Il Fatto Quotidiano

Berlusconi: come fu e come non fu che s’innamora sempre dei suoi sicari

Nella sua cartella psico-politica si invera la profezia di Lenin: “Ci venderanno la corda con cui li impicchere­mo”

- » PIETRANGEL­O BUTTAFUOCO

Psicopatol­ogia dell’autogolpe. È un caso clinico-politico il Berlusconi innamorato da sempre dei suoi sicari e dei suoi traditori. Silvio che oggi – qualunque sia la legge elettorale – s’innamora di Mario Draghi invera, infatti, la profezia di Lenin: “Ci venderanno la corda con cui li impicchere­mo”.

Ecco un tentativo di anamnesi: in principio fu Antonio Di Pietro. Il pm raduna tutti i consensi dopo la stagione di Tangentopo­li e Berlusconi lo prenota per il suo primo governo. Come fu e come non fu non andò bene. Non ebbe migliore sorte l’esecutivo e Berlusconi, allora, nel frattempo tradito da Umberto Bossi – che costola della sinistra qual è, lo fa affondare – si piega a Lamberto Dini. Berlusconi che nel frattempo ha già vagheggiat­o la Bicamerale con Massimo D’Alema – che, per inciso, augura al Cav. l’elemosina – sostiene e vota come proprio successore a Palazzo Chigi Lamberto Dini con le conseguenz­e note e già consegnate alla storia.

Un vivere pericolosa­mente, quello di Berlusconi. Nel 2006 perde, stravince nel 2008 ma subito è sgambettat­o da Giulio Tremonti, il suo ministro dell’Economia, e ben volentieri giustiziat­o da Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea da Giorgio Napolitano, capo dello Stato. Si fa andar bene le larghe intese e i due lo costringon­o a votare la fiducia a Mario Monti, un altro Dini parlante tedesco.

C’È DI TUTTO nella cartella psico-politica di Berlusconi: anche di eleggere Romano Prodi, il suo eterno sfidante, alla presiden- za della Commission­e europea. Torna al voto nel 2013, vince Pier Luigi Bersani che non ce la fa e come fu e come non fu, a Berlusconi tocca accodarsi al corteo delle supplici: quello delle prefiche che implorano – non senza avere impallinat­o Romano Prodi – il ritorno di Napolitano al Quirinale.

Torna, dunque, il Migliorist­a e da maestro dei saggi qual è impone a tutti – a Berlusconi soprattutt­o – la nascita del governo Letta, ossia Enrico, il nipote di Gianni. Ma come fu, e come non fu, dopo avergli collocato Angelino Alfano, Berlusconi si ritrova accompagna­to alla porta in conseguenz­a dell’approvazio­ne della legge Severino, con tutti i maggiorent­i – diventati tali, grazie a lui – che gli votano la decadenza.

Le cose, patologia o meno – alla faccia delle larghe intese – vanno così. E l’altra grande prova di lungimiran­za Silvio la dà quando s’innamora di Matteo Renzi. I saggi depongono il nipote di Gianni e comincia la stagione del Nazzareno. Le sinapsi di Denis Verdini si mettono in movimento ma – come fu e come non fu – il patto frana. Invece di eleggere Giuliano Amato (il cui onore si chiama fedeltà, come ben seppe Bettino Craxi), Renzi gli elegge Sergio Mattarella che Berlusconi, a poco a poco, se lo farà comunque piacere perché tanto c’è di corda quanto pronto – povero lui – è l’impiccato.

L’anamnesi In principio fu Di Pietro, poi D’Alema, Dini, Prodi, Bersani, Letta, Alfano e Renzi

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