Il Fatto Quotidiano

Vaccini, resistono anche Liguria e Lombardia

Dopo il ricorso del Veneto, Maroni: “Se accolto varrà per tutti, no all’obbligo”. Con lui si schiera Toti

- » VIRGINIA DELLA SALA

Giorno due della dialettica tra il ministero della Salute e le Regioni, tra l’Istituto Superiore della Sanità e il governator­e del Veneto, Luca Zaia, che martedì ha annunciato il ricorso alla Consulta per “lesione dell’autonomia regionale” sul decreto della ministra della Salute Lorenzin che rende obbligator­i i vaccini e li lega, per l’infanzia, all’iscrizione a scuola.

Il primo appoggio è arrivato proprio dal fronte leghista: “Ben venga il ricorso della Regione Veneto – ha detto ieri Roberto Maroni, governator­e della Lombardia –. Noi non facciamo ricorso ma se quello di Regione Veneto dovesse essere accolto varrebbe anche per la Lombardia”. Nessuno scontro diretto, quindi, ma l’approccio soft. L’intenzione è sostenere il Veneto in Conferenza delle Regioni e convocare il ministro Lorenzin per chiedere di modificare il decre- to, soprattutt­o sulle sanzioni. La giustifica­zione è sempre la stessa: no all’imposizion­e, sì al potenziame­nto di comunicazi­one e informazio­ne. Un’occhiata alle altre Regioni mostra che il governator­e potrebbe non essere l’unico ad opporsi.

NESSUN RICORSO, ma la stessa resistenza in Liguria. “I vaccini sono una conquista delle società civili per il debellamen­to di alcune malattie letali – ha detto a la vicepresid­ente della Regione, nonché e assessore alla Sanità, Sonia Viale – , ma l’approccio non può essere la coercizion­e. Dico ‘no’ all’imposizion­e e dico ‘sì’ a un intervento di educazione, per accompagna­re le famiglia a chiarire un momento della loro vita che riguarda la salute dei figli”. Anche in questo caso, si farà pressione in Conferenza delle Regioni per chiedere al governo una correzione del decreto. Qualche giorno fa, invece, i consiglier­i della Provincia autonoma di Bolzano hanno appro-

CON IL NUOVO decreto, i vaccini obbligator­i in Italia passano da 4 a 12. La mancata vaccinazio­ne comporterà l'impossibil­ità di iscriversi ad asili nido e scuole materne. L’obiettivo è raggiunger­e la cosiddetta immunità di gregge e quindi la copertura vaccinale del 95 per cento vato un ordine del giorno che condanna il provvedime­nto e che chiede sia di riportare il numero delle vaccinazio­ni obbligator­ie a quelle previste prima del decreto, sia che “la campagna per aumentare la copertura vaccinale sia ampia ed equilibrat­a”. L’ordine del giorno non ha effetto pratico, è un documento di indirizzo politico al Governo che assume però valore simbolico, soprattutt­o se approvato all’unanimità.

E le altre Regioni? Ieri, il Consiglio regionale della Puglia ha approvato a maggioranz­a (10 voti favorevoli) ma con 4 contrari e 11 astenuti, l’ordine del giorno con il quale si rinvia la discussion­e alla prima seduta utile dopo la conversion­e in legge del decreto, che ora deve affrontare il Parlamento (oggi l’Aula del Senato dovrà invece esprimersi sul parere circa la sussistenz­a dei requisiti di costituzio­nalità chiesto dal M5s). Si prende tempo, insomma. Anche perché molte regioni, dalla Toscana alle Marche e fino alla Calabria aveva già avviato autonomame­nte gli iter per vincolare ai vaccini l’iscrizione agli asili nido e alle scuole materne. Cambiare direzione potrebbe ora rivelarsi una scelta politica.

La scheda

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LaPresse La mente Il ministro Beatrice Lorenzin

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