Via Crucis banche, prossima stazione Carige
Consiglieri lasciano contro Malacalza. Popolari venete, oggi Viola decide con la Bce
Oggi
è la giornata decisiva per il futuro della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca. Alle 11 si riunisce il board di Vicenza e l’amministratore delegato Fabrizio Viola riferirà agli altri consiglieri se ha ricevuto nelle ultime ore notizie concrete da parte del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan sulla percorribilità della ricapitalizzazione precauzionale a spese dello Stato e con la benedizione della Commissione europea. In sostanza servono decisioni formali almeno di qualche importante banca italiana per la partecipazione alla ricapitalizzazione nella quota privata pretesa da Bruxelles per il suo benestare, del quale Padoan non vuole fare a meno. In mancanza di notizie risolutive è probabile che il cda di Vicenza decida di gettare la spugna e comunicare alla Bce che le condizioni della banca impongono il ricorso alla procedura di risoluzione.
IN ATTESA del verdetto sulle due venete il governo deve prepararsi a fronteggiare un altro esplosivo caso bancario. La Carige, in condizioni più che difficili ormai da almeno tre anni, cioè da quando fu ar- restato il padre-padrone Giovanni Berneschi, ha subìto ieri le dimissioni di altri tre consiglieri: Caludio Calabi, Alberto Mocchi e Maurizia Squinzi. I tre consiglieri, espressi i primi due dal secondo azionista Gabriele Volpi e la terza dal socio di riferimento Vittorio Malacalza, hanno lasciato con effetto immediato “alla luce della mancata condivisione delle motivazioni e delle modalità che hanno condotto il consiglio di amministrazione ad approvare la sfiducia all’amministratore delegato Guido Bastianini”, come segnala una nota ufficiale.
La situazione di Carige è incandescente. L’azionista di riferimento, Malacalza che ha il 17 per cento delle azioni ed è vicepresidente della banca, comanda sull’istituto con lo stile da padrone delle ferriere che gli è proprio, essendo un esordiente del credito dopo a- ver accumulato soldi ed esperienza per tutta la vita nella siderurgia. La settimana scorsa ha ordinato al cda, con una lettera, di licenziare su due piedi l’amministratore delegato Guido Bastianini, fortissimamente voluto da Malacalza solo un anno fa, dopo aver cacciato il predecessore Piero Montani.
VENERDÌ SCORSOil cda ha obbedito con un voto otto a quattro: tre dei quattro contrari sono usciti ieri, mentre il quarto, Giulio Gallazzi, eletto dai fondi di Assogestioni, è rimasto al suo posto. Con le tre dimissioni di oggi sale a cinque il numero dei consiglieri già usciti di scena in pochi mesi.
Ieri il presidente di Carige, l’imbarazzato ex presidente dell’Antitrust Giuseppe Tesauro, ha rassicurato i mercati dicendo che il successore di Bastianini sarà trovato in pochi giorni. Tre anni fa, quando fu arrestato Berneschi, le azioni Carige valevano in Borsa circa 5 euro dopo aver toccato massimi attorno ai 10 euro. Ieri hanno chiuso a 21 centesimi, la metà di quanto valevano a gennaio. Recentemente Malacalza ha smentito che ci sia il commissariamento alle viste.