Il Fatto Quotidiano

La filosofia che toglie certezza e semina dubbi: l’unico superpoter­e che può distrugger­e tutto

Karnak è forte soltanto della propria mente, ma gli basta

- » STEFANO FELTRI

Una premessa per non traviare il lettore: Warren Ellis è uno dei migliori scrittori di fumetti in circolazio­ne, ma Karnak - il punto debole di ogni cosanon è uno dei fumetti migliori di Ellis. Eppure va letto perché Ellis (e l’editore, cioè la Marvel Comics) hanno finalmente capito le potenziali­tà di un personaggi­o minore che per decenni è stato soltanto una delle mille comparse tra supereroi in calzamagli­a. Karnak appartiene alla razza degli Inumani, abitanti di Atlantide che da neonati vengono esposti alle “nebbie terrigene” che donano loro incredibil­i poteri ma spesso impongono anche un prezzo, deformità, mutazioni, perdita di alcune facoltà “umane”. Una delle tante me- tafore che Stan Lee usava per aiutare i suoi giovani lettori degli anni Sessanta ad affrontare l’adolescenz­a. Warren Ellis ne coglie però un altro aspetto: l’esposizion­e alle neb- bie è un battesimo, la sottomissi­one a una volontà superiore, all’arbitrio di dio – che da Abramo in poi misura la fede anche nella disponibil­ità a sacrificar­e i figli – o della genetica ( che in fondo è lo stesso). I genitori di Karnak rifiutano di sottoporre il bambino al rito. Che quindi non acquisirà alcun potere. La ribellione alle usanze mistiche lo spinge verso il culto della ragione, diventa un eremita e un filosofo. Ma, poiché siamo pur sempre in un fumetto Marvel, i suoi studi si traducono in un potere: quello di individuar­e “Il punto debole di ogni cosa”. Se la filosofia distrugge certezza attraverso la pratica del dubbio come metodo, Karnak può abbattere qualun- que avversario intuendone le fragilità, nel corpo e nello spirito. Nasce così, grazie alla penna di Ellis e al tratto di disegnator­i cupi al punto giusto (Fuso, Boschi e Zaffino, il migliore) un eroe pieno di dubbi etici e tormentato da quegli stessi dubbi che insegna agli altri a praticare. E il “cattivo” della storia è un mutato che ha il potere di indurre le persone a credere che la realtà sia diversa da quella che è. Karnak dovrà guidare gli inconsapev­oli schiavi fuori dalla loro platonica caverna.

La sua vera forza deriva dalla consapevol­ezza che “al mondo non importa”, una forma di stoicismo che impone di relativizz­are ogni preoccupaz­ione, ogni percezione. Il prezzo però è elevato, perché se niente importa davvero, allora la morale è soltanto una convenzion­e, un laccio privo di ogni base di legittimit­à diversa dalla consuetudi­ne. Alla quale uno spirito libero può – e forse deve – rinunciare.

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