La guerra delle monetine “Non si toccano, chiaro?”
Una norma in manovrina sospende il conio delle monete da 1 e 2 centesimi
Se
vivessimo nel mondo sognato da
Sergio Boccadutri – già tribuno palermitano di Rifondazione comunista, poi deputato vendoliano e dal giugno 2014 affiliato al renzismo per le faccende economiche di scarso rilievo – potrebbe capitargli di tornare in Italia da una gita a Mentone con una saccocciata di monetine da 1 e 2 centesimi che non può più usare.
Nel
mondo reale, invece, la Bce di Mario Draghi, letto l’articolo della “manovrina” che punta a eliminare uno e due cent, mercoledì mattina ha fatto arrivare a Parlamento e governo una letteraccia che dice, in estrema sintesi: ma siete fuori di testa? Breve riassunto dei fatti. Durante il passaggio alla Camera del decreto di correzione del deficit 2017 imposto dalla Ue all’Italia il buon Boccadutri – distintosi per altre meritorie opere d’arte varia parlamentare, tipo il tentativo di far cacciare Marcello Minenna da Consob perché ha scritto un report finanziario sui costi di una uscita dall’euro – ha presentato un emendamento che punta, come si diceva, a togliere dalla circolazione le monete da 1 e 2 centesimi: non potendo dichiararle fuori corso lo stesso deputato siciliano, né il Parlamento, la norma (divenuta legge giovedì) prevede la sospensione del conio di nuove monete di quel taglio e l’arrotondamento obbligatorio dei prezzi al multiplo di 5 più vicino. Ora – al netto del paradosso della gita a Mento- ne, che, va detto, da Palermo è un po’ fuori mano – c’è un altro problema, che Yves Mersch, membro del comitato esecutivo della Bce, ha spiegato per iscritto con malcelata irritazione al presidente del Senato Piero Grasso e, per conoscenza, a Laura Boldrini ( Camera), Pier Carlo Padoan (governo) e Ignazio Visco (Bankitalia): la Bce, spiega la lettera, “è venuta a conoscenza” di questa faccenda dei centesimi e ha saputo che la norma sta per diventare legge – come poi effettivamente successo – e ci tiene dunque a ricordarvi che a norma di Trattati europei “la Bce deve essere consultata ‘in tempo utile’ nel corso della procedura legislativa” sui temi di sua competenza tipo “questioni monetarie e mezzi di pagamento” in modo da avere “tempo sufficiente per esaminare il progetto e adot- tare il parere”. Quindi, scrive Mersch, “la Bce chiede di essere consultata al più presto e, in ogni caso, prima dell’approvazione del provvedimento”.
Quanto al merito, la banca centrale europea “ha già emesso due pareri in materia di arrotondamento dei prezzi” su richiesta di Belgio e Fi- nlandia e la risposta è che non può essere obbligatorio (ma solo volontario, regime a cui “l’Italia dovrebbe conformarsi”) e che se si vogliono levare di mezzo 1 e 2 centesimi bisogna farlo tutti in- sieme: nel 2014 “la Bce ha raccomandato che, al fine di preservare l’unità dell’area monetaria, le regole di arrotondamento siano stabilite in maniera armonizzata a livello Ue piuttosto che a livello nazionale”. Tradotto: che moneta unica è se fate tutti come vi pare? Come si sa, il Senato e il governo hanno fatto finta di niente: l’emendamento è diventato legge e a Francoforte si sono incazzati assai. Quando hanno capito quanto, al Tesoro hanno pensato prima di trasferirsi in un Paese in cui Boccadutri non sia parlamentare e Renzi segretario del Pd, poi giovedì hanno promesso di porre rimedio: la correzione arriverà col primo decreto utile. Così gli habitué di Mentone potranno tornare con quintali di monetine senza stare a preoccuparsi.
Prezzi arrotondati Gli interventi sulla moneta e i mezzi di pagamento vanno concordati con la Ue