Angeli, Schifano, Festa: quando Roma non era solo “pop”
SBLITZ
Da oggi al 14 luglio, a Roma, una sintesi al vetriolo con la mostra “Riso Amaro. Dieci anni di blitz di Iginio De Luca” (presso AlbumArte). Un documento dei numerosi blitz artistici, performativi, politici e ironici di De Luca: personaggi e luoghi che incarnano il potere come Papa Ratzinger, San Pietro, il Quirinale o Palazzo Chigi. I blitz non sono mai semplici gesti goliardici, ma incursioni poetiche e prese di posizione politiche arà difficile per un turista neofita in visita per la prima volta oggi a Roma – che sfogliando e affidandosi alla sua guida della città si spinga fino a via del Babuino, piazza del Popolo e via Margutta – credere che ciò che vede oggigiorno siano le vestigia, ancorché un po’ in rovina, d e l quartiere romano dell’Arte. E sarà, forse, ancora più difficile immaginare che all’inizio degli anni 60 Roma era la città italiana di maggiore respiro internazionale; e ciò sia in ragione del fenomeno della Hollywood sul Tevere, delle star e degli artisti, soprattutto americani, che affollavano le vie del centro, sia per la presenza di scrittori e intellettuali che davano ragion d’essere agli antichi caffè o alle antiche gallerie.
ALLA GALLERIA“La Tartaruga” di Plinio de Martiis in via del Babuino, per esempio, venne esposta in quegli anni e per la prima volta a Roma la famosa arte contemporanea americana. E ai tavolini del Caffè Rosati in piazza del Popolo si davano appuntamento i tre pittori più famosi e anche più discussi della Nuova Scuola Romana: Franco Angeli, Tano Festa e Mario Schifano, protagonisti del movimento della Pop romana. È bene, tuttavia, precisare che si tratta di una definizione che mostra il fianco a molti limiti, poiché i lavori italiani – in ragione di una diversa profondità di retaggio culturale e della crisi della pittura di quegli anni – possedevano una natura più complessa che molto presto si espanse in Arte Concettuale e Arte Povera. Come disse lo stesso Tano Festa: “Per un artista italiano, romano e per di più vissuto a un tiro di schioppo dalle mura vatica- ne, popular è la Cappella Sistina, vero marchio del made in Italy.”
Quel turista incredulo, i nostalgici di quel tempo e anche chi quel tempo proprio non lo ha conosciuto – tutti, insomma – dovrebbero correre a visitare la mostra Roma anni 60: no- pop alla Galleria Erica Ravenna Fiorentini Arte Contemporanea, a Roma, aperta fino al 30 settembre. L’intento delle curatrici, la stessa Ravenna e Laura Cherubini, è il racconto di quell’epoca dorata. Eppure, quando potrebbe sembrare l’ennesima esposizione nostalgica che si incanala nell’inveterata abitudine di guardarsi sempre indietro, ecco che la scelta delle opere da parte delle curatrici è preziosa, originale, sorprendente.
Sfilano così Mare( 1963) di Mario Schifano, a cui è dedicata un’intera parete: un’opera di due metri per due di smalti azzurri e grafite su carta da pacchi intelata, uno dei migliori e più evocativi pezzi della riuscita serie che in quegli anni il pittore ha dedicato a questo elemento. Grigio e Rosso (1959) di Franco Angeli, che sul doppio supporto di garza su tela sperimentava una tecnica mista di pittura; e ancora Armadio con specchio (1962) di Tano Festa, anch’essa un’ope ra imponente, e realizzata con smalti opachi e purpurina d’argento su legno.
MA IL SUCCESSO della Pop romana riguarda, tuttavia, anche altri artisti, di cui le curatrici si sono giustamente sovvenute. In mostra, allora, anche Coppia felice (1966) di Cesare Tacchi, che incastra due supporti differenti, il tessuto e la tavola; Perugino amore mio (1970) di Gino Marotta, che si iscrive nella sperimentazione dei colori metacrilati che lo hanno reso noto; e ancora AN. BE. CO ( 1966) un olio su tavola di Renato Mambor, in cui leggiamo la denuncia della disconnessione dell’uomo dal sé e dal mondo, e un immancabile K ru sc iov ( 1 961 - 6 3, smalto su tela), una delle tipiche figure dipinte da Sergio Lombardo.
Un ricordo inedito e originale di un’epoca indimenticabile in una piccola grande mostra. UN PUNTO di vista nuovo – le coppie di artisti – per rileggere le vicende dell’avanguardia visiva russa attraverso il contributo di sei autori della prima generazione, uniti nella ricerca di nuovi linguaggi espressivi, così come nella vita. Destinata ad attrarre un pubblico variegato, la mostra racconta il legame tra arte e vita che le coppie vissero in una fase di intensa collaborazione artistica e politica. Con oltre cento opere, tra dipinti, sculture, disegni, collage, fotografie, manifesti pubblicitari e di propaganda, vengono indagati i metodi di lavoro soffermandosi sui punti di contatto. È LA PRIMA personale romana dell’argentino Nicolás Romero Escalada aka Ever, street artist di Buenos Aires. Una mostra che indaga l'estasi mistica cristiana contemporanea. Gli interventi di Ever sono connessi alla realtà dei luoghi: Roma per indagare la triade sacro-sesso-individuo, con l'incontro con Bernini neL'estasi di Santa Teresa. Ever interpreta la Transverberazione. Trasforma la galleria in uno spazio estatico, erotico e sacro, in cui uomini e donne rapiti da entità sconosciute attendono che l'anima in volo verso l'oggetto amato, ritorni.