Il Fatto Quotidiano

“In caso di golpe non volevano reagire”

“Ciampi si era spaventato ed era andato subito a Palazzo Chigi”

- GLB E S.R.

Giovanni

Toti? “Ambisce a diventare l’erede politico di Berlusconi”. Brunetta e Alfano? “Cosazze inutili”. Di Mariastell­a Gelmini cita la gaffe relativa all’esperiment­o del fascio di neutrini al Cern, di Luigi Di Maio l’uscita sulla lobby dei malati di cancro. Poi dipinge così l’elettorato di Matteo Salvini: “Lo sai chi è il popolo leghista? C’è una metafora tipo quelli nelle caverne... mangiano, bevono e sparano alle persone!”.

È il teatrino della politica italiana visto con gli occhi del boss ergastolan­o Giuseppe Graviano, dal 1994 in regime di 41 bis.

Nelle intercetta­zioni depositate dalla Procura di Palermo, il capomafia di Brancaccio confida al suo compagno di socialità, il camorrista, Umberto Adinolfi simpatie e antipatie per i big dei partiti, e prima di concludere che “andrebbero tutti presi a carcagnate” (pedate, ndr ), arriva a rimpianger­e Giulio Andreotti (“dopo la morte di Lima è finito... Umbè, lui l’ha distrutta... lui se non avesse fatto eh... andava a fare il presidente della Repubblica, se non avesse fir- mato l’articolo 7... era in Libia’’), e cita l’ex capo dello Stato Oscar Luigi Scalfaro, scomparso all’inizio del 2012 e oggi indicato dai pm di Palermo come uno dei protagonis­ti della Trattativa (“era intatto... e che è morto. Perché nella Trattativa era messo...”).

IL 53ENNE Graviano rivela persino di aver assistito, negli anni della latitanza, a un comizio di Claudio Martelli, ma il suo interesse non è calato da quando è dietro le sbarre: lo dimostra l’attenzione per l’attività di Sonia Alfano, che nell’estate 2012 aveva incontrato in carcere il boss Bernardo Provenzano proponendo­gli di avviare una collaboraz­ione con lo Stato. “C’era quella Sonia Alfano – racconta – che aveva fatto il giro delle carceri e dice che Provenzano l’avevano quasi convinto. A tutti questi che hanno fatto tutti i sbirretton­i li hanno portati a Opera. Adesso queste dichiarazi­oni sono nel processo Trattativa”. Ma non solo. Ricordando la notte delle bombe a Roma e Milano, 27 luglio 1993, il capomafia si mostra preparatis­simo sui timori dell’allora premier Carlo Azeglio Ciampi che paventò un colpo di Stato. Dice Graviano: “Quella notte si sono spaventati! E lui (Ciampi, ndr) se n’è andato subito a Palazzo Chigi coi suoi vertici... fanno il colpo di Stato!”.

SU GIULIO ANDREOTTI (1919-2013)

Dopo la morte di Lima è finito... lui l’ha distrutta... se non avesse fatto eh... andava al Quirinale

POI, ALLUDENDO alla capacità delle istituzion­i di porre un argine al terrorismo mafioso, chiosa: “Loro non volevano nemmeno resistere... avevano deciso già, non so se l’hanno detto... di non resistere al colpo di Stato…. Quando hanno levato 400 (provvedime­nti, ndr) di 41

(bis, ndr)”. Ma nel cuore del boss di Brancaccio c’è spazio solo per un politico, Marco Pannella. Graviano racconta di averne seguito il funerale su La7 e poi riferisce: “La Bonino ha detto: amateci di meno e votateci di più... invece non lo avete mai fatto... dice, dice... almeno fatelo ora che è morto”. Quindi rivela un particolar­e inedito: “Quando il Partito radicale stava fallendo, Pannella è andato all’Ucciardone, 1987, ‘88... non mi ricordo bene, e tutti hanno versato un contributo per sanare le casse del Par- tito radicale. Io, io, nella mia famiglia l’hanno votato sempre’’. Graviano, infine, apre l’album dei ricordi e svela le preferenze politiche di famiglia: “A casa mia, a casa mia all’inizio, nel 1994, prima erano con la Democrazia cristiana... votavamo la Dc perché avevamo qualche amico, senatore, amici di famiglia... purtroppo l’hanno arrestato... nel 1994... poi quando è nata Forza Italia... alla prima... votazioni Forza Italia’’.

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Ansa 12 maggio 93 Il premier Carlo Azeglio Ciampi (19202016) alla Camera col ministro dell’Interno Nicola Mancino

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