro come attrice che ho meno come persona. Strano, dovrebbe essere l’inverso.

La stanza del figlio, Un giorno devi andare, Miele, Fortunata: titoli che raccontano la sua vita.

Già, fanno un po’impression­e. Anche Miele, rispetto alla mia vicenda personale, ha un grosso senso. A Valeria Golino ho restituito tanta verità personale: non un’identità biografica, ma quel che ho visto nella mia vita. Non si tratta di attingere a gioie e dolori privati, ma del nostro archivio emotivo, è tutto lì.

E Fortunata?

È una donna molto diversa da me: lei non conosce pudore.

Il direttore del festival di Cannes Thierry Fremaux l’ha presentato come il nuovo Mamma Roma. Spudorato anche lui?

Non è un paragone indebito, ma molto alto, questo sì. C’è un omaggio nel film, non attraverso me che non “magnaneggi­o” affatto, ma tutti noi siamo costruiti da suggestion­i, e la giovane donna che sono è fatta di quel che ho visto e letto. E Mamma Roma l’ho visto.

A Cannes l’hanno premiata. È un film all’apparenza molto femminile, ma il mio zoccolo duro sono stati i 4 giurati uomini: si sono commossi. Moretti, Fremaux: è un’attrice di regime.

Per niente. Sono passati 16 anni da La stanza del figlio, e ancora mi si chiede di Moretti. Eppure per lui sono stata molto meno musa di Laura Morante o Margherita Buy.

Due film con Moretti, due con Placido, due con Castellitt­o. Sono fedele.

Il suo nudo ne Il grande sogno non passò inosservat­o. Nemmeno sapevo che ci fosse. Tra l’altro ero incinta, figurarsi quanta voglia avessi di comparire nuda. Placido mi disse: “Vai, vai, tranquilla, poi tagliamo a mezzo busto”, e invece... Comunque, il pudore del corpo è l’ultima delle cose.

E il pudore delle origini? No, la mia famiglia d’origine era proletaria, se mi danno della borghese devo ribadirlo. Ti paio borghese, sofisticat­a, elegante? Vengo da Testaccio, da un quartiere popolare, sono molto semplice.

Il nostro cinema la borghesia non la racconta più. Disinteres­se, difficoltà di mettersi allo specchio: è più facile guardare gli altri.

Un attore a che cosa deve guardare?

Non possiamo spostare l’attenzione pubblica – non saremo noi a cambiare le sorti del mondo – ma come cittadini abbiamo il diritto di dire come vanno le cose. Mi auguro un’altra società in cui vivere, non questa che tutela il privilegio. Così va tutto a scatafasci­o.

Politica?

Credo non animi nessuno di noi, gente di cinema, in questo momento, a parte quei due o tre che hanno scelto M5S. Oggi non c’è proprio una forma d’innamorame­nto per la politica: chiedi, chiedi, e capisci che tapparsi il naso è l’idea diffusa.

Sorrentino fa film politici o, almeno, su politici: Il Divosu Andreotti e ora Loro su Berlusconi.

Film pop, inquadrano bene quel che oggi è la politica: spettacolo. Per L’amico di famiglia le preferì Laura Chiatti.

Mi chiede come ci sono rimasta? Forse all’epoca avrei fatto la stessa scelta: oggi no, ho ripreso luce. Comunque a me piace molto Matteo Garrone. Cosa abbastanza rara, non ha un ufficio stampa: non serve?

Forse serve agli altri, io posso schivare o accettare da sola. Castellitt­o ha lamentato il cecchinagg­io dei critici italiani su Fortunata.

Non leggo critiche troppo violente. Evito di farmi del male. Qualcuno a Fortunata ha dato una stella su cinque per il mio culo, non ho capito se è un compliment­o.

Lei va in analisi.

Da 10 anni, freudiana. In fondo, è la mia vera occupazion­e.

Il cinema è un privilegio, lo sa?

Che si lavori due o tre mesi l’anno, mentre le madri che lavorano lo fanno ogni giorno. Lo so bene, non vivo di rendita, e a lungo ho visto altro. Basta non concentrar­si sulla propria immagine riflessa allo specchio, per non dimenticar­lo. Il privilegio è anche poter scegliere con chi lavorare. Io vorrei Polanski. O Leos Carax.

Attrici che le piacciono? Kristen Stewart, è speciale. Sa essere cool di fronte alla roba cinematogr­afica, ma come ragazzetta credo sia molto meno speciale.

Speculare?

Beh, io purtroppo sono vittima del classico commento della signora: “Sei molto meglio dal vivo”. Per un’attrice, si capisce, è tragico. Però…

Però?

Si innamorano tutti. Anche i registi.

L’ESORDIO NE “LA STANZA DEL FIGLIO” Non accettavo affatto l’idea di fare cinema. Allora volevo diventare archeologa, non recitare in un film di Moretti

LA FORTUNA DI FARE QUESTO MESTIERE Sono una privilegia­ta A lungo ho visto altro. Basta non concentrar­si troppo su di sè per non dimenticar­lo

Il direttore di Cannes ha paragonato ‘Fortunata’ a ‘Mamma Roma’? Troppo forse, ma il mio personaggi­o è fatto di quel che ho visto e letto. E ‘Mamma Roma’ l’ho visto

Il cecchinagg­io dei critici italiani? Evito di farmi male Qualcuno a Castellitt­o ha dato una stella su cinque per il mio culo Non ho ancora capito se è un compliment­o

 ??  ?? Madre coraggio
A destra, una scena di Fortunata: una giovane donna disposta a tutto
Madre coraggio A destra, una scena di Fortunata: una giovane donna disposta a tutto
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy