Dite che è proprio la fine del Movimento 5 Stelle?
Sono un sostenitore dei 5 Stelle e sono entusiasta del lavoro e della passione che la maggior parte degli eletti mettono nel loro progetto che ha la finalità di migliorare le nostre vite. Ho condiviso “quasi” tutte le loro scelte, tranne alcune, come per esempio l’emarginazione di un bravo uomo e sindaco come Federico Pizzarotti. È stato il primo, ad aprire le porte dei palazzi al Movimento, lavorando benissimo. I tanti voti che ha preso in queste Amministrative lo dimostrano. E questa, mi pare davvero u n’occasione persa per il Movimento.
Pizzarotti avrebbe potuto essere l’esempio con la “E” maiuscola di come i 5 Stelle lavorano, invece è stato lo schiaffo più doloroso. Il sindaco uscente di Parma avrà anche fatto un errore, ma non ha rubato, non ha malversato, non ha fatto niente di grave. E, se posso aggiungere, cari amici pentastellati, rivedete la storia dei due mandati.
Ho visto le capacità immense di Di Battista, uno che sa entrare nei cuori delle persone, un giovane uomo che potrebbe fare tanto per migliorare questo Paese non si può mettere da parte a meno di 40 anni. Il Movimento e tutti noi ne subiremo le conseguenze, e non saranno certo positive.
A Grillo, un Paese civile avrebbe dovuto riconoscere il merito di esser stato l’unico a risvegliare le menti assopite dal rintronamento mediatico, studiato e concepito a tavolino. Però, ora, se avesse a cuore il Movimento ed il miglioramento della qualità delle nostre vite, dovrebbe stare più attento e non dare più il fianco ai media, ai quali non sembra vero poter attingere dalle sue battute, ai suoi paradossi, per tradurli in becerume, mettendo così in cattiva luce il M5S.
Lasciamo lavorare questi ragazzi.
Il “nuovo che avanza” non funziona già più
Ammettere di avere fallito e che occorre procedere ad una seria ridefinizione della propria strategia politica a livello sia locale che nazionale, se ci si propone di governare, a quanto pare, non rientra nel catalogo delle azioni concepibili neppure per una forza nuova come il Movimento. Le giustificazioni addotte per il mancato raggiungimento dell’obiettivo minimo di queste elezioni (arrivare al ballot- CARO COLOMBO, per il M5S è l'inizio della fine come lo è stato per il Fronte dell'Uomo Qualunque e per l'Italia dei Valori, partiti fai da te senza anima e storia. Torneremo alla storica contrapposizione, Sinistra contro Destra, Socialismo contro Liberismo, le uniche categorie politiche che ci sono state, ci sono e ci saranno. Questo porterà a un rinnovato scontro tra chi appoggia la nostra Costituzione di orientamento socialista e chi cercherà di annientarla. CONCORDO solo (e pienamente) con l’ultima frase, che però contraddice l’affermazione del ritorno al fronteggiarsi fra Sinistra e Destra. Infatti lo scontro più duro in molti anni è stato quello provocato da Renzi con il suo Referendum che ha spaccato in profondo il Paese e la sinistra (nessuno è mai stato più avverso alla “nostra Costituzione di orientamento socialista” del segretario del Pd di allora e di adesso, Matteo Renzi). Però c’è un altro punto che il lettore non considera. I Cinque Stelle non sono nati da una stravaganza dell’ex comico Grillo e dal sostegno gelido e competente di Casaleggio padre. In mezzo, fra il prima e il dopo, c’è la rete, e la straordinaria intuizione di usare la rete come cavallo di Troia per far entrare, quasi istantaneamente, chi è totalmente fuori, ignaro e i- taggio come secondi), sono due: il primo è che il Movimento corre da solo, secondo, i candidati del Movimento sono sconosciuti.
Se ne dovrebbe desumere che Pizzarotti, la Raggi e la Appendino erano sostenuti da una larga coalizione quando vinsero, e che erano molto noti alle città di Parma, Roma e Torino. La verità è che il mantra del “nuovo che avanza” n on funziona più, che dell’onestà non importa a nessuno, che l’anti-europeismo spaventa e che cinque anni di esperienza parlamentare e di amministrazione locale non stanno dando i frutti sperati.
Ci si chiede chi sia il vero illuso.
I talk show dei soliti noti senza fare i conti con la realtà
In questi ultimi quattro anni mi sono appassionato alla politica, informandomi come dovrebbero fare tutti i cittadini, per poter esprimere poi, una preferenza sensata. A seguito di questo, sto notando una cosa che ormai sta diventando stagnante e noiosa: ormai per 3 o 4 volte al giorno su tutte le Tv, si rivedono sempre le stesse persone, gnorato dalla politica, in un “totalmente dentro” che è arrivato a un passo dal toccare il potere e dal manovrarlo. Tra mille errori, confusioni e ingenuità, un simile fenomeno non era mai accaduto. Per questa ragione non condivido l’idea di una fine tanto improvvisa quanto l’arrivo. Non è solo la prudenza, che la politica richiede mentre il pensare collettivo sembra sempre più simile alle sculture tibetane sulla sabbia: vanno via col vento. È il fenomeno rete che chiede attenzione. Di questa aggregazione, che è il fatto più nuovo della vita pubblica, non sappiamo niente. Così come nessun politologo aveva previsto l’improvvisa impennata di forza con cui la politica in rete ha fatto la sua comparsa (perché non avevamo mai vissuto un’epoca della rete) allo stesso modo non abbiamo ancora sperimentato se c’è tenuta o fragilità, tendenza a sfaldarsi come un lego delle costruzioni politiche in rete, oppure a cementarsi come i mattoni di un muro, possiamo sperare in un esito o nell’altro, possiamo elaborare, sperare, temere. Ma non sappiamo. Questo non impedisce di far politica. Ma sconsiglia dal fare profezie.
00184 Roma, via di Sant’Erasmo n°2 lettere@ilfattoquotidiano.it che da mesi, ci propongono sempre la stessa minestra. Ho da tempo iniziato un giochino, dove fatta la domanda del conduttore, rispondo prima dell’ intervistato di turno, e spesso azzecco la risposta. Questo è dato dal fatto che quasi tutti, sono “di parte”. Sentivo, dopo l’incoronazione di Macron, al quale oggi tutti i politici vorrebbero assomigliare, che il nuovo presidente francese, formerà un governo di 400 persone con gente normale che non ha svolto il lavoro di politica e questa notizia conferma il mio pensiero, ovvero quello di coinvolgere almeno i cittadini più informati nei dibattiti, per portare qualcosa di nuovo, in mezzo a tutti i soliti discorsi rifritti come: “Grillo e Casaleggio sono i padroni”, “Salvini è razzista”, “Di Maio è incompetente”, “Lavia e Meli fanno lo scudo di Renzi”, “Cuperlo e Orlando fanno i Don Chisciotte nel Pd” e potrei continuare. Scusate, ma non sarebbe più semplice dedicare uno spazio ai cittadini, per capire il nostro pensiero e poter avere spunti interessanti, invece di ascoltare chi il mondo lo legge solo dai sondaggi, quasi sempre sba- gliati? Chiudo portando questo esempio: ci hanno massacrato la testa con ipotesi di percentuali assurde sul possibile futuro Governo, quando non sappiamo ancora quale sarà la legge elettorale: parliamo del sesso degli Angeli?
Chi ride dei risultati altrui nasconde i propri fallimenti
Molti avversari politici di Renzi, specialmente a sinistra, ridacchiano alle sue spalle perché nel suo comune di residenza le persone hanno votato contro il suo candidato, preferendogli il vecchio sindaco, anche lui di centrosinistra. Credo ci sia poco da ridere se si pensa invece a cosa sono andati incontro i suoi avversari, per esempio: a Bettola, residenza di Bersani, hanno votato per il centrodestra, a Pomigliano d’Arco, paese natale di Di Maio, la lista pentastellata non si è nemmeno presentata, lo stesso Berlusconi, residente ad Arcore con ville e villaggio al seguito ha visto la vittoria del centrosinistra e, che dire di Salvini? Nella circoscrizione dove abita e vota ha trionfato Sala con il 68% DIRITTO DI REPLICA
In relazione all’intervista al Rettore della Statale di Milano, il professor Vago, sul numero programmato introdotto nei corsi di laurea umanistici, credo sia necessaria qualche precisazione: tra i corsi di studio che hanno introdotto il numero programmato viene dimenticato quello di Geografia e che, il corso di laurea in Lingue ha votato il numero programmato di propria iniziativa, per motivi che erano allo studio già da circa un anno. La possibilità di un voto autonomo è stata invece negata agli altri corsi, che si sono visti imporre dal Senato qualcosa che deve essere votato dai Dipartimenti: il regolamento prevede una delibera preliminare dei Dipartimenti, perché a loro spetta la responsabilità dei corsi di studio. Una procedura dall’alto di questo tipo mai, prima di questa votazione, si è verificata nella nostra Università. Il provvedimento d’autorità è passato per un solo voto: peccato che tale voto sia stato espresso per telefono da una senatrice che si trovava in Brasile e che è stata presente alla riunione solo per quella votazione. La possibilità di un voto telefonico (per di più decisivo) non è prevista dai regolamenti di funzionamento del Senato.
Non comprendo poi come, a soli pochi mesi dall’introduzione del numero programmato nei corsi di Scienze politiche, economiche e sociali, il professor Vago possa vedere già miglioramenti relativi alle lauree, che possono essere “misurati” solo in tempi più estesi, ovvero a lauree completate da chi col numero programmato si è iscritto lo scorso anno.
Nessuno, mai, ha parlato di una superiorità delle lauree umanistiche sulle altre. Ma è doveroso parlare di una loro “specificità”, ovvero di un diverso ruolo, sociale e culturale, che possiedono.
È un dibattito che prosegue da circa 500 anni: averlo ignorato è un impoverimento per noi tutti.
Furio Colombo - il Fatto Quotidiano
I NOSTRI ERRORI
Nella rubrica “Piovono Pietre”, pubblicata ieri, abbiamo erroneamente attribuito la torta con svastica a Casapound invece che a Forza Nuova. Ce ne scusiamo con i lettori e con gli interessati.