Carabinieri in cella per i pestaggi: “Noi come i capimafia”
MassaCarrara Uno in cella, tre ai domiciliari: lesioni, sequestro, falso e violenza sessuale. Vittime stranieri e italiani. Il manganello d’acciaio e il sospetto di un omicidio
Lo scontro
Il pm: “Era quasi la normalità” Ma i residenti, con Gasparri, difendono gli accusati
Bisogna essere “come la mafia”. Da questa caserma non deve uscire niente. Nessuno deve sapere che cosa succede qui. A pronunciare questa frase sarebbe stato un carabiniere, non un mafioso. Queste parole hanno fatto capire ai magistrati di Massa Carrara la gravità dell’inchiesta che avevano per le mani. Tanto grave che un investigatore aggiunge: “Abbiamo sequestrato una mazza telescopica d’a cciaio. Che crediamo sia stata usata da alcuni carabinieri per picchiare degli immigrati. Una roba che può fare male, malissimo. Mi capisce?”. Ci sono casi di persone con ferite gravissime? “Stiamo indagando”. Avete il dubbio che possa esserci stato un morto? “Stiamo compiendo accertamenti anche su questo”.
Carabinieri che dicono di doversi comportare come la mafia. Addirittura accertamenti – anche se nessuno è indagato per questo e potrebbero non esserci riscontri – per capire se possano esserci stati dei morti. Da qui si capisce l’entità dell’inchiesta in mano alla Procura di Massa Carrara e ai carabinieri che indagano sui loro colleghi. Parliamo di un fascicolo con 18 mila pagine di intercettazioni, registrazioni ambientali e altri documenti. Poi 23 carabinieri indagati, 8 sottoposti a misure cautelari (uno in manette, tre ai domiciliari, altri quattro con divieto di dimora).
Per capirci: l’intera caserma di Aulla indagata, poi altri militari sotto inchiesta a Licciana Nardi, Albiano Magra e Pontremoli, tutte in provincia di Massa Carrara.
NON È UN ANGOLO dimenticato dal mondo, ma una valle di 70 chilometri con 50 mila abitanti. Una valle splendida e isolata: si arriva dalla Liguria, ma è Toscana. “Liguri apuani”, si dicono gli abitanti orgogliosi di questo mondo a parte. Ecco, l’ipotesi dell’inchiesta è che in Val di Magra decine di carabinieri fossero sfuggiti al controllo. Una specie di potere a parte. Che picchiava immigrati (e non solo), compiva violenze anche sessuali e falsificava montagne di atti. I capi di im- putazione sono 104. Aldo Giubilaro – procuratore di Massa con la fama di duro, ma anche di uomo delle istituzioni – spiega così: “Il guaio è che queste pratiche erano diventate normalità”.
Tutto comincia dalla denuncia di un italiano che riferisce di essere stato picchiato dai carabinieri. È il giugno 2016. Il fascicolo finisce al pm Alessia Iacopini. Tirando il filo della prima segnalazione i magistrati e i carabinieri si trovano in mano una rete di episodi e testimonianze: ecco un marocchino che sarebbe stato trovato in possesso di una modica quantità di droga. Un tipo tosto, ma gli sarebbe stato riservato un trattamento totalmente fuori da ogni legge: spogliato, con un militare che gli infila un dito nell’ano. Nel referto si parla di lesioni guaribili in cinque giorni, ma l’i mm ig ra to avrebbe subìto ferite ben più gravi. C’è poi una prostituta straniera condotta in caserma e sottoposta a trattamenti non esattamente ortodossi.
Ma i casi contestati sono decine. Riguardano in gran parte immigrati portati in caserma dove sarebbero stati pestati a sangue. E c’è, appunto, quella mazza di metallo, “una specie di manganello telescopico, che arrivava a essere lungo circa settanta centimetri”, spiega un investigatore. Aggiunge: “Il proprietario ha sostenuto che era un giocattolo della figlia...”. Il dubbio è che sia stato utilizzato per far male. E mol- to. Anche se questo elemento non è ancora contenuto nella carte dell’inchiesta. I pm e i carabinieri stanno indagando, ma è difficile trovare chi parli.
Anzi, tutti nella valle si sono schierati con i carabinieri. Perfino sindaci e politici nazionali. Qui a marzo, dopo le prime perquisizioni, 300 cittadini con diversi amministratori sono scesi in piazza a fianco dei “nostri carabinieri”. perché “la Procura sta interpretando male la strada... conosciamo chi accusa i carabinieri, sono i delinquenti da cui ci protegge l’Arma”. L’idea è questa: gli spacciatori immigrati accusano i carabinieri perché li mettono in galera. Tutti giurano e spergiurano: “Noi quei carabinieri li conosciamo. Sono bravissimi ragazzi. E sono gli unici che ci proteggono. Qui siamo rimasti soli”. Addirittura in piazza, accanto a tre auto dei carabinieri con una decina di militari schierati, interviene il vice presidente del Senato, Maurizio Gasparri: “C’è una parte della magistratura che crede all’ultimo straniero che parla, quindi la solidarietà va data sì, ma alle nostre Forze dell’Ordine”. Applausi scroscianti.
A DIFENDERE alcuni carabinieri è Roberto Valettini, avvocato molto stimato in Val di Magra. Nonché sindaco del centrosinistra eletto quattro giorni fa. Insomma, i pm e i carabinieri che indagano si sentono soli. Ma vanno avanti. È proprio il procuratore Giubilaro a voler rassicurare: “Abbiamo fatto un lavoro lungo, attentissimo. Il gip ha confermato tutte le nostre richieste parlando di ‘prove evidenti’. Ma noi abbiamo ovviamente la massima, sottolineo massima, fiducia nei carabinieri e siamo anzi contenti che questo fenomeno sia circoscritto”. Accanto a lui, alla conferenza stampa di ieri, c’era il comandante provinciale dell’Arma, Valerio Liberatori. È un segnale: “I carabinieri – dice un ufficiale – sono i primi a voler far chiarezza”.
Terra stupenda e appartata, la Val di Magra: il riflesso del mare a sud e le montagne intorno. Quelle Apuane bianche di marmo che sembra neve anche d’estate. Paesi, come Fivizzano, dove d’improvviso ti trovi davanti una piazza medicea. Qui era passato anche Dante: “Tragge Marte vapor di Val di Magra/ ch’è di torbidi nuvoli involuto”. Sarà ora l’inchiesta a spazzare via quei “torbidi nuvoli”.