Il Fatto Quotidiano

La nave della Ong speronata e il nostro silenzio complice

- MAURO CHIOSTRI MARIO SALVO PENNISI GIULIO GABRIELLA COSENTINO VITO MATTEO MONICA GULLÀ FRANCESCO DEGNI

In questi giorni di tornate elettorali, sia nostrane che estere, gli organi d’informazio­ne sono prodighi di tabelle e analisi (ognuna con angolatura dettata dalla sponda di appartenen­za) e, nell’insieme ci si imbatte solo en passant sui dati riguardant­i l’affluenza alle urne. Ora, il fatto che in cinque anni la percentual­e dei votanti sia scesa di ben sei punti, passando da uno già scarso 66% a poco più del 60%, è indubbiame­nte un dato molto significat­ivo, che dovrebbe allarmare un po’ tutti sulla tenuta del sistema democratic­o rappresent­ativo, ancor di più se si guarda poco oltre il confine: in Francia si strilla al “clamoroso successo” di Macron, ma se si vanno a vedere bene i numeri, ci si rende conto che ha votato solo un elettore su due e di questi il 32% ha messo la croce sul partito del presidente. In pratica l’ex ministro di Hollande potrà contare sull’appoggio di 400 parlamenta­ri di 577 totali, avendo ricevuto il consenso esplicito dal 16% degli aventi diritto al voto. Anche se il sistema è questo, mi domando se lo si può ancora definire “democratic­o”.

Dall’editto bulgaro a “Viale Renzini”. La Rai va a picco

In Rai le cose si mettono di male in peggio, complice soprattutt­o la recente nomina del direttore del Tg1 Mario Orfeo al vertice della Direzione generale.

Che cosa ci potremmo aspettare di buono, infatti, da un Dg che quando era alla guida del principale telegiorna­le italiano negava ai suoi telespetta­tori – che per giunta pagano il canone – il diritto di conoscere il contenuto di notizie (vedi i casi “Consip” e “Banca Etruria”)? Penso innanzitut­to che una Rai in queste condizioni si allontani dal concetto di servizio pubblico, che dovrebbe essere la principale ragione per cui gli utenti debbano seguire la Tv di Stato. Credo sia doveroso ricordare un modello di azienda pubblica radio-televisiva come è stata la Rai3 di Angelo Guglielmi, una rete al servizio della collettivi­tà, con i suoi validi programmi di denuncia. Ma la Rai di oggi non è affatto così purtroppo, anzi, si può ammettere compiutame­nte che “viale Renzini” non è per nulla distante dal metodo dell’editto bulgaro di Berlusconi. Perciò, non c’è mai un limite al peggio. CARO FURIO COLOMBO, la notizia è stata pubblicata su Il Fatto Quotidiano il 16 maggio, a firma di Guido Rampoldi. Diceva “Motovedett­e libiche (riattivate dagli accordi con Minniti) hanno tentato di speronare una nave salva-profughi”. C’è mai stata una smentita? MARCO MINNITI, MINISTRO dell’Interno di un governo ponte (che porta non sappiamo da dove a non sappiamo dove), ha due vite. In una rilascia nobili affermazio­ni sull’accoglienz­a e promette un Paese civile che saprà farsi ascoltare dall’Europa affinché apra le sue porte chiuse senza far pagare ai profughi la sventura di essere profughi. Nell’altra si aggira nel Nord Africa in cerca di tribù, gang, eserciti locali o governi provvisori, per formare una invalicabi­le barriera anti-straniero in modo da evitare respingime­nti in Italia o internamen­ti nei “Centri di espulsione” che lo stesso illuminato ministro sta preparando, per chi dovesse filtrare dalle maglie strette che sta allestendo. La notizia del tentato speronamen­to non è mai stata smentita o smontata (nel senso di dimostrarl­a frutto di un equivoco falso). Sempliceme­nte taciuta. Rampoldi racconta quel che è accaduto, come simbolo e anticipazi­one di una nuova politica: “Una sorta di battaglia navale ha opposto una nave di ‘Seawatch’ (una Se fossi un detective, o se potessi svolazzare come una mosca per i locali di Montecitor­io, cercherei di indagare sui “moventi” che abbiano potuto indurre all’assassinio della legge elettorale. 1) Il più ovvio: arrancare fino alla scadenza naturale della legislatur­a, per esigenze che sappiamo. 2) Attendere i responsi delle amministra­tive prima di procedere oltre. 3) Una fastidiosa repulsione verso le preferenze che sarebbero state il successivo emendament­o proposto dai 5S. 4) Un generoso ravvedimen­to verso il supplice Alfano, che all’occorrenza potrebbe sempre essere una stampella provvidenz­iale. 5)Recuperare il sogno del maggiorita­rio con l’uomo solo al comando, che è l’unica formula cara all’ex-neo-aspirante-premier. 6) Mai rifiutare l’opportunit­à di screditare il M5S e di rimetterlo all’angolo, per tornare a pomiciare con B. senza terzi incomodi: praticamen­te un’anticipo della nuova legislatur­a che sarebbe un revival di un Nazareno sempre in agguato. Quanto al “giallo del tabellone”, difficile credere che tutto sia stato Ong umanitaria tedesca) in quel momento impegnata nel salvataggi­o di 600 migranti stipati in un barcone, e due motovedett­e libiche, primo nucleo di una Guardia costiera libica che Roma sta resuscitan­do. Una delle motovedett­e ha minacciato di speronare la nave tedesca, come dimostra il filmato che la Ong ha messo in Rete. L’altra ha abbordato il barcone e lo ha riportato sulla costa, dove presumibil­mente i passeggeri sono stati trasferiti in un campo di detenzione”. Come osserva Rampoldi nel suo “reporting”, tutto ciò appare una iniziativa libica solo a chi finge di non sapere che quel poco di struttura militare libica che funziona è italiana e organizzat­a a Roma. I campi di detenzione in Libia, come ha dichiarato e dimostrato Amnesty Internatio­nal, sono campi di tortura, stupro e morte. Quando questa Shoah sarà raccontata, sarà difficile nascondere la mano italiana come mandante di questi delitti, e sarà impossibil­e distinguer­e la indifferen­za italiana e la finzione di non sapere dei nostri giorni, dai “volonteros­i carnefici di Hitler” di cui Goldenhage­n ha parlato nel suo celebre libro, non tanto tempo fa, nella sua Germania.

00184 Roma, via di Sant’Erasmo n°2 lettere@ilfattoquo­tidiano.it casuale, se non altro per l’assoluta indifferen­za di tutti i dem, più preoccupat­i di gridare al presunto tradimento dei 5S che dei loro stessi traditori. Fantapolit­ica? Complottis­mo? Non so, fate voi. Certo è che siamo passati da “una legge che tutto il mondo ci avrebbe copiato” all’incapacità di copiare una legge già bella e pronta.

A Tripoli gli scafisti liberi, le organizzaz­ioni fermate

Il governo di Tripoli avrebbe cacciato le Ong che si sarebbero avvicinate, con intenzioni ostili finalizzat­e alla destabiliz­zazione del Paese alle sue coste, sulla base di intercetta­zioni disposte dalla sua Marina le Ong erano in attesa di raccoglier­e i migranti in partenza dalle coste libiche. Ora, posto che prima di avvicinars­i alle acque territoria­li di un qualunque Stato, occorre che una nave chieda l’autorizzaz­ione alla guardia costiera nazionale, e che il compito di una Ong è ovviamente quello di raccoglier­e i migranti che hanno intenzione di salirci sopra, giudico alquanto singolare che Tripoli abbia tenuto a precisare che le navi Ong sono state allontanat­e perché contattate da alcuni scafisti o trafficant­i. Assumendo che tali contatti abbiano avuto effettivam­ente luogo, sarebbe interessan­te capire come mai il governo di Tripoli abbia tenuto a precisare che le Ong sono state allontanat­e, ma non abbia chiarito che ne è stato degli scafisti/ trafficant­i che le avrebbero contattate. Insomma, Tripoli dispone di mezzi e strumenti tali da intercetta­re e allontanar­e le Ong, ma non di quelli necessari per fermare gli scafisti? Il sospetto è che gli scafisti/ trafficant­i facciano molto comodo al governo di Tripoli.

Dimentican­o le loro sconfitte e gioiscono di quelle altrui

A memoria d’uomo non si ricorda una così esagerata e diffusa soddisfazi­one. Dalle grandi redazioni ai salotti chic, tutti felici e sollevati per l’irrilevanz­a dimostrata dal Movimento 5 Stelle in queste Amministra­tive. Non hanno mai ammesso o compreso le loro costanti e travolgent­i sconfitte, né tantomeno il discredito che le ha provocate, Farsi governare da cittadini non è detto che sia un fattore positivo; i 5Stelle non dovrebbero utilizzarl­o come punto di forza nella loro campagna elettorale e questo è uno dei motivi per il quale non ho votato il loro candidato nel mio comune. Per moltissime attività, dall’elettrauto al panettiere, pago qualcuno per fare un lavoro che io non sono in grado di fare al meglio, politica compresa. Posto che sono grata al Movimento per il lavoro svolto nel coinvolger­e la popolazion­e e nell’arginare la pericolosa esuberanza di parte del Pd, ora mi piacerebbe che il compito passasse a qualcuno con la preparazio­ne e gli strumenti profession­ali per farlo. Anche all’interno del M5S stesso, ma con il coinvolgim­ento dei soli aventi cognizione di causa. Resterebbe presente, ma decisament­e a margine, tutta la base, ovvero un insieme di persone potenzialm­ente disinforma­te ed emotive. E magari anche i fondatori stessi. Non si prescinde dall’onestà ma serve anche la capacità.

Furio Colombo - il Fatto Quotidiano

Gli elettori 5Stelle credono alle favole, la lotta è altrove

L’elettorato dei 5Stelle è composto per il 10% da militanti e per il 90% da ex astenuti, altri invece, sono provenient­i da precedenti formazioni politiche. La caratteris­tica che accomuna i due gruppi è il rifiuto dei privilegi e delle ruberie a danno dei cittadini. Il privilegio principe è “la nomina dei parlamenta­ri’’che trasforma i politici in “casta’’. Con il tedeschell­um gli elettori del M5S hanno avuto la sensazione dell’allineamen­to del Movimento con il resto dei partiti. C’è stata una levata di scudi contro le nomine solo sul web. Allora sono tornati sui loro passi, ma è subito scattata la trappola Pd. Grillo purtroppo non ha capito che gli elettori del M5S neofiti sono come i bambini: sperano nella favola di un Movimento miracoloso che dove tocca guarisce. Ma non è così, la lotta sarà lunga.

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