Crescita troppo rapida, ecco perché soffre
Per l’ex manager in Italia, la app funziona ma c’è un problema di cultura aziendale
In
Italia Uber è sempre stata una azienda al dir poco controversa. Negli ultimi 4 mesi, anche in America, dove è nata e dove le sue innovazioni sono state accolte all’inizio con grande apertura, Uber ha attirato l’attenzione dei media e ha cominciato a pagare le conseguenze di una crescita forse troppo rapida che in 7 anni l’ha vista espandersi in 600 città con 12,000 dipendenti.
DOPO UNA PRIMA rivelazione di un ingegnere donna che ha accusato l’azienda di non considerare le sue segnalazioni su abusi verbali subiti da altri colleghi, si sono susseguiti un numero di “scandali” con al centro la cultura aziendale. Il fondatore Travis Kalanick è stato accusato di non essere in grado di gestire la propria azienda e ora ha deciso di lasciarla per un periodo indefinito. Travis Kalanick è davvero un manager inadeguato? E Uber è sul punto di implodere?
Io Travis ho avuto il piacere di conoscerlo e di lavorarci: sono evidenti le sue qualità di visionario, di esecutore e di grande trascinatore. Nei primi cinque anni di Uber il turnover, il numero di persone che decideva di andarsene, era il più basso di tutte le aziende simili della Silicon Valley. Questo perché Travis, ha sempre auspicato una azienda meritocratica, che promuove le persone che portano risultati. Io come donna non ho mai subito discriminazioni, anzi sono stata promossa, come altre donne, pochi mesi dopo essere entrata in Uber.
Per capire quello che succede oggi bisogna tornare agli inizi di Uber, nata come startup, gestita da giovani molto competenti e con una gran voglia di riuscire. Il fondatore Travis era uscito da due espe- rienze di startup fallite o quasi e, passati i trent’anni, aveva una fame di riscatto. Questa forza, un pizzico di incoscienza e tanta caparbietà hanno permesso a Uber di crescere ovunque nel mondo, superando tutti i concorrenti. Se non fosse stato per questa cultura aziendale, tanti consumatori non avrebbero abbracciato un nuovo ed economico metodo di trasporto. C’erano un centinaio di dipendenti a inizio 2013, quando sono entrata, Uber oggi conta 12,000 dipendenti. Il tempo per imparare è stato molto poco e Uber ha do- vuto adeguarsi alle dimensioni e ai meccanismi di una grande impresa, con più dipendenti del 99,7% delle aziende Italiane.
Nonostante i problemi denunciati dai media, l’azienda punta comunque a più che raddoppiare il suo fatturato annuo nel 2017, dopo i 7 miliardi di dollari per il 2016, paragonabile a quello di Esselunga. Il prodotto di Uber, infatti, continua ad essere amato e utilizzato, rimane in cima alle classifiche di download.
DALLA STORIA di Uber forse hanno qualcosa da imparare anche le nostre aziende Italiane. Troppo spesso leggiamo di dirigenti che, dopo risultati disastrosi, passano da una grande azienda a un’altra, senza mai il coraggio di fare un passo indietro e riconoscere i propri errori. Travis ha sbagliato, ha voluto gestire la crescita di Uber quasi esclusivamente da solo, come succede spesso ai fondatori di startup. Ma oggi ha deciso di fare un passo indietro per trovare un team di dirigenti che possa supportare e contribuire alla continua crescita di un’azienda che ha un prodotto vincente. E la valutazione di un’azienda e quella della sua cultura aziendale possono essere separate.
*imprenditrice, co-fondatrice di
Oval, startup di fintech
Auto-sospeso
Il fondatore Travis Kalanick non ha saputo delegare, come molti capi di startup