“Solo avanzi di cultura nell’Europa in agonia”
Petros Markaris racconta il nuovo libro “Il prezzo dei soldi”
“D ovremmo ripartire dalla diversità di pensiero e investire nella cultura e invece stanno privatizzando tutto e chiudono le frontiere. I politici non hanno imparato la lezione e così facendo l’Europa colerà a picco”. Senza mezzi termini, “perché siamo giunti a un punto di non-ritorno”, Petros Markaris, celebre scrittore nato a Istanbul nel ’37 e che da oltre 50 anni vive in Grecia (con Theo Angelopoulos L’e
ternità è un giorno, Palma d’oro a Cannes), punta il dito contro il fallimento dei leader europei e inchioda la sinistra. Nel suo nuovo libro, Il prezzo
dei soldi, racconta la decima avventura del commissario Kostas Charitos – il Montalbano di Atene – immaginando una Grecia che improvvisamente riparte, grazie a un fiume di denaro che si riversa nel Paese. Ma da dove vengono quei soldi? “I greci hanno ragione a essere furiosi”, dice Markaris. E sulla guida tedesca dell’Ue ci spiazza: “La Germania è l’unico Paese disposto a esporsi, gli altri stanno a guardare”. Ne Il prezzo del denaro la Grecia riparte grazie a una pioggia di investimenti. È pura utopia? Ho ipotizzato uno scenario: se il denaro ricominciasse a scorrere nelle casse della Grecia, come reagirebbero i greci? Avranno imparato qualcosa dalla crisi in corso oppure no? Ce lo dica lei.
Purtroppo temo che saremmo punto e a capo.
Adriana, la moglie di Kostas, evoca la miseria, la necessità di ricucinare gli avanzi durante gli anni più duri della crisi. Come sta oggi il Paese? Quando sono arrivato qui, a metà degli anni 60, la Grecia era un
Paese molto povero. La gente soffriva. Ma i greci erano persone che lavoravano duramente e non rinunciavano mai alla speranza nel futuro. La differenza sta tutta nel modo di approcciare le cose: la generazione di Charitos e Adriana era pronta a lottare, invece quella dei loro figli, la classe dirigente attuale, guarda malinconicamente ai fasti, virtuali, del passato. Ma lei è ancora fiducioso nell’avvenire?
Dovrei dirle che non dovremmo mai rinunciare alla speranza ma sarebbe una risposta scontata. Piuttosto, devo ammettere che non esiste alcuna scorciatoia per una risa- lita. La crisi continuerà negli anni a venire e noi dobbiamo lottare. Oggi la Grecia è una polveriera, come dimostra il pacco bomba di alcune settimane fa, contro l’ex premier Lucas Papademos. L’idea stessa dell’Europa è nata proprio in Grecia ma la Brexit e le tensioni nazionaliste la stanno polverizzando. È la fine di un sogno? Oggi l’Ue sta affrontando una serie di gravi problemi e la Grecia è troppo piccola per compiere gravi danni, può danneggiare solo se stessa. Ma aggiungo che se i greci oggi non credono più nell’Ue la colpa è tutta dei politici. Dove hanno sbagliato?
La lista è lunga. I leader euro- pei hanno cercato di risolvere tutto esclusivamente con l’economia e la finanza, imponendo misure sempre più restrittive senza cercare alternative sociali, asfissiando la società. Siamo arrivati ad un punto senza vie di fuga. Complice le bizze di Trump, in Europa il peso economico e politico della Germania cresce. La spaventa? L’Europa è un unione di 27 Paesi eppure nessuno sembra avere la forza e la volontà di resistere alla Germania, mettendone in discussione la leadership. I tedeschi stanno semplicemente sfruttando le debolezze altrui, apriamo gli occhi. Il suo commissario è un uomo pratico, ama il buon cibo ed è devoto. Ma la nostra realtà è dominata dalla finanza, i broker e le speculazioni. La fa arrabbiare tutto questo? Mi fa disperare. Ma la sinistra ha gravi colpe.
Quali?
Non penso che la sinistra possa cambiare il corso del mondo, ma potrebbe almeno mo- bilitare la gente e costruire una resistenza, strutturare il malcontento. La sinistra odierna è il più grande fallimento dell’Europa. La Grecia è stata costretta a vendere, a privatizzare tutto. È una soluzione valida? Dopo la seconda guerra mondiale i paesi socialisti hanno costruito un’economia statale senza alternativa. E sono colati a picco. Adesso stiamo costruendo un’economia totalmente privata e temo che andrà a finire male. I cinesi al tempo di Mao indossavano gli stessi vestiti e allo stesso modo, per uscire dalla crisi, noi guardiamo tutti nella stessa direzione. Ma non funzionerà. Lei è cresciuto in Turchia tra la minoranza armena. Oggi si chiudono le frontiere e si alzano muri per bloccare i migranti. Cosa ne pensa? Sono preoccupato e mi stupisco. I recenti attentati terroristici in Francia e nel Regno Unito non sono stati commes- si da migranti o rifugiati, ma da giovani nati in questi paesi, cittadini che si sono radicalizzati in patria. Sono arrabbiato soprattutto perché alcuni paesi europei hanno un’enorme responsabilità di ciò che sta accadendo in Medio Oriente e non possiamo affatto permetterci di voltare le spalle a queste persone. La diversità di pensiero e gli investimenti culturali creano una dinamica che oggi manca, proprio per questo stiamo in agonia. Erdogan gestisce i flussi migratori, generosamente sovvenzionato dall’Ue. Il denaro è l’unica medicina della politica di oggi. Si ricorda ancora il film con Danny De Vito, Prendi i soldi e scap
pa? Questo è ciò che sta accadendo sotto i nostri occhi.
In tutto il libro una domanda scuote e inquieta il lettore: da dove vengono i soldi? Lei si ricorda ancora di Pana
ma Papers? Oggi non ne parla più nessuno. Offshore( il titolo originale de Il prezzo dei soldi,
ndr) non riguarda la corruzione, ma la trasparenza del denaro. Continuiamo a parlare di finanze, investimenti, hed
ge fund, ma non sappiamo da dove giunga il denaro. Eccolo il vero problema del nostro sistema economico, la corruzione è la sua logica conseguenza.
Se arrivasse il denaro Come reagirebbero i greci? Avranno imparato qualcosa dalla crisi in corso oppure no?