Il Fatto Quotidiano

Il boom italiano non è così super: quasi ultimi in Ue

- CARLO DI FOGGIA

▶” IL FONDO

monetario internazio­nale ha rivisto le stime di crescita dell’Italia di 0,5-0,6 punti percentual­i, da 0,7-0,8 a 1,3, sono cifre gigantesch­e per chi fa previsioni, anche al di sopra delle ottimistic­he stime del Tesoro”, spiegava ieri Pier Carlo Padoan. Da giorni il ministro dell’Economia, e con lui il governo, mostra euforia per i dati sull’economia italiana. Tutto è iniziato lo scorso primo giugno, quando l’Istat ha rivisto al rialzo la stima preliminar­e del Pil nel primo trimestre 2017, da +0,2 a +0,4%, e su base annua da +0,8 a +1,2%. “È il segnale che le riforme funzionano”, è stato il coro in fila di ministri e pezzi del Pd. Problema: revisioni così al rialzo nel primo trimestre non hanno riguardato solo l’Italia, visto che la Grecia è passata da -0,1% a +0,4% (l’Istat francese ha rivisto il Pil di un decimale) . Ma in generale è stato un trimestre di forte crescita in quasi tutta l’Ue (la media è stata dello 0,6%). Il Portogallo, per dire, ha registrato un incredibil­e quanto anomalo balzo dell’1% su base trimestral­e e del 2,8% su base annua. Stando ai dati Eurostat, la crescita dell’Italia nei primi tre mesi di quest’anno è stata tra le più basse dell’Ue e su base annua è la terzultima, peggio fanno solo Francia (1%) e Grecia (0,4%). Ben 22 Paesi membri su 28 registrano una crescita superiore al 2%. Del dato italiano spicca il forte contributo alla domanda interna dato dalle “scorte”, cioè la produzione che finisce in magazzino. Secondo gli analisti è un elemento che dovrebbe indurre a una certa “cautela”: nel secondo trimestre il ritmo potrebbe rallentare. Ad aprile, l’indice destagiona­lizzato della produzione industrial­e è calato dello 0,4%. La revisione al rialzo del Fmi sull’Italia è sorprenden­te, ma è la stessa istituzion­e a segnalare che nel 2018-2020 la stima è di una “moderata crescita” intorno all’1%. Il Pil italiano è ancora sette punti sotto i livelli del 2007, prima dello scoppio della crisi finanziari­a. Complessiv­amente non è cresciuto negli ultimi 15 anni.

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