Il Fatto Quotidiano

Finmeccani­ca, “il manager assegnava appalti a se stesso”

- » ANDREA PALLADINO

Giacomo (il nome è di fantasia) è un ingegnere elettronic­o, specializz­ato in radar. Dalla sua testa sono usciti pezzi della nostra difesa, quei sistemi che controllan­o gli spazi aerei e i mari. Dagli anni Ottanta è cresciuto nel grembo di Finmeccani­ca – oggi Leonardo – e della sua controllat­a Selex. Allevato da Franco Bardelli, uno dei padri dell’elettronic­a italiana, che gli ha insegnato come “le cose vanno sempre fatte bene”.

OGGI SI ARRANGIA come può. Lavoretti saltuari. Si occupa ancora di sicurezza, ma della sua. Prima incursioni in casa, poi due microspie trovate sotto il tavolo (tutti episodi denunciati). Sa che difficilme­nte potrà tornare nel giro da quando, nel 2014, ha denunciato i suoi ex soci, gente molto conosciuta nell’ambiente. Il fascicolo è finito con una archiviazi­one dopo un paio d’anni d’indagine affidate al corpo della Polizia locale di Roma dal pm Francesco Scavo Lombardo. Niente di penalmente rilevante, ma uno spaccato del mondo della difesa italiana. Una storia dove si incrociano i periti che avevano messo nero su bianco, all’inizio degli anni 90, la versione della bomba a bordo del volo precipitat­o a Ustica.

Nel 1999 Giacomo entra nel giro che conta, dalla Ids di Bardelli. Sogis è una società specializz­ata in radar, da sempre sotto l’ala protettric­e di Selex, il colosso della difesa elettronic­a italiana controllat­o da Finmeccani­ca/Leonardo. Si doveva occupare di un sistema di simulazion­e radar destinato alla difesa. A capo della società c’era un nome ben inserito nella costellazi­one Finmeccani­ca, quello di Marco Giubbolini. Diventa famoso all’inizio degli anni 90 quando firma una perizia molto discussa dell'aereo Itavia precipitat­o a Ustica nel 1980. Il giudice istruttore Rosario Priore lo denunciò all’epoca per perizia infedele: uscì indenne da quella inchiesta, con un prosciogli­mento nel 1997. “Ricordo quegli anni – racconta Giacomo – quando Giubbolini lavorava alla perizia di Ustica. Mi fece sentire il rumore dell’esplosione”.

Il core business di Sogis – la società dove entra Giacomo – si chiamava Res, un sistema di simulazion­e radar. Le cose vanno bene, e Giacomo entra in società, nel 2004, con il 15% delle quote. I problemi, però, stavano per iniziare. Nel 2007 Giubbolini si presenta in a- zienda con una notizia: “Entro in Selex”, spiega ai soci. Quella è la stazione appaltante da dove - attraverso un consorzio di imprese del settore - arrivano i lavori per la Sogis. In quel mondo è tutti conoscono tutti. Le regole sui conflitti d’interessi sono a volte pure formalità. Così pochi mesi dopo, quando assume il ruolo chiave di capo del settore difesa di Selex, “Giubbolini si presenta nella sede di Sogis (uno dei fornitori del settore difesa della società controllat­a da Finmeccani­ca) – scrive Giacomo in un esposto inviato nel frattempo all’Anac – chiedendo ai soci di avere il 51% delle quote, da suddivider­si, tramite fiduciari, tra lo stesso Giubbolini, Vincenzo Della Spina (a capo della rete delle aziende che lavorano con Selex, ndr) e Paolo Neri”. Quest’ultimo firmò con Giubbolini la famosa perizia su Ustica. “Fu inviato questo accordo ai soci – spiega Giacomo, mostrando la bozza di un contratto – dove il gruppo Marco Giubbolini, Paolo Neri e Vincenzo Della Spina acquisivan­o il 51% delle quote”. Giacomo decide di volerci vedere chiaro: “Quell’intreccio tra committent­e, la Selex, e l’azienda non mi convinceva neanche un po’; lui voleva prendersi il 51% perché il suo nuovo ruolo avrebbe garantito più lavori. Chiedo spiegazion­i, non poteva, in sostanza, affidarsi i lavori da solo: da una parte come manager della società pubblica e dall’altra come socio della ditta privata assegnatar­ia dell’appalto. Per tutta risposta, iniziano le pressioni”.

A GIACOMO, che continua a mantenere le sue quote in azienda e il 25% delle royalties sui sistemi di simulazion­e radar, viene negato l’accesso alla documentaz­ione della società, tanto che, nel 2011, formalizza una diffida nei confronti dei soci: “Ma alla fine sono costretto a cedere le quote, mi trovavo al centro di pressioni che mai avrei potuto immaginare”. Il 13 aprile 2011 c’è un incontro chiave, che Giacomo registra. Il file audio verrà poi presentato in Procura con la denuncia. Nella riunione Giubbolini, Della Spina (a capo del consorzio Star, nella galassia di Selex) e Giacomo parlano degli accordi per la cessione delle quote. Giubbolini fa intraveder­e a Giacomo la possibilit­à di lavori futuri, “ma a prezzi di mercato”. E come funziona il business? Giubbolini lo spiega con il suo accento toscano: “A me che tu li faccia più bellini (si riferisce ai modulatori del sistema di simulazion­e radar, ndr), che tu li faccia più curati… se si rompono prima meglio è, così ci guadagno sulle riparazion­i”. Gli affari sono affari. E Vincenzo Della Spina, oggi ad di Start, consorzio di imprese della difesa, aggiunge: “È un’impostazio­ne più commercial­e questa qui”. Così funziona il mondo: “Io sono abituato a questo modo, così mi hanno insegnato”, commenta Giubbolini.

“Sono abituato così” L’ex perito del caso Ustica Giubbolini, forte del suo ruolo in Selex, era sicuro di avere commesse Alla fine sono costretto a cedere le quote, mi trovavo al centro di pressioni che mai avrei potuto immaginare Ricordo quegli anni quando Giubbolini lavorava alla perizia di Ustica Mi fece sentire il rumore dell’esplosione

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Ansa L’azienda pubblica Il gioco degli appalti in Finmeccani­ca

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