Il Fatto Quotidiano

M5S, così Grillo cambia le regole per scegliere meglio i candidati

Regia del portale Rousseau per controllar­e i Meet up sul territorio

- » LUCA DE CAROLIS

■ L’attività dei Cinque Stelle nelle città sarà coordinata attraverso la piattaform­a web Rousseau per evitare risse e feudi personali

Un argine al caos e ai capi-bastone, ma pure una normalizza­zione. In bilico tra pragmatism­o e ansia da accentrame­nto, ecco Call to Act io n , una nuova sezione di Rousseau, la piattaform­a web dei Cinque Stelle. Ideata per riorganizz­are i territori e mettere ordine nell’oceano incontroll­ato dei meet up, la dorsale non ufficiale ma concreta del Movimento. Ma anche per controllar­e meglio gli iscritti, offrendo loro uno spazio (o un recinto) dove condivider­e le iniziative. Proprio mentre si torna a parlare del divieto di doppio mandato, regola che i vertici non vogliono neppure sfiorare, ma che ha spinto decine di eletti locali a rimanere fermi un giro pur di approdare in Parlamento.

NODI DIVERSI per il M5S reduce dalla batosta nelle Comunali, su cui guerre interne tra meet upe gruppi vari hanno inciso parecchio. E allora ecco Call to Action: una sezione operativa da circa un mese ma di cui si è appreso solo ieri, dove gli iscritti a Rousseau ( e quindi al Movimento) potranno lanciare iniziative sui territori. Con varie “azioni”, ripartite per voci: da “mobilitazi­one” a“socializza­zione” fino a“formazione”. E paletti chiari, perché tutti gli incontri (localizzat­i tramite una mappa interattiv­a) “devono rispettare quanto stabilito da Non Statuto e dal regolament­o del Movimento”. Così raccontava ieri il sito Formiche.net, che ha diffuso anche il video in cui Roberto Fico, deputato e responsabi­le per i meet up assieme ad Alessandro Di Battista, racconta la nuova funzione della piattaform­a.

E proprio Fico, in un’intervista al Fattodel 3 aprile, aveva annunciato la novità: “Chiunque vorrà lanciare iniziative o buone pratiche nella sua zona potrà coordinars­i e fare gruppo con altri iscritti”. Ma la nuova sezione di Rousseau ha anche altri scopi. In primis, quello di depotenzia­re capi e capetti dei vari meet up locali. Una fonte di peso spiega: “In tante città non abbiamo neppure un vero attivista, ma solo meet up che aspettano le elezioni per accapiglia­rsi sulle liste, dentro i quali i cosiddetti organizer e assistant, in teoria semplici organizzat­ori, spesso fanno i capi-bastone”.

Una deriva annosa, di cui Grillo si è lamentato più volte, facendone anche il tema dell’edizione del 2015 di Italia5Ste­lle, la manifestaz­ione annuale del Movimento. D’altronde proprio Fico e Di Battista nel luglio 2015 ricordaron­o i princìpi base in una lettera pubblica sul blog di Grillo: “I meet up non sono il Movimento, e non possono usarne il logo, neppure modificand­olo”. Da qui alle battaglie tra liste il passo non poteva essere lungo. E la prima risposta è stata Call to Action. Che da un lato vuole svuotare di peso i meet up, e dall’altro serve anche per controllar­e da vicino gli iscritti e ogni loro passo sui territori. Sottoponen­doli allo sguardo costante dei vertici. Ma comunque la si voglia valutare, la nuova sezione di Rousseu da sola non può bastare. E allora si torna al tema del filtro sulle candidatur­e. E a nuove, possibili regole. Come parametri che tengano conto del grado di attivismo di ogni potenziale candidato e della sua storia, come le esperienze lavorative o il tasso di istruzione.

MA CI SONO anche altri problemi, come ricorda un parlamenta­re: “Noi abbiamo centinaia di migliaia di potenziali iscritti ancora fermi, perché non sono stati certificat­i.

Ma non incassando fina nzia mento pubblico, per controllar­e i nomi noi abbiamo un solo volontario, che per giunta lavora part-time”. Quindi, “tanti iscritti che potrebbero allargare la platea dei candidati e farne salire il livello rimangono per forza parcheggia­ti”.

Parcheggia­ti, però, se ne stanno oggi anche tanti eletti, che dopo un “giro” in Comune o in Regione si sono volontaria­mente fermati, nella speranza di spuntare un posto per le prossime Politiche. Su di loro, infatti, pesa il limite dei due mandati, che vieta una terza corsa a qualsiasi eletto del Movimento. Due giorni fa Max Bugani, consiglier­e comunale a Bologna e uno dei tre membri dell’associazio­ne Rousseau, ha invocato modifiche: “Que- sta regola è un freno, bisogna radicarsi nei territori altrimenti non ti votano”. Ma sul Fatto Di Maio ha fatto muro: “Il vincolo è un nostro punto di forza”. E a Bugani sono arrivati rimbrotti ufficiosi.

L’elenco degli eletti parcheggia­ti, però, colpisce. Si parte da Alvise Maniero, sindaco uscente di Mira (Venezia), dove domenica il M5S ha perso n et ta me nt e. Per passare a Mattia Calise, candidato sindaco a Milano nel 2011, che l’anno scorso non si è ricandidat­o: in questi anni ha lavorato con molti deputati e senatori, che ne auspicano l’arrivo in Parlamento. E a Roma spera di mettere piede anche Andrea Boccaccio, consiglier­e comunale a Genova, l’unico dei 5 eletti a non uscire dal M5S: neppure lui si è ricandidat­o. Come Mirta Quagliarol­i, Barbara Tarquini e Andrea Gabbiani, tre ex consiglier­i a Piacenza: un’altra città dove il M5S si è spaccato come una mela. E gli esempi potrebbero continuare, a decine. Il vincolo è un altro fronte aperto, nel Movimento alla ricerca di un centro di gravità.

Il limite di 2 mandati Ecco chi non s’è candidato per puntare a Roma: il problema c’è ma non si farà nulla

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Ansa Il Garante e l’ortodosso Sopra, Beppe Grillo; qui a lato, il deputato Roberto Fico
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