“Gerry” Greco voleva la prima serata: l’hanno risarcito con la radio
Dalle due torri del 2001 ai mille ospiti di Agorà fino alla guida dei giornali radio Rai
Dicono
in Rai che nella stagione del toto-nomine ci fosse una sola certezza: la promozione di Gerardo Greco. Qualcuno, per non arrivare tardi, mandava già messaggi di congratulazioni alla moglie Monia Venturini, giornalista del Tg2, ancora prima che ci fosse qualche ufficialità. E alla fine la promozione è arrivata, direttore dei giornali radio e di Radio1, dove era stato tra il 1995 e il 2001. L’undici settembre era a Cuba in vacanza, tornò subito a New York per una serie infinita di dirette. La stessa sorte di Giovanni Floris, che poi, forte di quella visibilità, tornò subito in Italia per creare un nuovo talk show, Ballarò. Greco è rimasto in America 12 anni e alla fine ha avuto la sua conduzione: Agorà, dopo Andrea Vianello.
DEI SUOI QUATTROanni, spettatori e ospiti ricordano le passeggiate in studio, per dare movimento al programma, l’ossessione per il ritmo che spinge gli autori a prevedere una scaletta con abbastanza ospiti per quattro puntate che si alternano ogni pochi minuti, poche battute per ciascuno, lunghi blocchi di silenzi mentre Greco rimbalza tra movioloni, monitoraggio dei social, collegamenti da inviati sparati in giro per l’Italia e servizi confezionati in piena notte. Sabina Guzzanti nel 2014 non riesce quasi a parlare del suo film La trattativa sui rapporti Stato-mafia e dopo la fine del collegamento twitta. “Il conduttore di #agorà pagato coi nostri soldi è un incapace me ne sono andata”. La frustrazione degli ospiti che in due ore riescono appena a presentarsi è però bilanciata dai risultati di ascolto, che beneficiano della concorrenza asimmetrica (su La7 Omnibus non ha servizi, ma ha pause pubblicitarie, che Agoràinvece evita). Greco tiene molto all’immagine del conduttore- inviato, più di trincea che di salotto, appena può si muove, conduce passeggiando o tra le macerie di un terremoto. Ma dirigere una trasmissione quotidiana co- stringe anche a un’interlocuzione costante con la politica, la scelta degli ospiti è un’arte. Per una lunga fase c’era sempre almeno un leghista, magari sconosciuto, nella seconda metà. Pare che sia una questione di share in Veneto, ma Agorà è diventata anche una specie di tribuna politica, ambita da molti. Dicono che Greco sia renziano. Di certo è compatibile con il renzismo, da cui è stato apprezzato. Nel 2016, in piena campagna per il referendum contro le trivelle, Greco spiegava in diretta a Michele Emiliano: “È dura arrivare al quorum perché si vota solo in alcune regioni, se non sbaglio 8”. Non era vero, si votava in tutte, non solo in quelle con trivelle in mare. E chissà se era una gaffe o una sofisticata tattica di comunicazione, per scoraggiare un quorum che il governo Renzi voleva evitare.
QUANDO È CADUTAla testa di Gianluca Semprini, per i deludenti risultati del suo Politics su Rai3, nel giro di un paio di giorni Greco è riuscito a mettere in piedi un Agoràin prima serata che riusciva a fare anche discreti risultati di share. E molti renziani si sono convinti che poteva essere quella la soluzione. Ma poi Bianca Berlinguer, con il suo Carta Bianca, è riuscita a conquistare quello spazio e Greco è tornato nel recinto della mattina. Quel salto di carriera mancato è arrivato pochi mesi dopo: per il giornale radio girava il nome di Gennaro Sangiugliano, anche per rassicurare un centrodestra che in Rai si sente poco rappresentato, e invece alla fine è toccato a “Gerry” Greco.