Il Fatto Quotidiano

Il mestiere di una madre al ristorante, contro l’oste e un marito pigro

- ELISA VALE

BUONASERA SELVAGGIA, sono una mamma, da sette mesi di Christian. Ti scrivo perché vorrei condivider­e con te questo fatto. Siamo in ferie, al mare, nel rodigino, pensavo una località civile e civilizzat­a, dove ospitare una mamma sola con un bimbo per tre settimane. Pensavo. Ieri sera prenoto un ristorante, dicono il migliore della zona. Un tavolo per dieci. Avverto che ci sono due bimbi di sette mesi e un anno. Decido di partire da casa un po' prima col mio piccolo per far preparare la pappa al ristorante, lasciando che il mio compagno e sua figlia mi raggiungan­o con calma. Ristorante pieno, chiedo al proprietar­io di scaldare la pappa, operazione di quattro minuti (cronometra­ti) che poi sembrano sessanta quando la prepari tu con lui in braccio strillante, ma questa è un'altra storia. Il proprietar­io mi chiede di aspettare per capire SE è possibile, hanno i fuochi impegnati dice e deve avere l'ok dalla cucina. Mi fa aspettare in mezzo alla sala dieci minuti. Ok, vado da lui immaginand­o non abbia avuto tempo di risponderm­i. Mi risponde che non hanno tempo, tutti i fuochi impegnati. Io gli dico posso aspettare un po'. Basta che entro mezz'ora mi dia la pappa scaldata. Mi dice “no, mi spiace”'. Io allora me ne devo tornare a casa devo dare da mangiare al bambino. Lui, eh sì. Ok. Niente scenate, perché c'erano cento occhi che mi guardavano.

Guardavano una mamma con un piattino in mano, e una confezione di mais e tapioca. Torno a casa. Ringrazian­do che abitavo a dieci minuti. Mio figlio ovviamente inizia ad avere una fame assurda. Pianto con convulso... ma vabbè. Quando ha finito di mangiare torno al ristorante dove c'erano i miei amici e il mio compagno ad aspettarmi. Mangiamo. Andiamo a pagare il conto. Il mio compagno fa al proprietar­io: ci faccia il conto e metta in conto che si è rifiutato di scaldare una pappa a un bimbo di sette mesi e ha mandato via dal ristorante una donna col bambino. Risposta : “Sono punti di vista, se io avessi preparato da mangiare a lui avrei fatto aspettare delle persone e queste se ne sarebbero fregate che il ritardo fosse dovuto alla pappa di un bimbo. Poi se io avessi un figlio lo farei mangiare a casa”.

Ecco perché mi presento come mamma. Perché ieri sera ho capito che educare un essere umano è un dovere per costruire una società civile e civilizzat­a. Un essere umano che rispetta le donne, le mamme e altri esseri umani, partendo dalle cose semplici. Non ti dico la risposta della madre del tizio. Ti ho già annoiata. E poi mio figlio piange. CARA ELISA, hai un figlio da educare, certo, e sono sicura che sarà uno di quegli uomini che non negheranno mai un favore a una donna. Intanto però inizierei col marito: perché non è andato lui a scaldare la pappa a casa?

Che sciocchezz­a pensare “c’è tempo” se vuoi un figlio

Salgo in metropolit­ana, già piena, è già tardi... 8:30 del mattino e sono già di corsa. Mi piazzo in un piccolo spazio vitale, accanto a me un cristone alto un metro e novanta, di colore, figo, funky, pieno di anelli. Notifica di messaggio, prendo il telefono, apro whatsapp: una mia amica (?) che non sento da tempo (anni) si premura di mandarmi la foto del suo test positivo. La apro, la guardo, la ingrandisc­o. Le rispondo “che bella sorpresa!” riferendom­i sia al suo messaggio inaspettat­o che al suo positivo. Non so nulla di questo positivo: lo avrà aspettato a lungo? Sarà stato una sorpresa anche per lei? Perché lo scrive a me? Lo starà scrivendo a tutti? Il ragazzo accanto a me guarda la ragazza di fronte a lui e le sorride in quel modo bello e aperto e solare che è proprio degli uomini di colore.

Le dice: saresti felice di aspettare un bambino? Capisco che ha sbirciato il mio telefono, lo faccio sempre anche io con chi mi sta accanto. Lei sgrana gli occhi ed esclama: cosa??? non ci ho mai pensato!!! Lui insiste: si ma.... pensaci ora! Lo vorresti? Lei è perplessa (finge di esserlo) ma le ridono gli occhi, poi da vera milanese blatera che il lavoro, che gli impegni, che la pianificaz­ione.... lui ride di cuore, la stringe a sè, è più alto di lei di un bel po’. Le dice: beh io vorrei! Lei scuote la testa ridendo: ma figurati...! Lui ride ancora. Scendo, è la mia fermata. Anche io vorrei vorrei, ma non ho incontrato la persona giusta in tempo, e ora che di tempo me ne è rimasto più poco, anche io vorrei essere stretta cosi da un uomo che mi ama e mi dice: voglio un figlio tuo. Ecco Selvaggia, fammi dire una cosa: se tornassi indietro, non penserei più “c'è tempo”. Perché non è detto ci sia. Ciao Vale, forse non capiterà, chissà. Però non dimenticar­e che c'è un tempo prezioso, oltre a quello per la maternità, ed è prezioso anche se si investe in altre cose. È il tempo dei viaggi, della generosità, dell'attenzione per gli altri, delle passioni e della realizzazi­one personale. Oltre che dell'amore, naturalmen­te, che può essere pieno e felice anche senza figli. Ti auguro un uomo che ti guardi in quel modo, un giorno, e che magari ti dica: "Vieni a vivere con me?" O "Partiamo per Parigi domani?". C'è una felicità, oltre i figli. Ti abbraccio.

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» SELVAGGIA LUCARELLI

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