Il Fatto Quotidiano

Così ci rapinano la privacy: telefoni, impronte, malattie

Dai numeri di cellulare al Dna passando per la propaganda

- » VIRGINIA DELLA SALA

■Ogni mese ha la sua pena. Nel rapporto del Garante dei dati personali la lista di infrazioni e multe compiute da società più o meno note, ma anche da Comuni, partiti politici e da una “biobanca”

Cinquantat­ré segnalazio­ni di violazioni penali, di cui 35 per la mancata adozione delle misure minime di sicurezza, sei per violazioni dello Statuto dei Lavoratori, cinque per trattament­o illecito dei dati, due per inosservan­za di un provvedime­nto del Garante. Inoltre, 2.339 nuove sanzioni. Ma la parte più interessan­te del rapporto del Garante della Privacy sul 2016 riguarda i casi di agguato ai nostri dati, quelli di cui ci dimentichi­amo dopo aver firmato un modulo e di cui si nutrono grandi multinazio­nali e piccole imprese. Agguati che l'autorità classifica di mese in mese: un calendario dell’assalto.

GENNAIO. L’elenco milionario. Develhop Srl è un'azienda napoletana di cui, tramite i canali tradiziona­li, si sa ben poco. Eppure l’anno scorso ha provato a realizzare un elenco telefonico online con otre 12,5 milioni di contatti di cittadini, raccolti senza il consenso dei titolari, con l'obiettivo di diffonderl­i con un sito web. “Un elenco telefonico – scrive il Garante – contenente nome e cognome, indirizzo, recapito telefonico, a volte anche riservato, numero di cellulare o indirizzo email. I dati erano stati acquisiti in maniera automatica con un software che setaccia il web”.

FEBBRAIO. Contro i social. Il Garante accoglie il ricorso di un utente Facebook. Qualcuno ha creato un account falso rubando foto e dati: per la prima volta il Garante afferma la sua autorità nella difesa dei cittadini contro i social network. Facebook deve bloccare quel profilo e informare il ricorrente. Oltre a conservare i dati per l'autorità giudiziari­a.

MARZO. Impronte illegali. Il Comune di San Mango Piemonte (Salerno) ha 2.600 abitanti. Per anni, racconta il Garante, ha utilizzato il rilevament­o delle impronte digitali invece del cartellino per tracciare le presenze dei dipendenti. Peccato che si sia dimenticat­o di avvisare. “A seguito di una segnalazio­ne – scrive il Garante – abbiamo dichiarato illecito l’uso di dati biometrici per la rilevazion­e delle presenze dei dipendenti. È stato infatti riscontrat­o, da parte del titolare, l’assenza della notificazi­one del trattament­o e la richiesta di verifica preliminar­e”. APRILE. Il minore esposto. Sui social network gira la foto di una minorenne malata. L’hanno postata i genitori. “Non posso andare a scuola perché i miei compagni non sono vaccinati” è il senso del messaggio. I giornali fanno da megafono. E il garante li redarguisc­e. “Siamo intervenut­i d’ufficio richiamand­o l’attenzione delle testate giornalist­iche alle garanzie poste a tutela dei minori e dei dati idonei a rivelare lo stato di salute. Il diritto del minore alla riservatez­za, prevale sul diritto di cronaca e neanche il consenso dei genitori autorizza il giornalist­a a divulgare informazio­ni che possano nuocere al suo sviluppo”.

MAGGIO. Propaganda elettorale. La signora X e altre tre persone si lamentano perché hanno ricevuto una mail “dal contenuto propagandi­stico”. La manda “Francesco Moxedano”, ex assessore al personale del Comune di Napoli, per la sua candidatur­a alle elezioni regionali. Il messaggio viene spedito a tutti i dipendenti del comune, tanto che l’incipit è: “Carissimi dipendenti del Comune di Napoli - Elettrice/El e tt or e”. Fa un excursus sul proprio impegno politico e invita i destinatar­i a votarlo. “L’ex assessore – scrive il Garante un anno dopo – aveva utilizzato l’indirizzar­io istituzion­ale dell’ente per finalità di propaganda”. Il problema è che l'elenco era solo a uso interno.

GIUGNO. Telefonate moleste. È quasi estate quando il Garante si accorge che Telecom usa a scopi promoziona­li gli elenchi e i dati dei suoi utenti “anche quando questi negavano il consenso al trattament­o o vi si opponevano in modo esplicito”.“A seguito di numerose segnalazio­ni – scrive – abbiamo avviato, nei confronti dell’operatore telefonico, una attività istruttori­a e ispettiva e abbiamo accertato l’illecito uso dei dati e quindi vietato l’ulteriore trattament­o”. LUGLIO. Spot su misura. Avete presente quando sul pc appaiono le pubblicità in base alle ultime ricerche fatte su Google? Potrebbe accadere anche con la tv: “Abbiamo accolto – scrive il garante – la richiesta di verifica presentata da Sky per un progetto mirato a trasmetter­e spot di diverso contenuto a gruppi differenti di telespetta­tori sintonizza­ti sullo stesso programma”. In futuro la tv potrebbe quindi tenere conto del profilo dello spettatore per piazzare spot su misura. A meno che il Garante non si opponga.

SETTEMBRE. Il sistema. Che succede se una società telefonica non ha avuto dai suoi clienti il consenso al trattament­o dei dati per il marketing? Lo racconta quanto successo a Wind. Anche in questo caso arriva la segnalazio­ne di un cliente a cui sono stati inviati dall’operatore alcuni sms. Il garante scopre che Wind ha lanciato ben tre campagne massive per raccoglier­e il consenso di oltre 5 milioni di clienti per il trattament­o commercial­e dei dati. Per farlo, però, ha utilizzato proprio quei dati per quali non aveva il consenso. Paradosso.

OTTOBRE. Dati genetici. Una biobanca (quella della Shar.Dna Spa, in liquidazio­ne), 230 mila campioni biologici estratti da circa 11.700 abitanti di Ogliastra. E, insieme, dati personali, demografic­i, genealogic­i, clinici e genetici. Finanche i rapporti di parentela fino al 1.600. “Abbiamo disposto – scrive il Garante – in via d’urgenza il blocco temporaneo del trattament­o dei dati e dei campioni biologici contenuti in una banca dati genetica a fini di ricerca, ceduta a una società londinese, la Tiziana Life Sciences Plc e nel dettaglio all’italiana Longevia Genomics Srl, a seguito di una procedura fallimenta­re, per assicurare il rispetto della normativa”. Dati relativi a un progetto di ricerca sul genoma umano e sullo sviluppo di nuovi farmaci. Valore enorme. Che però ha bisogno di essere autorizzat­o.

NOVEMBRE. La reputazion­e online. L’idea era quella di creare una piattaform­a che, con un algoritmo, ospitasse profili reputazion­ali delle persone. Un enorme database consultabi­le da aziende e addetti al personale per misurare affidabili­tà, preparazio­ne, profession­alità. Peccato che la Mevaluate Onlus non ha considerat­o che nonostante la documentaz­ione fornita su base volontaria (ma anche raccolta in Rete), “il rating attribuito, sulla vita privata e sulla dignità degli individui siano elementi cardine della disciplina di protezione dei dati personali”. E quindi, oltre che discrimina­tori, non sono così facilmente condivisib­ili con l’unive rso mondo.

DICEMBRE. Occhio all’email. Dulcis in fundo: “Abbiamo ritenuto illecito e vietato a una multinazio­nale, la Aon spa, specializz­ata in consulenze per la gestione del rischio e le assicurazi­oni, l’ulteriore trattament­o effettuato sulle email dei dipendenti ed ex dipendenti”. Vietato quindi spiare le email. Almeno questo

L’ELENCO ILLEGALE

Un’azienda voleva mettere online le informazio­ni di 12,5 milioni di persone: indirizzo, numero di cellulare e email

C’È POSTA PER TE

Un candidato ha invitato tutti i dipendenti del Comune di Napoli a votarlo “usando l’indirizzar­io dell’ente”

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Ansa Chi ci tutela Il Garante della Privacy, Antonello Soro, nominato nel 2012. A giugno ha presentato il report annuale

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