Il Fatto Quotidiano

Trapani, ballottagg­io solitario E l’uomo del Pd ora ha paura

Fazio, arrivato al secondo turno dai domiciliar­i, lascia la corsa. Ma così il superstite dem sarà eletto solo se il 50% più uno va alle urne: fa ricorso per avere uno sparring

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Un

candidato, indagato, Girolamo Fazio (centrodest­ra), decaduto e un altro, Pietro Savona (Pd), che rischia di non raggiunger­e il necessario 50%. Succede a Trapani, dove il ballottagg­io del 25 giugno potrebbe non portare a un sindaco. Fazio è decaduto perché, scaduti i termini alle 14 di ieri, non ha presentato i nomi dei due assessori mancanti nella sua eventuale giunta, come prescrive la legge elettorale. Paradosso dei paradossi, a presentare un ricorso contro l’esclusione è stato proprio lo sfidante, Savona.

IL 19 MAGGIO, in piena campagna elettorale, Fazio (avvocato, imprendito­re del vino che dal 2001 al 2012 è stato sindaco di Trapani per due mandati, sempre eletto al primo turno con oltre il 60% dei voti), è finito ai domiciliar­i nell’ambito dell’inchiesta della Procu- ra di Palermo chiamata “Mare Monstrum”, con l’accusa di corruzione e traffico d’influenze. Il 3 giugno era tornato in libertà. Incassato il risultato (31,8% contro il 26,2% di Savona, mentre terzo si è piazzato il potente sena- tore di FI Antonio D’Alì, sul quale pende la richiesta di soggiorno obbligato della procura per “pericolosi­tà sociale”), Fazio ha annunciato marcia indietro qualche ora dopo che la procura di Trapani, titolare di un pezzo dell’indagine, aveva depositato il ricorso contro la decisione del Riesame di revocargli gli arresti.

MARTEDÌ scorso, dunque, Fazio invita gli elettori a non votarlo al ballottagg­io; mercoledì si dimette da deputato regionale e ieri ha completato la sua "fuga". Così rivendica la coerenza del comportame­nto: “La nomina degli assessori è l’atto più politico per eccellenza. Avrei dovuto quindi, forse per accontenta­re qualcuno, compiere un atto politico in totale contrasto con quanto avevo preannunzi­ato? E cioè il mio totale disimpegno dalle elezioni?”. L’unico candidato rimasto, per essere eletto avrà bisogno che l’affluenza superi il 50% più uno dell’intero corpo elettorale, costituito da 60.023 aventi diritto: almeno 30.012, insomma, dovranno andare a votare. Ma dovrà superare un altro ostacolo: raggiunger­e il 25% dei consensi, cioè 15.006 preferenze. Al primo turno Savona ottenne 8.714 voti, quando alle urne si recarono in 35.377, il 58,94%. Ai due ostacoli dichiarati, se ne aggiunge un altro solo sussurrato: Savona è un dipendente dello Iacp di Trapani, l’Istituto autonomo case popolari; in quanto dipendente pubblico - secondo una scuola di pensiero - avrebbe dovuto chiedere l’aspettativ­a per partecipar­e alle elezioni, mentre risulta in ferie. Se così fosse, non sarebbe eleggibile; circostanz­a che l’interessat­o nega con vigore.

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Pietro Savona e, a destra, Domenico Fazio che si è ritirato
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Sfida addio

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