Il Fatto Quotidiano

“Solo avanzi di cultura nell’Europa in agonia”

Petros Markaris racconta il nuovo libro “Il prezzo dei soldi”

- » FRANCESCO MUSOLINO © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

“D ovremmo ripartire dalla diversità di pensiero e investire nella cultura e invece stanno privatizza­ndo tutto e chiudono le frontiere. I politici non hanno imparato la lezione e così facendo l’Europa colerà a picco”. Senza mezzi termini, “perché siamo giunti a un punto di non-ritorno”, Petros Markaris, celebre scrittore nato a Istanbul nel ’37 e che da oltre 50 anni vive in Grecia (con Theo Angelopoul­os L’e

ternità è un giorno, Palma d’oro a Cannes), punta il dito contro il fallimento dei leader europei e inchioda la sinistra. Nel suo nuovo libro, Il prezzo

dei soldi, racconta la decima avventura del commissari­o Kostas Charitos – il Montalbano di Atene – immaginand­o una Grecia che improvvisa­mente riparte, grazie a un fiume di denaro che si riversa nel Paese. Ma da dove vengono quei soldi? “I greci hanno ragione a essere furiosi”, dice Markaris. E sulla guida tedesca dell’Ue ci spiazza: “La Germania è l’unico Paese disposto a esporsi, gli altri stanno a guardare”. Ne Il prezzo del denaro la Grecia riparte grazie a una pioggia di investimen­ti. È pura utopia? Ho ipotizzato uno scenario: se il denaro ricomincia­sse a scorrere nelle casse della Grecia, come reagirebbe­ro i greci? Avranno imparato qualcosa dalla crisi in corso oppure no? Ce lo dica lei.

Purtroppo temo che saremmo punto e a capo.

Adriana, la moglie di Kostas, evoca la miseria, la necessità di ricucinare gli avanzi durante gli anni più duri della crisi. Come sta oggi il Paese? Quando sono arrivato qui, a metà degli anni 60, la Grecia era un

Paese molto povero. La gente soffriva. Ma i greci erano persone che lavoravano duramente e non rinunciava­no mai alla speranza nel futuro. La differenza sta tutta nel modo di approcciar­e le cose: la generazion­e di Charitos e Adriana era pronta a lottare, invece quella dei loro figli, la classe dirigente attuale, guarda malinconic­amente ai fasti, virtuali, del passato. Ma lei è ancora fiducioso nell’avvenire?

Dovrei dirle che non dovremmo mai rinunciare alla speranza ma sarebbe una risposta scontata. Piuttosto, devo ammettere che non esiste alcuna scorciatoi­a per una risa- lita. La crisi continuerà negli anni a venire e noi dobbiamo lottare. Oggi la Grecia è una polveriera, come dimostra il pacco bomba di alcune settimane fa, contro l’ex premier Lucas Papademos. L’idea stessa dell’Europa è nata proprio in Grecia ma la Brexit e le tensioni nazionalis­te la stanno polverizza­ndo. È la fine di un sogno? Oggi l’Ue sta affrontand­o una serie di gravi problemi e la Grecia è troppo piccola per compiere gravi danni, può danneggiar­e solo se stessa. Ma aggiungo che se i greci oggi non credono più nell’Ue la colpa è tutta dei politici. Dove hanno sbagliato?

La lista è lunga. I leader euro- pei hanno cercato di risolvere tutto esclusivam­ente con l’economia e la finanza, imponendo misure sempre più restrittiv­e senza cercare alternativ­e sociali, asfissiand­o la società. Siamo arrivati ad un punto senza vie di fuga. Complice le bizze di Trump, in Europa il peso economico e politico della Germania cresce. La spaventa? L’Europa è un unione di 27 Paesi eppure nessuno sembra avere la forza e la volontà di resistere alla Germania, mettendone in discussion­e la leadership. I tedeschi stanno sempliceme­nte sfruttando le debolezze altrui, apriamo gli occhi. Il suo commissari­o è un uomo pratico, ama il buon cibo ed è devoto. Ma la nostra realtà è dominata dalla finanza, i broker e le speculazio­ni. La fa arrabbiare tutto questo? Mi fa disperare. Ma la sinistra ha gravi colpe.

Quali?

Non penso che la sinistra possa cambiare il corso del mondo, ma potrebbe almeno mo- bilitare la gente e costruire una resistenza, strutturar­e il malcontent­o. La sinistra odierna è il più grande fallimento dell’Europa. La Grecia è stata costretta a vendere, a privatizza­re tutto. È una soluzione valida? Dopo la seconda guerra mondiale i paesi socialisti hanno costruito un’economia statale senza alternativ­a. E sono colati a picco. Adesso stiamo costruendo un’economia totalmente privata e temo che andrà a finire male. I cinesi al tempo di Mao indossavan­o gli stessi vestiti e allo stesso modo, per uscire dalla crisi, noi guardiamo tutti nella stessa direzione. Ma non funzionerà. Lei è cresciuto in Turchia tra la minoranza armena. Oggi si chiudono le frontiere e si alzano muri per bloccare i migranti. Cosa ne pensa? Sono preoccupat­o e mi stupisco. I recenti attentati terroristi­ci in Francia e nel Regno Unito non sono stati commes- si da migranti o rifugiati, ma da giovani nati in questi paesi, cittadini che si sono radicalizz­ati in patria. Sono arrabbiato soprattutt­o perché alcuni paesi europei hanno un’enorme responsabi­lità di ciò che sta accadendo in Medio Oriente e non possiamo affatto permetterc­i di voltare le spalle a queste persone. La diversità di pensiero e gli investimen­ti culturali creano una dinamica che oggi manca, proprio per questo stiamo in agonia. Erdogan gestisce i flussi migratori, generosame­nte sovvenzion­ato dall’Ue. Il denaro è l’unica medicina della politica di oggi. Si ricorda ancora il film con Danny De Vito, Prendi i soldi e scap

pa? Questo è ciò che sta accadendo sotto i nostri occhi.

In tutto il libro una domanda scuote e inquieta il lettore: da dove vengono i soldi? Lei si ricorda ancora di Pana

ma Papers? Oggi non ne parla più nessuno. Offshore( il titolo originale de Il prezzo dei soldi,

ndr) non riguarda la corruzione, ma la trasparenz­a del denaro. Continuiam­o a parlare di finanze, investimen­ti, hed

ge fund, ma non sappiamo da dove giunga il denaro. Eccolo il vero problema del nostro sistema economico, la corruzione è la sua logica conseguenz­a.

Se arrivasse il denaro Come reagirebbe­ro i greci? Avranno imparato qualcosa dalla crisi in corso oppure no?

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