Voucher, folla in piazza: “Gentiloni ci ha truffati”
PrestO e male Malgrado il silenzio dei media, la Cgil porta a Roma decine di migliaia di persone. Camusso: “Non finisce qui, intervenga Mattarella”
“Avete fatto PrestO e male”, c’è scritto sulle magliette e sui manifesti di chi sfila tra le vie di Roma verso San Giovanni, la piazza storica della sinistra. I PrestO sono i nuovi voucher fatti rientrare dalla finestra dal governo Gentiloni: ora si chiamano “prestazioni occasionali”. Significano sempre lo stesso: la forma più estrema del lavoro precario. Ma la piazza che malgrado tutto Cgil e Fiom sono riuscite a riempire, è stata convocata anche per un altro motivo: la democrazia scippata. Il sindacato aveva raccolto oltre un milione di firme per il referendum sui voucher (e per i quesiti su appalti e articolo 18), il governo li ha aboliti giusto per il tempo che serviva per evitare che si andasse al voto. Poi li ha fatti ricomparire sotto mentite spoglie.
SUSANNA Camusso prende il microfono attorno a mezzogiorno, sotto un sole impietoso, ma non lo lascia per quasi un’ora: “Noi non ci fermeremo – promette il segretario nazionale della Cgil –, continuiamo a raccogliere le firme sul nostro appello, siamo già a più di 150 mila. E ricorreremo alla Corte costituzionale”.
L’appello riguarda anche il Quirinale: “Con tutto il rispetto e la misura dovuta, noi suggeriamo al presidente della Repubblica che siamo di fronte a una esplicita violazione della Costituzione”. Perché “la democrazia va difesa: quando si violano le regole, si creano dei precedenti che ledono il diritto dei cittadini ad applicare l’articolo 75, cioè la possibilità di giudicare le leggi che i parlamenti e i governi fanno”. Poi si rivolge alle imprese: “Volete il lavoro? Pagatelo e riconoscetelo. Siete responsabili. Produrre diseguaglianza è la ragione della crisi”.
Sotto al palco ci sono alcune decine di migliaia di persone. Mentre Camusso parla, una parte del corteo deve ancora arrivare in piazza.
Non sono i numeri delle manifestazioni di una volta, ma un risultato incoraggiante, per un appuntamento che non è stato annunciato né dalla grande stampa né dai Tg della Rai, prima di ieri.
AL CORTEO si incrociano precari giovani e anziani, disoccupati e pensionati. Come Antonio, ex maestro elementare di Trento, iscritto alla Cgil da dieci anni: “Sono qui perché cos’altro ci resta da fare? Quello che hanno fatto Renzi e la ministra Fedeli alla scuola è vergognoso. Io votavo Pci, ma nel Pd non mi riconosco più. Ora voto Cinque Stelle, ma sullo ius soli e l’accoglienza sbagliano. Dovrebbero capire da dove viene tanto del loro elettorato”. Anche Marco è un elettore del Pd in fuga. Sfila con il cap- pellino della Filcmas (Federazione italiana lavoratori commercio e turismo), viene da Forlì: “Sono qui per dire alle politiche del lavoro degli ultimi anni e a cose come il Jobs Act. Alle ultime Politiche avevo votato per i dem, ma ora sono in dubbio. Con quello che stanno facendo...”.
Se manca qualcosa, sono i giovani. Pochi, se si esclude il furgone della Rete degli studenti e qualche altro gruppo sparso. Chi paga il tributo più alto è anche più difficile da rappresentare, per partiti e sindacati. “Da noi lavoro zero. Il Parlamento non fa nulla, ci prendono solo in giro”, raccontano tre ragazze ventenni che vengono da un paesino in provincia di Crotone. Una lavora per la Cgil, due sono disoccupate: “Abbiamo studiato moda, ma ci arrangiamo con qualche lavoretto di sartoria: per taglio e piega dei pantaloni ti danno 3 euro”. Altro che voucher.
Il segretario generale “Se le imprese vogliono il lavoro, lo paghino: la diseguaglianza è la ragione della crisi” Le voci
Tre ragazze di Crotone: “Abbiamo studiato moda e siamo finite a fare gli orli per 3 euro”