Lampedusa respinge l’icona dell’accoglienza
Lampedusa,
la roccia in mezzo al Mediterraneo, boccia la sua icona. Giusi Nicolini perde le elezioni, arriva terza, sconfitta da Totò Martello, vicinissimo ai maggiorenti siciliani del Pd, già sindaco dell’isola per due legislature fino al 2001.
Una brutta sconfitta per Giusi che in questi anni aveva portato nel mondo l’i mmagine di Lampedusa isola d el l ’ accoglienza. Giusi con Papa Francesco. Giusi tra le “eccellenze” italiane alla cena con Barack Obama. Giusi possibile candidata alle Europee (poi bocciata dai veti incrociati all’interno del Pd). Giusi simbolo. Giusi nella segreteria nazionale del Pd di Renzi. Giusi premio Unesco per la Pace. La foto di Giusi sorridente sui più importanti giornali stranieri. Ma tutto ciò non è bastato ai suoi cittadini per riconfermarla sindaco.
“Troppo presenzialismo e poca sostanza”, dicono i suoi detrattori. “Troppa invidia, noi siciliani siamo fatti così”, replicano i suoi amici.
Giusi Nicolini ha lavorato tantissimo per portare Lampedusa sullo scenario mondiale. Iniziò da una stanzetta buia di Legambiente tanti anni fa, e fu la prima a capire che l’isola non poteva continuare a essere al centro di una cata- strofe umanitaria, l’immigrazione dall’Africa, nell’indifferenza generale.
Eletta sindaco, è riuscita nell’impresa, ma non ha capito i disagi e la rabbia dei suoi concittadini.
MENTRE L’ISOLA conquistava una sua immagine a livello mondiale come simbolo di accoglienza, le condizioni della gente rimanevano immutate. L’acqua che è sempre poca e che arriva con le cisterne, i collegamenti marittimi insufficienti, l’assistenza sanitaria sempre appesa a un filo. E poi le piccole e grandi lobby, quelle dei pescatori e degli albergatori. Soggetti in crisi e interessi forti. Pescatori da sostenere e albergatori sempre più desiderosi di allargarsi e insofferenti ai vincoli.
Il suo avversario, Totò Martello (ex funzionario della Regione e famiglia con forti interessi nel settore alberghiero) ha lavorato in tutti questi anni per demolire il “mito Nicolini”. Ha organizzato i pescatori, si è richiamato alla cultura più viscerale dell’isola fin dal nome della sua lista, “Susemuni”, ha puntato sui ritardi dell’amministrazione e su una svolta radicale sull’accoglienza: “Adesso deve cambiare tutto”. Il rischio ora è che Lampedusa torni a essere una roccia in mezzo al Mediterraneo, una piccola Disneyland per i turisti, buttando a mare i simboli.
Donna simbolo L’Unesco, la segreteria del Pd, la cena con Barack: tanta visibilità ma pochi voti