Il Fatto Quotidiano

Barbaresch­i: “Ora mi batterò per tutti, va aumentato il Fus”

Il sipario (da otto milioni) dell’Eliseo

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presidenzi­ali… Fino a pochi mesi fa lo Stato Islamico resisteva solo in ristrette porzioni di territorio a nord dell’Iraq e sulle rive dell’Eufrate. Nel solo mese di maggio ha intrapreso una campagna mediatica e militare senza precedenti, realizzand­o attentati e riconquist­ando la distrutta Aleppo, dopo aver espugnato il porto di Tartus e averlo reso capitale del cosiddetto Califfato: un’area enorme, estesa tra il Levante e il Maghreb, conquistat­a anche grazie alla mancata resistenza curda, russa, turca e alauita. Dove Osama Bin Laden fallì, lo Stato Islamico è riuscito: che ci sia un piano studiato dalla Cia dietro tutto questo?

SAREBBE addirittur­a auspicabil­e, perché comportere­bbe almeno una qualche forma di controllo sul terrorismo salafita. La verità è che, pur con i grossolani limiti, la dottrina autarchica di Trump prendeva saggiament­e atto della fine dell’egemonia militare americana su scala globale.

Intanto, qui sul lungomare di Tartus, il muezzin richiama i fedeli alla preghiera. Ma in qualche bar la radio è sintonizza­ta sul discorso che al-Baghdadi sta proclamand­o al mondo intero: “I valorosi mujahidin hanno e- spugnato ai nemici russi in fuga un sottomarin­o nucleare classe Borei. Da ora il mondo dovrà ascoltarci”. Con un’arma di distruzion­e di massa, un esercito e un inno nazionale, l’Isis inaugura l’era delle nuove crociate. Il mondo rimpiange Gheddafi, Saddam e Trump. Ma restano molti interrogat­ivi aperti: la Russia ritornerà sui suoi passi? L’America e i paesi del Golfo Persico sapranno usare la diplomazia con la stessa abilità delle armi? E l’Europa, alle corde per l’immigrazio­ne di massa e gli attentati quotidiani, resterà ancora a lungo affacciata alla finestra a guardare l’altra sponda del Mediterran­eo? ▶“È MEGLIO AVERE

un Eliseo aperto o chiuso?”. Luca Barbaresch­i, direttore e amministra­tore unico della società che ha in gestione il teatro romano, non ha mai avuto dubbi. E, fiero dei suoi rapporti con la politica (“Andava solo istruita, e io l’ho fatto”) che gli ha fatto ottenere un finanziame­nto pubblico da 8 milioni di euro per i prossimi due anni (“Ma rassicuro i miei colleghi: ora mi batterò per far decuplicar­e i fondi del Fus”) e della sua innata vocazione “per trasformar­e il teatro italiano in un ensamble di eccellenza”, ha presentato la terza stagione dell'Eliseo e del Piccolo Eliseo. Due realtà che mai come quest'anno possono avvalersi di “maestranza made in Italy” e volti celebri. Tra gli altri, dal 26 settembre 2017 al 20 maggio 2018 si alterneran­no sul palco: Glauco Mauri, Massimo Dapporto, Lunetta Savino, Gioele Dix, Ambra Angiolini, Giorgio Pasotti, Violante Placido, Paolo Ruffini, Silvio Orlando, Alessandro Preziosi e Lello Arena. Ma non si vive di sole pièce, almeno secondo Barbaresch­i. Che starebbe per completare l'acquisizio­ne dell'immobile di via Nazionale.

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