L’equivoco del B. “vincente”: la Lega sta per superare FI
Numeri Nei 25 capoluoghi al voto domenica, Salvini ha più che raddoppiato i consensi del 2012, Forza Italia ha perso il 23%
Aleggere i giornali di ieri, il trionfatore del primo turno delle Comunali è Silvio Berlusconi: l’ex premier, per dire, “stoppa Salvini”
( La Stampa) che si agita troppo chiedendo la leadership del centrodestra. Il politologo Giovanni Orsina, su Repubblica, spiega che Lega e Forza Italia possono puntare al 40% perché “l’Italia è un Paese di destra” e che il fu Cavaliere è “paradossalmente un elemento di stabilità”. E sicuramente da un certo punto di vista lo è: Forza Italia è la garanzia che se il Pd non vince, potrà comunque avere un alleato per la Grande Coalizione: perché questo accada, però, Silvio deve prendere i voti.
L’ISTITUTO Cattaneo di Bologna - che già nel 2016 ci raccontò una vittoria del Pd alle Comunali – nell’attesa glieli regala. In un report (“Chi ha vinto, chi ha perso”) conteggia a Pd e Forza Italia tutte le civiche d’area (si presume anche quella del sindaco leghista Bitonci a Padova, che ha preso il 24%) e arriva alla conclusione che il partito di Renzi vale il 24,5% nazionale dei voti e quello di Berlusconi il 24,1%: se non siamo al bipolarismo, quasi. Matteo Renzi, dopo aver vagheggiato pure lui il 40% in matrimonio con Pisapia (ma nella lista Pd) la mette così: “La grande coalizione con Berlusconi non è l’opzione mia. Le grandi intese arrivano, se arrivano, quando c’è lo stallo”.
Torniamo alle Comunali. Premesso che assegnare le ci- viche è un lavoro scivoloso e che il voto locale ha le sue particolarità, la realtà è che “quella che un tempo chiamavamo la coalizione di Berlusconi non c’è più, quella di Salvini non c’è ancora”, come ha scritto il politologo Roberto D’Alimonte sul Sole. E perché lo scrive? I benedetti numeri.
Forza Italia, nella realtà, continua a perdere voti: l’esistenza di una vasta area di destra o moderata nel Paese non è in discussione, che voti Berlusconi sì. Prendiamo i 25 comuni capiluogo al voto dome- nica: le liste della Lega (senza civiche) erano presenti solo in 17 di questi Comuni (mancano Palermo, Trapani, Lecce, Taranto, Catanzaro, Oristano, Frosinone e Rieti) e hanno raccolto 97.757 voti reali, più che raddoppiando la
performance nelle stesse città del 2012 (47.393 voti); Forza Italia, invece, presente in 24 capoluoghi (manca Belluno) totalizza 112.521 voti reali (il PdL nel 2012 ne raccolse 166.864).
E ANCORA: nel Nord, cioè nella parte più ricca e popolosa del Paese, le liste di Salvini battono e in qualche caso umiliano quelle di Silvio Berlusconi (che totalizzano il 2,6% a Parma, il 3,8 a Lodi, il 3,4 a Verona): uniche eccezioni Como e La Spezia, dove però Forza Italia si presenta in lista con Fratelli d’Italia. Persino a Pistoia, pieno centro Italia, la Lega batte gli azzurri.
Si può dire che Berlusconi tiene le posizioni solo partendo dalla convinzione – legittima e persino sensata – che oggi il suo partito sarebbe già dovuto essere sparito: in questo senso, raccogliere il 77% dei voti reali del PdL negli stessi capoluoghi del 2012 è un buon risultato visto che il Pd ha tenuto ancor meno (il 74% dei voti del 2012 nei 25 capoluoghi passando da 267.186 voti a 197.421).
E qui si arriva all’ircocervo “ce ntro dest ra” che può puntare al 40% dei voti, cioè la soglia in cui - a legge vigente - alla Camera scatta il premio di maggioranza ( problema: vale solo per le liste): quella coalizione non si può mettere assieme. La Lega di Salvini, premiata dagli elettori, punta su antieuropeismo e accenni di “sinistra” in materia economica più il tradizionale batta
ge contro l’immigrazione. È poco probabile che siano voti sommabili al “merkelismo” di ritorno dell’ultimo Berlusconi (che infatti vuole il proporzionale), specialmente nel caso il candidato premier non sia Salvini. Però hanno perso i populisti e siccome non ha vinto il Pd, deve aver vinto Berlusconi.
Disastro al Nord Solo in 2 Comuni gli azzurri sono sopra i leghisti: in certi casi sono a percentuali da Alfano & C.