È un rischio che potrebbe portare alla Corte dei Conti
Non è di semplice comprensione il motivo che ha spintola Raia sfidare la legge e un parere dell’Avvocatura dello Stato – di fatto ignorato – per rimuovere il limite di
240 .000 euro ai compensi degli artisti senza distinzioni. Per applicare la stessa legge, qualche mese fa durante l’agonia del mandato di Campo Dall’Orto, Viale Mazzini ha esteso il tetto – già imposto ai dirigenti e ai giornalisti interni – agli ingaggi milionari di Carlo Conti e compagni. Forse la delibera era sbrigativa, ma rispettosa di una normativa tanto contorta quanto valida. Perché la deroga agli artisti non è presente nella recente legge sull’Editoria (art. 9 comma 1-ter).
ALLORA s’è cominciato a scavare e la Rai ha pescato la legge 244/2007 (art. 3 comma 44) che salva gli artisti. Che fare? Aspettare, intanto. E poi il governo, per rimediare alle titubanze aziendali, ha interpellato l’Avvocatura. La risposta: la deroga al tetto è legittima se la prestazione ha “effettivamente natura artistica”. Questo parere lasciava sotto il tetto i presentatori dei programmi d’informazione, che sono almeno 10 dei 41 che in Rai guadagnano oltre i 240mila euro. Così s’è innescato il dramma Vespa. Per settimane il conduttore di Porta a Porta si è dichiarato artista e non giornalista. Il primo Cda di Mario Orfeo, invece, ha reperito una soluzione (in passato rinviata per indebolire Campo) che approva i contratti in vigore e non pone vincoli al futuro. Comunica la Rai: “Possono considerarsi di natura artistica le prestazioni in grado di offrire intrattenimento generalista oppure di creare o aggiungere valore editoriale in termini di elaborazione del racconto nelle sue diverse artico lazion i”. Siccome sfugge quale sia il metro di misura del “valore editoriale” e del “racconto nelle sue diverse articolazioni”, vuol dire che la scelta sarà discrezionale. La legge in Rai non vale. La Corte dei Conti non sarà d’accordo.