Bankitalia in campo Per le Popolari venete è iniziata la 25esima ora
APOPOLARE di Vicenza e Veneto banca attendono il soccorso pubblico ma prima vanno trovati gli 1,25 miliardi di capitali privati chiesti dall’Ue. Si tenta una soluzione di sistema con la regia di Intesa e Unicredit. Dopo quello di Vicenza, oggi c’è il cda di Vb
L’AD DI UBER, Travis Kalanick va in aspettativa dopo lo scandalo aziendale sulle molestie sessuali. Al suo ritorno avrà un ruolo ridimensionato. Nella mail ai dipendenti ha detto di aver bisogno di tempo, dopo la morte della madre, “per riflettere e lavorare su se stesso” l termine di una giornata convulsa chi tiene al destino delle due banche venete deve solo incrociare le dita. La Popolare di Vicenza e Veneto Banca sono entrate nella venticinquesima ora. Arrivate a un passo dal baratro, ieri mattina sono state riportate provvisoriamente in vita da una dichiarazione del ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, che ha fatto sapere che “la soluzione è ormai prossima e che le interlocuzioni con le istituzioni europee sono incoraggianti”, precisando che “la soluzione non contemplerà alcuna forma di bail in e che obbligazionisti senior e depositanti saranno in ogni caso pienamente garantiti”.
TRADUZIONE in italiano corrente. Alle 11 a Milano era convocato il consiglio d'amministrazione della Popolare di Vicenza, mentre quello di Veneto Banca si riunirà oggi. Il presidente Gianni Mion e l'amministratore delegato Fabrizio Viola avevano fatto sapere al governo che in mancanza di un segnale chiaro sul salvataggio con denaro statale il cda - da giorni pressato dagli avvocati che mettono in guardia tutti gli amministratori dai rischi legali connessi all’attesa di un miracolo mentre la banca è in condizioni drammatiche - avrebbe compiuto un passo irreversibile: o le dimissioni in blocco o, più ragionevolmente, una lettera alla vigilanza unica europea, il Supervisory Board della Bce, per rappresentare la drammatica realtà e per chiedere istruzioni. In pratica l’inizio del processo che avrebbe portato alla risoluzione della banca secondo le nuove regole del bail in.
La dichiarazione di Padoan è stata battuta dalle agenzie alle 9,42. Alle 12,15 è arrivata una dichiarazione simile da parte di un portavoce della Commissione europea: “Sono in corso contatti costruttivi per raggiungere una soluzione per le due banche in linea con le regole Ue, senza il bail in degli obbligazionisti senior. I depositi saranno in ogni caso pienamente garantiti”. A quel punto Mion, in chiusura dei lavori del cda di Pop. Vicenza, ha potuto dichiarare: “Il consiglio si è svolto in un clima sereno perché è stato preceduto dal comunicato del ministro Padoan che ha rassicurato sulla brevità dei tempi e sulla possibilità di trovare una soluzione, a cui è seguito anche quello della Ue”. Anche il vicepresidente della Commissione Europea Valdis Dombrovskis ha partecipato alla sagra delle buone intenzioni: “Stiamo lavorando a stretto contatto con le autorità italiane”.
Ma quale soluzione hanno in mente i grandi registi? Ci sono due scenari possibili, uno più visibile e uno che viene tenuto accuratamente nascosto. Il primo è quello di sempre. La
La storia
commissaria Margrethe Vestager ha detto chiaramente a Padoan che il via libera alla ricapitalizzazione precauzionale da 4,7 miliardi (per entrambe le banche in vista della fusione) è subordinato alla partecipazione di capitali privati per almeno 1,2 miliardi.
SU QUESTO AUT AUT la trattativa con Bruxelles è ferma da settimane. Anche il premier Paolo Gentiloni è intervenuto su Bruxelles per chiedere un ammorbidimento della posizione, ma non sembra che possa ottenere molto più di uno sconto, da 1,2 miliardi a 1 o qualcosa meno. Apparentemente Padoan sta stringendo i tempi per spingere le banche italiane a tassarsi almeno per quel miliardo, facendo presente il rischio per loro di dover dare non 1 ma 11 miliardi al Fondo di garanzia dei depositi (attualmente a secco) in caso di crac delle due venete. Qualcosa però non torna. Ci sono alcune banche di grandi dimensioni che si sono già dichiarate indisponibili, come Ubi ha fatto ieri per bocca del presidente Andrea Moltrasio. Non sembra però che alle banche sia ancora arrivata una richiesta formale di Padoan.
Nel frattempo, soprattutto dopo che è intervenuta una robusta moral suasion del Quiri-
L’ipotesi dietro le quinte
Il gruppo di Mustier e l’altro pretendente metterebbero un miliardo a testa per controllarle col supporto dello Stato