“Riina potrebbe anche ritornare in carcere”
ClaudioFava “Il capo dei capi è lucido, riceve, discute e scrive lettere. All’ospedale Maggiore è curato al meglio”
“La condizione di salute di Salvatore Riina non è paragonabile a quella degli ultimi anni di Bernardo Provenzano”, morto il 13 luglio 2016. Claudio Fava, vicepresidente della commissione parlamentare antimafia, è appena tornato dalla visita lampo effettuata con la presidente Rosy Bindi all’Ospedale Maggiore di Parma, dove il capo dei capi di Cosa Nostra è ricoverato in stato di detenzione al 41 bis dal gennaio 2016. “È lucido e presente a se stesso”.
Avete avuto modo di parlare con Riina?
No, la nostra visita si è limitata all’osservazione: non c’è stata interlocuzione, non volevamo dare a colui che è ancora il capo di Cosa Nostra un occasione di dialogo che diventasse una ribalta per esternazioni.
Le sue condizioni di salute come sono? Stazionarie. Ha una serie di patologie, un’in s uf fi c ie nz a renale, ma è ben curato e ben assistito. Assai meglio di quanto potesse esserlo ai domiciliari: ha medici e sanitari a disposizione ventiquattr’ore su ventiquattro. Nessuna particolare urgenza, è riscontrabile un deperimento fisico pronunciato, questo sì, ma come quello di una persona di 86 anni. È stabile dal punto di vista clinico.
Com’è il luogo del ricovero-detenzione?
È una struttura dedicata, un intero piano dell’ospedale dove ci sono in tutto tre ergastolani detenuti al 41 bis, anche un altro boss di Cosa Nostra e un camorrista. L’accesso è unico, le camere blindate e la garanzia di sicurezza appare totale. La sorveglianza è garantita dagli agenti del Gom (gruppo operativo mobile) della penitenziaria.
La stanza?
È molto grande, dispone di un letto medicalizzato elettrico, ha ovviamente la sedia a rotelle per gli spostamenti. Insomma, le sue condizioni non sono paragonabili a quelle degli ultimi anni di Provenzano? Assolutamente no: riceve e discute col suo avvocato e con sua moglie. I figli non lo vanno a trovare da diverso tempo da quanto ne so. Ma scrive anche lettere e ne riceve.
Avete deciso di effettuare la visita dopo il pronunciamento della Cassazione sulla necessità di garantire una morte dignitosa anche a Riina? Sì, il che non significa che gli ergastolani debbano morire fuori dal carcere. Il principio richiesto dalla Cassazione sulla morte dignitosa è rispettato dalle condizioni attuali garantite a Riina. Pensa che Riina potrebbe ritornare addirittura nel carcere di Parma?
Sì, il rientro nella casa circondariale non è da escludere, non è impossibile. Proprio in queste ore sono cominciati i lavori nella sezione 41 bis per garantire una detenzione in una cella abbastanza grande da poter contenere un letto ospedaliero elettrico come quello che serve a Riina. Vengono eseguiti anche dei lavori per l’am pl ia me nt o dell’accesso al bagno, per ga- rantire la possibilità di movimento con la sedia a rotelle. Cosa pensa delle parole di Giuseppe Graviano intercettate in carcere?
È un boss ancora giovane, ha appena 53 anni, ma già 25 trascorsi dietro le sbarre. Ha le motivazioni per fare queste considerazioni. Nel prossimo ufficio di presidenza della commissione antimafia richiederemo la sua audizione.
Er a n o s egnali quelli di Gravi ano?
È difficile credere che si possa esser tenuto carte in tasca per 25 anni senza la volontà di una c o ll ab o r az i one con la giustizia. Ha bisogno, secondo me, di inviare all’esterno segnali per riaffermare la sua caratura criminale. In parte possono essere cose vere, in parte mitologia...
Su Silvio Berlusconi?
I contatti negli anni 70 e 80 tra il mondo di Berlusconi e Cosa Nostra, agevolati da Marcello Dell’Utri, sono stati provati. Sappiamo molte cose anche delle responsabilità politiche di Berlusconi. Da qui ad un suo eventuale ruolo nelle stragi però ce ne corre.
Chiederemo di poter audire Graviano. I contatti tra B. e Cosa Nostra negli anni 70 e 80 sono già provati Totò Riina è in una condizione di vita dignitosa. Egli è stato e rimane il capo di Cosa Nostra ed è ancora pericoloso
ROSY BINDI