Veti, scomuniche e veleni: così affondano le liste M5S
Via via che si consolidano i dati su flussi e preferenze degli elettori alle consultazioni di domenica scorsa, le liste presentate dai Cinque Stelle si confermano desolatamente poco competitive. Tra lotte fratricide, veleni e sospetti, le fibrillazioni interne al Movimento 5 Stelle per contendersi le candidature hanno procurato il caos proprio nei maggiori capoluoghi considerati determinanti per le tendenze di fondo del voto di questa tornata di Amministrative. Il risultato è che le schermaglie di questi mesi, che hanno coinvolto anche i vertici nazionali del Movimento in una specie di corpo a corpo con i candidati sgraditi, hanno ulteriormente indebolito gli M5s nel borsino del “chi sale e chi sc ende ” sullo scenario nazionale, facendogli mancare gli appuntamenti più attesi.
LA CORSAa ostacoli a colpi di diffide via blog, ultimatum e carte bollate messa in scena dai grillini per la candidatura a sindaco di Genova , sintetizza bene le luci e le ombre di un modello “in purezza” che non ammette né alleanze né eretici. La campagna dei 5Stelle nel capoluogo ligure si è consumata tutta intorno al caso di Marika Cassimatis, la vincitrice delle “comunarie” che si è vista revocare la candidatura dallo stesso Beppe Grillo (“fidatevi di me”) perché giudicata troppo vicina ai fuoriusciti che ruotano intorno al sindaco di Parma, Federico Pizzarotti.
Fatale è stato il veto di Alice Salvatore, la capogruppo regionale M5S che da parte sua nelle elezioni del giugno 2015 è stata la candidata più votata in Liguria. Su sollecitazione della Salvatore l’investitura è andata a Luca Pirondini, il tenore arrivato per un soffio secondo alla consultazione sul web. Che le cose non si mettessero al meglio per Pirondini lo ha dovuto constatare amaramente lo stesso Grillo. Al comizio finale il leader M5S se l’è presa con gli organizzatori della manifestazione con una sfuriata memorabile dietro il palco per la piazza semivuota. Nel depresso panorama pentastellato ligure spicca anche La Spezia, scesa dal 10,3% conquistato nel 2012 all’8,6% di domenica.
Disastro largamente an- nunciato per gli esponenti grillini anche a Parma, dove il candidato sindaco scelto dallo stesso Grillo, Daniele Ghirarduzzi, dopo aver subito anche il gioco d’interdizione di un’altra lista, nulla ha potuto contro la corazzata di Pizzarotti. Per quanto riguarda i centri maggiori andati al voto nel Nord, ad Asti l’effetto Appendino non porta oltre il 14,5%, mentre nei capoluoghi lombardi si registra in ordine crescente uno striminzito 5,4% a Como, un 7,9% a Monza e il 9,7% del candidato grillino a Lodi.
Le faideinterne per la scelta delle candidature, condotte anche a colpi di intercet- Una tazioni, sono state solo una delle variabili che hanno fatalmente indebolito il candidato Ugo Forello nel confronto impossibile (per tutti) con Leoluca Orlando a Palermo . L’altra è la vicenda delle firme false nella presentazione della lista alle comunali del 2012, per le quali è stato richiesto il rinvio a giu- dizio di tre deputati nazionali grillini. Alle elezioni di Trapani, nonostante le speranze riposte nelle vicende giudiziarie del candidato centrista Girolamo Fazio (che va al ballottaggio) e dell’indagato di Forza Italia Antonio D’Alì, i Cinque stelle non vanno oltre il 12%.
Fuori dal ballottaggio an- che il candidato grillino a Taranto: Francesco Nevoli, figlio di Mimmo Nevoli, ex socialista e assessore ai lavori pubblici in una giunta di centrodestra. È riuscito ad arrivare primo alle comunitarie dei 5 Stelle dopo uno scontro pre-elettorale durissimo che ha diviso il fronte pentastellato in tre gruppi contrapposti. Niente da fare.
NELLA PROVINCIA di Roma non sembra invece essersi affievolito l’effetto-Raggi, quel consenso anti-sistema che ha portato la giovane avvocata romana ai vertici del Campidoglio. I candidati dei Cinque stelle sono riusciti ad arriva- re al ballottaggio in due grandi centri: Ardea (49 mila abitanti) e Guidonia( 88 mila). Ulteriori spunti di riflessione vengono dalle deprimenti performance dei candidati M5s in alcune particolari realtà territoriali, come Lucca. Nel capoluogo toscano dietro ai due candidati di centrodestra e di centrosinistra - che vanno al ballottaggio apparentemente secondo lo schema antico delle rassicuranti alleanze tra le corporazioni cittadine - spunta la sorpresa del candidato di Casa Pound schizzato al 7,84% dei voti che scavalca anche il grillino Massimiliano Bindocci.
Rebus candidature La selezione via web e il no alle alleanze riducono le chance alle Amministrative