Altro che funerale, il Cnel ora brinda: indennità e poltrone
Zombie Doveva scomparire con il referendum, ma con Treu a capo sarà rilanciato. Nomine in arrivo per i 64 consiglieri: 370 domande
Il Cnel è morto, viva il Cnel. Sembrava fosse stato definitivamente travolto dagli scandali già nel 2013, quando era affiorata una distribuzione a dir poco allegra di consulenze, rimborsi spese e diarie che aveva portato a un azzeramento di incarichi e prebende. Ma passata la paura del referendum del 4 dicembre, con cui Matteo Renzi lo voleva cancellare dall'orizzonte degli organi costituzionali, il Consiglio nazionale per l'economia e il lavoro torna a nuova vita e nel mirino delle vecchie spartizioni tra partiti e sindacati. Del resto lo stesso neo presidente dell'organismo di Villa Lubin, il professor Tiziano Treu, lo aveva annunciato poche settimane fa in un'intervista a un quotidiano: “Sarebbe stato disdicevole lasciarlo marcire, allora il governo e il capo dello Stato hanno deciso di rilanciarlo, farlo partire su una base nuova, con persone nuove”.
NONOSTANTE abbia fatto campagna referendaria con Renzi per abolirlo, oggi Treu preannuncia un futuro per il Cnel con l'aggiunta di nuove funzioni in accordo con il governo Gentiloni, che nel mese scorso ha deciso di riavviare, dopo due anni, le procedure di rinnovo dell'assemblea dei consiglieri. L'annuncio non è sfuggito alle associazioni sindacali e imprenditoriali che, dopo aver snobbato gli incarichi, non più retribuiti, con dimissioni a catena che hanno portato gli attuali consiglieri da 64 a 24, si sono tutte ricandidate in massa. Anche quelle che hanno fatto propaganda per abolirlo, come Confindustria e Compagnia delle opere. Finora sono arrivati alla Presidenza del Consiglio circa 370 candidature, mentre la leggina che avrebbe dovuto ridurre i membri del consiglio già con la manovrina di aggiustamento, ventilata dallo stesso governo, non è mai stata presentata. La corsa alla rappre- sentanza del Cnel riparte quindi dall'attuale normativa e dall'assetto a 64 membri, scelti e designati a discrezione dal Consiglio dei ministri in base a una rappresentatività che finora nessuno certifica. Nei giorni scorsi qualcuno ventilava addirittura un aumento del numero dei componenti. Rimangono in piedi intanto anche i contenziosi tra lo Stato e i vecchi consiglieri su stipendi e rimborsi che fanno del Cnel, rinato come l'Araba fenice, ancora una gallina dalle uova d'oro. Rinvigoriti dal “cambio di verso” di palazzo Chigi e forti dell'autogoverno di cui l'istituto ha di fatto goduto fin dalla sua istituzione, ad aprile scorso i membri dell'assemblea del Cnel si sono votati all'unanimità il ritorno delle indennità, cancellate nel 2015, con l’aggiunta di quasi due anni e mezzo di arretrati. Fanno circa 4 milioni di euro. Vale 25 mila euro lordi l’anno per i consiglieri semplici, più i rimborsi spese; 45 mila euro per i vicepresidenti e 215 mila per il presidente. Intanto il confronto con lo Stato sulla pre- sunta autonomia regolamentare del Cnel si è spostato davanti alla Corte dei Conti. L'istruttoria è partita nel 2013 dalla denuncia del segretario generale del Cnel e magistrato della Corte dei Conti, Franco Massi. Sotto inchiesta sono finiti in 15 tra presidenti, vi- ce presidenti di commissione e funzionari. Spiccano i nomi degli ex presidenti Antonio Marzano e Salvatore Bosco e dell’ex segretario generale, Michele Dau. A processo anche i vicepresidenti dell’epoca, il senatore di Forza Italia e presidente di Federalberghi Bernabò Bocca, Giuseppe Acocella e Vittorio Fini. Dopo 40 ore di interrogatori e aver passato al setaccio la documentazione contabile dal 2008 al 2013, il viceprocuratore generale Tammaro Maiello ha accertato uno sperpero di pubblico denaro che assomma a circa 8 milioni di euro, tra convenzioni di ricerca affidate all'esterno, consulenze, contratti di servizio affidati senza gara, diarie e spese di missione. Acquisti, secondo la procura, indebiti. La prescrizione ha ridotto la richiesta di risarcimento a circa 737mila euro ma l'eventuale riconoscimento del dolo, oltre la colpa grave, potrebbe riaprire i termini.
LA LINEA difensiva degli ex dirigenti che stanno chiedendo l'assoluzione - e pure un risarcimento simbolico di un euro - si basa sull'assunto che l'attività del Cnel, in quanto organo di rilievo costituzionale, non sarebbe regolata dalle leggi dello Stato sul funzionamento della Pubblica amministrazione, come per esempio il codice degli appalti, ma dai regolamenti interni, al pari del Parlamento e della Presidenza della Repubblica. Quindi tutto legale, comprese le ricerche affidate a società riconducibili a membri dello stesso Cnel, a sindacalisti e personale di segreteria, per dati facilmente reperibili, gratis e con un click, all'Istat e nelle pubbliche amministrazioni. Il carrozzone, come dice Renato Zero, va avanti da sé.
Quando si parla di soldi Ad aprile l’assemblea ha reintrodotto i compensi (con arretrati): 4 milioni di euro