Vaccini, resistono anche Liguria e Lombardia
Dopo il ricorso del Veneto, Maroni: “Se accolto varrà per tutti, no all’obbligo”. Con lui si schiera Toti
Giorno due della dialettica tra il ministero della Salute e le Regioni, tra l’Istituto Superiore della Sanità e il governatore del Veneto, Luca Zaia, che martedì ha annunciato il ricorso alla Consulta per “lesione dell’autonomia regionale” sul decreto della ministra della Salute Lorenzin che rende obbligatori i vaccini e li lega, per l’infanzia, all’iscrizione a scuola.
Il primo appoggio è arrivato proprio dal fronte leghista: “Ben venga il ricorso della Regione Veneto – ha detto ieri Roberto Maroni, governatore della Lombardia –. Noi non facciamo ricorso ma se quello di Regione Veneto dovesse essere accolto varrebbe anche per la Lombardia”. Nessuno scontro diretto, quindi, ma l’approccio soft. L’intenzione è sostenere il Veneto in Conferenza delle Regioni e convocare il ministro Lorenzin per chiedere di modificare il decre- to, soprattutto sulle sanzioni. La giustificazione è sempre la stessa: no all’imposizione, sì al potenziamento di comunicazione e informazione. Un’occhiata alle altre Regioni mostra che il governatore potrebbe non essere l’unico ad opporsi.
NESSUN RICORSO, ma la stessa resistenza in Liguria. “I vaccini sono una conquista delle società civili per il debellamento di alcune malattie letali – ha detto a la vicepresidente della Regione, nonché e assessore alla Sanità, Sonia Viale – , ma l’approccio non può essere la coercizione. Dico ‘no’ all’imposizione e dico ‘sì’ a un intervento di educazione, per accompagnare le famiglia a chiarire un momento della loro vita che riguarda la salute dei figli”. Anche in questo caso, si farà pressione in Conferenza delle Regioni per chiedere al governo una correzione del decreto. Qualche giorno fa, invece, i consiglieri della Provincia autonoma di Bolzano hanno appro-
CON IL NUOVO decreto, i vaccini obbligatori in Italia passano da 4 a 12. La mancata vaccinazione comporterà l'impossibilità di iscriversi ad asili nido e scuole materne. L’obiettivo è raggiungere la cosiddetta immunità di gregge e quindi la copertura vaccinale del 95 per cento vato un ordine del giorno che condanna il provvedimento e che chiede sia di riportare il numero delle vaccinazioni obbligatorie a quelle previste prima del decreto, sia che “la campagna per aumentare la copertura vaccinale sia ampia ed equilibrata”. L’ordine del giorno non ha effetto pratico, è un documento di indirizzo politico al Governo che assume però valore simbolico, soprattutto se approvato all’unanimità.
E le altre Regioni? Ieri, il Consiglio regionale della Puglia ha approvato a maggioranza (10 voti favorevoli) ma con 4 contrari e 11 astenuti, l’ordine del giorno con il quale si rinvia la discussione alla prima seduta utile dopo la conversione in legge del decreto, che ora deve affrontare il Parlamento (oggi l’Aula del Senato dovrà invece esprimersi sul parere circa la sussistenza dei requisiti di costituzionalità chiesto dal M5s). Si prende tempo, insomma. Anche perché molte regioni, dalla Toscana alle Marche e fino alla Calabria aveva già avviato autonomamente gli iter per vincolare ai vaccini l’iscrizione agli asili nido e alle scuole materne. Cambiare direzione potrebbe ora rivelarsi una scelta politica.
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