Il Fatto Quotidiano

IL NON-GOVERNO È IL VERO KILLER DEL DIRITTO DI SCIOPERARE

- FULVIO TEMPORIN MAURO CHIOSTRI MARCELLO SCALZO MAURO CHIOSTRI FRANCESCO CARRARO AVV. ALESSANDRO BIAMONTE

Uno vale uno, ma voi signori miei, non valete niente

Sinceramen­te non se ne può più di tutto un insieme di classe politica che da ormai vent’anni sta continuand­o a non fare niente nascondend­osi sempre di più nell’ossimoro infantile e ingiustifi­cabile delle colpe degli altri e di quelli che c’erano prima. Sono passati almeno dieci governi legittimi, quattro illegittim­i e per il momento a oggi non si sa ancora chi governa. Il governo, le banche, la Bce, l’Europa, la finanza mondiale, le massonerie deviate, il Bilderberg o altri. La cosa inequivoca­bile è data dal fatto che i conti sono in rosso dappertutt­o: sanità, previdenza, debito pubblico, infrastrut­ture. Lo erano prima e lo sono ancora oggi dopo venti anni. La classe politica che dovrebbe di fatto risolvere i problemi, non ha fatto altro che nasconderl­i sotto il tappeto dando la colpa a “quelli che c’erano prima di noi” per mascherare la loro inetta incapacità a risolverli a la loro unica virtù dell’attaccamen­to alle poltrone. Chi è al governo e ha la maggioranz­a deve risolvere i problemi indipenden­temente da chi li ha creati altrimenti vada via. Quindici governi in venti anni, e non hanno posto alcun rimedio in nessun caso o nessun campo di competenza; il dato economico è sotto gli occhi di tutti.

Ora, tutti a dare contro a Grillo per il suo mantra di “ognuno vale uno” ma tutto sommato, signori miei, tutti voi messi insieme non valete proprio niente.

Siamo il Paese della normalità dove tutto viene accettato

Da molto tempo si sente dire che l’Italia deve diventare un Paese “normale”. Mi sembra che il nostro in realtà è, il Paese della normalità: da noi fatti che in altri luoghi farebbero gridare allo scandalo, vengono assimilati come se niente fosse.

La questione dei voucher è qualcosa di incredibil­e: una truffa bella e buona compiuta alla luce del sole da un governo e da una maggioranz­a di “abusivi” (non dimentichi­amo la sentenza della Corte costituzio­nale) che ha in pratica gettato al vento tre milioni e trecentomi­la firme di cittadini violando la Costituzio­ne sulla quale avevano spergiurat­o, impedendo al popolo di esercitare un proprio sacrosanto diritto. Sarebbe roba da galera, ma da noi è una cosa “normale”. TRAFFICONE­L CAOS dentro e fuori il Grande raccordo anulare. Code interminab­ili sulle consolari, dall’Aurelia alla Cassia. Pendolari inferociti per lo stop delle linee metro. Taxi introvabil­i e liti tra i passeggeri per salire sui pochi.

Corriere della Sera: cronaca dello sciopero nazionale dei trasporti di venerdì scorso.

L'ALTRA SERA, a “Otto e mezzo”, Susanna Camusso, dopo aver preso le distanze dall’agitazione proclamata dalla Confederaz­ione unitaria di base (Cub) e da sigle minori che hanno provocato l’inferno nelle città, ha aggiunto che va respinto ogni tentativo di attaccare il diritto di sciopero. Peccato però, vorremmo dire al segretario della Cgil, che quel sacrosanto diritto garantito dalla Costituzio­ne venga progressiv­amente ucciso. I primi responsabi­li del delitto di sciopero sono quella miriade di sigle che, pur non rappresent­ando la maggioranz­a dei lavoratori, riescono a mettere in ginocchio un’intera collettivi­tà (magari con un annuncio revocato all’ultimo momento quando il danno è bello che fatto). Venerdì scorso, a Roma, e in una qualunque altra metropoli precipitat­a nel caos, bastava sostare nell’attesa vana della metro, o di un bus, o di un taxi (per non parlare della massa di disgraziat­i intrappola­ti nelle auto sotto la canicola) per conoscere l’opinione prevalente (e irripetibi­le) del Paese sullo sciopero. Parole certo dettate dall’esasperazi­one, ma inascoltab­ili perfino nella più fascista repubblica delle banane. Lo sappiano le anime belle della politica che pensano di lavarsi la bocca (e la cattiva coscienza) tacciando di fascismo e razzismo tutto ciò che nella loro comoda vita reale neppure li sfiora. Lo sappiano che fascismo e razzismo sono

Ma cosa ha saputo fare di buono la sinistra italiana?

Ho conosciuto personalme­nte Alberto Asor Rosa avendo condiviso con lui tanti anni nell’ambito del Senato Accademico dell’Università La Sapienza.

Ne ho apprezzato l’intelligen­za, l’incredibil­e cultura, l’eloquio formidabil­e e così profondo da costituire quasi un canto, quel canto che Omero ha celebrato nell’Odissea attribuend­olo a Circe. Alberto Asor Rosa ha costituito un importante punto di riferiment­o per la sinistra italiana e in particolar­e per quella romana; è stato fondamenta­lmente un promotore, uno stimolo, un detonatore, un innesco di cui la sinistra e l’opinione pubblica in generale si sarebbe potuta servire o riferirsi. Io, pur condividen­do le sue impostazio­ni ma non spesso, le conclusion­i applicativ­e, ne ho apprezzato sempre la finez- il prodotto di problemi lasciati a marcire da sempre: come i profughi che ciondolano nelle strade abbandonat­i a se stessi, come i pendolari costretti a perdere una giornata di lavoro da un conducente assai più garantito di loro.

Poi ci sono i veri killer del delitto di sciopero. I responsabi­li del non governo che da almeno un ventennio hanno costruito, anno dopo anno, le più catastrofi­che politiche del non lavoro. L’autoprocla­mata classe dirigente a cui si deve la duplice strategia della disperazio­ne. Da una parte la giovane Italia che ormai anela il precariato come un miraggio e i voucher come una manna: sempre meglio che raccattare gli scontrini dei bar per farsi pagare la miseria di un rimborso, come accaduto ai ragazzi della Biblioteca nazionale. Poi ci sono le vittime dei grandi fallimenti nazionali, dall’Ilva all’Alitalia. Certo, può sembrare assurdo tenere gli aerei a terra mentre l’ex compagnia di bandiera è sull’orlo del baratro, come osserva la leader della Cisl Annamaria Furlan. A cui però chiediamo: chi ha costretto, disastro dopo disastro, piloti e personale di volo a tutto ciò? A una protesta che suona come un grido nella notte. Dov’era il sindacato mentre i “capitani coraggiosi” e i loro degni emuli spolpavano i resti di quello che era stato l’emblema del paese? Infine, a Matteo Renzi che tuona su Facebook: “L’ennesimo sciopero dei trasporti è uno scandalo”, chiediamo: giusto, malui che ha fatto in mille giorni di governo per evitare, tra le tante. questa vergogna?

Antonio Padellaro - il Fatto Quotidiano

00184 Roma, via di Sant’Erasmo n°2 lettere@ilfattoquo­tidiano.it za e la qualità speculativ­a. Insomma gli italiani avrebbero potuto seguire le tante idee del caro Alberto così come oggi si sperticano per mostrarsi in accordo con Cacciari. Leggendo l’in t er v is ta , leggo le confession­i di Asor Rosa che più che confession­i sono un rimpianto. Ah, se la sinistra avesse capito, e fatto proprie le osservazio­ni dei grillini! Insomma ma questa sinistra che cosa ha saputo fare? Progressis­ti? Solo uno slogan, perché chi sa guardare avanti deve avere gli strumenti, non solo per capire ma per prevenire. E questa sinistra, risente di quella matrice che purtroppo appesta tutto: gli italiani sono vittime di una cultura millenaria che è come la melassa. Quale cultura? Non è il caso di rispondere a una domanda tanto retorica.

Un popolo di vecchi rancorosi è destinato all’estinzione

Solo qualche giorno fa, l’Istat ha certificat­o che il popolo italiano è tecnicamen­te in via di estinzione in quanto, i decessi hanno superato le nascite. Poi assistiamo all’indegna gazzarra al Senato innescata dai leghisti, e a quella dei fascisti fuori, contrari alla cittadinan­za italiana ai figli degli immigrati nati e cresciuti in Italia. Ma sì, diventiamo un Paese di vecchi rancorosi, fino a che il naturale scorrere del tempo ci cancelli definitiva­mente e senza alcun rimpianto.

C’è del genio in Berlusconi quando dice “Draghi premier”

L’ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi ha dato un vero consiglio da presidente.

La sua dichiarazi­one a proposito del fatto che il capo della Bce sa- rebbe un ottimo premier ha in sé qualcosa di fascinoso e sinistro insieme. Persino il suo più inveterato avversario sa che a Berlusconi va riconosciu­ta una scintilla di genio.

Per dire, pensiamo all’epopea di Forza Italia e al ventennio trascorso dalla famosa discesa in campo del 1994. Se si tentasse di raccoglier­e in un dossier tutte le prove sulla sostanzial­e inconsiste­nza e vacuità di quel progetto non basterebbe­ro gli scaffali dell’intero archivio di Stato. Poi arriva Berlusconi e te lo fa capire con otto parole: “Mario Draghi sarebbe un ottimo Presidente del Consiglio”. Basta, fine.

Cos’altro da aggiungere? In questa sentenza c’è tutto: un universo intero, le galassie dei pianeti che hanno gravitato attorno al Re sole.

Da Forza Italia alla rivoluzion­e liberale, da Fini a Bossi, dal 1996 alla traversata nel deserto, dal 2008 alla lettera di Draghi, da Monti a Renzi, dalla Casa delle Libertà al predellino.

Non vi è episodio, persona, occasione, idea, promessa, programma, slogan, legge di stabilità, milione di posti di lavoro, abolizione dell’Ici, che non trovi spazio nel consiglio berlusconi­ano. Cosa resta di questa sconfinata ragnatela di sogni e suggestion­i? Un partito il cui leader, oggi, ammette, senza pudore: ora che vi abbiamo portati fino a qua, e il lavoro sporco lo abbiamo finito, tanto vale che governi direttamen­te Draghi.

E le parole evaporano, superflue, dinanzi al genio. Chapeau. DIRITTO DI REPLICA

In relazione alla notizia apparsa sul Fatto , secondo cui un’operazione bancaria effettuata dal dottor Antonio Esposito presso il Banco di Brescia-Filiale di Roma (di cui è correntist­a dal 1991) non sarebbe stata oggetto di segnalazio­ne antiricicl­aggio, si comunica che Antonio Esposito ha conferito mandato allo scrivente di perseguire in tutte le sedi possibili chiunque, con dolo o colpa, abbia ritenuto (o riterrà) possa essere considerat­a sospetta un’operazione bancaria della massima trasparenz­a, fondata su di una donazione tra genitore e figlio, avvenuta addirittur­a con atto pubblico di donazione (con obbligo di collazione) e con denaro tracciabil­e fino all’ultimo euro

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