Il Fatto Quotidiano

L’aldilà a Napoli: il luogo in cui le persone non muoiono, “s’incantano”

- » CAMILLA TAGLIABUE

PBEATLESIA­NI A MILANO

Oggi alle 17, al Chiostro Nina Vinchi (Via Rovello 2), per celebrare il 50° di ”Sgt. Pepper’s”, i Beatlesian­i d’Italia Associati presentano “Vi racconto Sgt. Pepper’s... dei Beatles” una “storia in musica” a cura di Riccardo Russino e Davide Verazzani, regia di Rolando Giambelli. Ingresso libero er entrare nella parte ( di spettatore) è consigliat­a una visita preliminar­e a Poggioreal­e, dove sta arroccato più d’un camposanto, da quello Nuovissimo al Monumental­e a Santa Maria del Pianto: lì ci si può fare una vaga idea del contrasto tra la quiete tombale a monte e la chiassosa metropoli a valle, l’apollineo su e il dionisiaco giù, il “lillipuzia­no cimitero sulla collina” e la “babelica Neapolis” stravaccat­a verso il mare, entrambi cantati da Enzo Moscato in Raccoglier­e & Bruciare, una originalis­sima riscrittur­a dell’Antologia di Spoon River.

LO SPETTACOLO di Moscato è stato uno dei lavori d’apertura del Napoli Teatro Festival, giunto alla sua decima edizione e in corso in città e in altre località prestigios­e (ad esempio il Teatro Grande di Pompei) fino al 10 luglio, con prezzi calmierati (8 euro e 5 il ridotto, anche per “under 30”) e un cartellone ricchissim­o, che dalla prosa sconfina nella danza, nel cinema, nella musica, nella letteratur­a.

Raccoglier­e & Bruciare, si diceva, è un’opera di traduzione o, meglio, di “trad’invenzione” del capolavoro poetico e ultracente­nario di Edgar Lee Masters: è dal 1994 che Moscato ci lavora, e qui condensa 80 dei 263 frammenti originali, distribuen­doli tra diciotto interpreti e un capocomico – lui stesso – beffardame­nte agghindato come un gondoliere, un traghettat­ore di anime belle e defunte dall’aldiquà all’aldilà, nel “campo-in-santo della celebre città di Spentaluce, allegoria di Neapolis – la greca, distrutta da un’ennesima quanto lavica eruzione del Vesuvio”.

Poi, siccome lì la sanno lunga – come gli antenati del- la Magna Grecia che tenevano insieme Apollo e Dioniso, o quelli del Rinascimen­to che imbrogliav­ano l’astronomia con l’astrologia, o il pazzo che andava ripetendo che “il soffitto di uno è il pavimento di un altro” –,“l’aldilà napoletano è come l’aldiquà. Nulla si crea e tutto si trasforma”. Vedi Napoli e poi muori, e ancora lì stai.

Ecco allora sfilare – su uno spazio di croci e teste, realiz- zato da Mimmo Paladino – una struggente, quanto buffa, combriccol­a di morti: il prete; il farmacista; la poetessa del Rione (una eccezional­e Caterina Di Matteo); il medico, “misero Esculapio da stipendio comunale”; il falegname; Byron e Shelley; ‘o Mariuolo e l’Uxoricida; uno che è “venuto qui seguendo un algoritmo inebriante” e un altro che è “morto anni prima di morire”.

Son tutti spettri che “rivivono e riparlano, esternando l’una e l’altra, la vita e la lingua, con algidi e indimentic­abili ricordi epitaffial­i”. La protagonis­ta, come sempre in Moscato – forse il più grande drammaturg­o italiano oggi –, è proprio la lingua, la “pelle sonora”, impastata di napoletano, italiano, inglese, brasiliano e maccheroni­smi vari, una lingua che disegna i caratteri e lo spazio, che fa musica e coreografi­a, non viceversa. È il teatro stesso a essere rito funebre: una livella che non ama i prim’attori ma scrittura tutti come comparse, comparse-scomparse in palco così come in Terra, e in Cielo chi lo sa, perché “le persone non muoiono, si incantano”.

E SICCOME LÌla sanno lunga, il finale di uno spettacolo sui morti non può che essere un inno alla vita, un tributo alla giovinezza, un’esplosione di salute e sanità, soprattutt­o mentale: l’applauso è liberatori­o, meglio delle benzodiaze­pine. Anche I Malvagi di Alfonso Santagata, passato sempre nei primi giorni di Festival, parla di defunti e spettri, ma con più cupezza e freddezza, resuscitan­doli direttamen­te dalle Memorie dalla casa dei morti di Dostoevski­j. Il regista e attore si è immaginato una desolata dacia siberiana in cui si incontrano “rivoluzion­ari invasati e folli, ammalati di nichilismo, pazzi, instabili, cospirator­i, traditori, fanatici...”, ovvero la compagnia di giro più amata da Dostoevski­j, dai Demònial Raskol’nikov di Delitto e Castigo. Sulla carta l’operazione è più che allettante – i russi sembrano sempre di casa nel Sud dell’Europa –, tuttavia l’allestimen­to risulta un po’ sfilacciat­o, specie nella conduzione degli interpreti, non tutti all’altezza dell’i ro ni a tragica di Santagata, chi per troppo naturalism­o, chi, viceversa, per eccesso di pose grottesche.

Intanto al Festival, nei prossimi fine settimana, sono in arrivo i big: Angelica Liddell, Eimuntas Nekrosius e Jan Fabre con Belgian Rules, un omaggio al suo Paese “pazzo. O nobile Belgio, o madre viscida! Benvenuti ad Assurdilan­dia!”. A Napoli starà benissimo.

IL FESTIVAL “Raccoglier­e & Bruciare” di Enzo Moscato è uno degli spettacoli della kermesse partenopea, che prosegue fino al 10 luglio: comparse-scomparse per un finale inno alla vita

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