È la Lega che vince, ma le serve a poco
Paradossi Salvini batte B. e diventa leader del centrodestra, la coalizione impossibile
Il paradosso di questa tornata di Amministrative è la Lega di Matteo Salvini. È l’unico partito che può davvero rivendicare una vittoria, ma è altrettanto evidente che il Carroccio – un partito fortemente caratterizzato a livello di temi e programmi – ha poche speranze di diventare l’elemento trainante di una coalizione nazionale in cui attirare chi non la pensa come lui (Forza Italia): al Centro prende pochi voti (più del passato, ma pochi); al Sud quasi nessuno. È in questo “comma 22” che il vecchio centrodestra resuscita, ma con Silvio Berlusconi qua- si sempre dietro a Salvini e soci: “Il dato delle comunali è chiaro. Il mio competitor si chiama Renzi Matteo, che festeggia e non so cosa abbia da festeggiare: non ho competitor all’interno della coalizione”, commenta con poca diplomazia il capo della Lega.
NELLA SOSTANZA, però, ha ragione e lo dicono i voti: nei comuni sopra i 15 mila abitanti delle Regioni a statuto ordinario, ha calcolato Youtrend, il dato nazionale del Carroccio è 7,8%, quello di Forza Italia il 7% (al Nord siamo a 12,6% contro 7,8; al Centro i due partiti sono appaiati attorno al 6).
Dalla Toscana in su, in ogni caso, la Lega è quasi sempre sopra Forza Italia, a volte col doppio o il triplo dei voti (a Lodi finisce 14,2% a 3,9), l’unico capoluogo in cui gli azzurri sono sopra i lumbard, ma di poco, è Como: analizzando i dati per regione si scopre che in Lom- bardia, Veneto ed Emilia Romagna non c’è partita, anche in Piemonte e Liguria Salvini batte Berlusconi e in Toscana c’è un sostanziale pareggio. “Noi con Salvini”, braccio armato leghista nel Sud, prende un ottimo 6,9% a L’Aquila.
Alla luce dei dati risulta bizzarra la nota con cui Silvio Berlusconi - oltre a far sapere a Renzi che i risultati indicano la via di una legge elettorale proporzionale - tenda di accreditare l’idea di un centrodestra che “può vincere quando è unito” attorno a “candidati credibili”, ai “valori cristiani” e ai “programmi liberali”. Insomma, parrebbe aver vinto la nuova versione “moderata” e popolare - nel senso del Ppe della Merkel - di Forza Italia.
LA VERITÀè che il partito nato nel 1993 è in via di dissoluzione, un prodotto residuale nel mercato politico, eppure centrale perché è l’unico alleato possibile (se avrà consensi a doppia cifra) per una grande coalizione a Roma. La Lega Nord invece - che aumenta i suoi consensi e porta a casa ottimi risultati per la seconda tornata amministrativa - ha voti con cui non potrà governare: l’ennesimo paradosso per un partito che abbandona il localismo per proporsi come movimento nazionale.