Arabia Saudita e Qatar, la posta in gioco più che il Califfo è il gas
L’incubo di Ryad: Doha ha un progetto di condotto per l’Europa attraverso la Siria
Se si gratta la narrazione offerta dai promotori dell’isolamento del Qatar, ovvero Stati Uniti e Arabia Saudita, appare evidente che il piccolissimo ma ricchissimo stato del Golfo non è stato punito perché sponsor di alcuni gruppi di estremisti islamici che combattono in Siria, come l’ex Al Nusra (ma non l’Isis che invece si ispira alla dottrina waahabita fondata dai sauditi). Piuttosto è vero il contrario. E cioè che il Qatar sunnita è riuscito a mantenere un canale di comunicazione con il regime siriano tramite il confinante Iran sciita, sponsor di Assad assieme alla Russia.
NEGLI ULTIMIdue mesi i buoni rapporti tra Qatar e Iran - dovuti soprattutto alla condivisione di un enorme giacimento di gas offshore e poiché il Qatar è la culla della Fratellanza musulmana contrastata dai sauditi titolari della rivale corrente waahabita - hanno prodotto frutti che non sono andati a genio né alla nuova amministrazione Usa né a Riyad. Ciò che più inquieta l'Arabia Saudita è il fatto che, grazie anche al giacimento di gas qataro-iraniano nelle acque del Golfo Persico, il piccolo stato governato dall’emiro Tamim al Thani, è diven- tato in questi ultimi anni il primo esportatore di gas liquido del pianeta, soffiando il record proprio all'Arabia Saudita che da allora guarda con ancora maggior sospetto le ambizioni di Doha, rese più accettabili all'Occidente grazie ai servizi della rete Al Jazeera di proprietà dell'emiro del Qatar.
Ancora più delle velleità di Doha di gestire la ricostruzione della Siria dopo la guerra, lo spauracchio dei sauditi sarebbe però la costruzione di un gasdotto che dal Qatar, attraverso la Siria e la Turchia (che si è immediatamente schiera- ta con Doha) possa portare energia all'Europa. Se questa cogestione del vasto territorio siriano da parte del Qatar, dell'Iran e della Russia dovesse portare alla costruzione del gasdotto, i sauditi e il loro alleati nel Vicino Oriente, non dormirebbero più sonni tranquilli: l'abbassamento drastico del prezzo del petrolio che ha intaccato le risorse di Riyad non verrebbe più compensato, almeno in parte, dalla vendita del gas, surclassato appunto da Doha. Il gasdotto qatarino peraltro verrebbe presumibilmente accettato dalla Russia, che pur di non perdere la base navale di Tartus, nei pressi di Latakia nell'ovest della Siria - roccaforte del clan Assad - digerirebbe il boccone cucinato dal Qatar e dall'Iran, dove la tensione contro la Casa Bianca e l'Arabia Saudita, si è ulteriormente accentuata per opera degli ayatollah più conservatori che hanno tentato di sfruttare pro domo loro il recente attacco kamikaze nella capitale iraniana.
C'È DI PIÙ: molte compagnie energetiche pagherebbero cifre ingenti pur di usare la pipeline qatarina dal Golfo all'Europa o per esportare il gas liquefatto via nave dal porto di Latakia, evitando così il passaggio dallo stretto di Hormuz. A temere la costruzione
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del gasdotto c'è anche l'Egitto, alleato dei sauditi, che possiede Zohr, il giacimento di gas più grande finora scoperto nei fondali del Mediterraneo. L’Eni ha il permesso per il suo sfruttamento attraverso la controllata Ieoc Production.