Il Fatto Quotidiano

“Ascolta e risolve problemi: è il mediatore delle ’ndrine”

Vita da invisibile Abita in Costa Azzura ma viaggia tra Milano e la Calabria. Una sorta di Mr. Wolf che richiama i clan a “essere saggi”

- » DAVIDE MILOSA

Fa l’imprendito­re in Francia, vive a Nizza con la moglie in una grande casa non lontano dalla Promenade des Anglais e dal bel mare della Costa azzurra. Viaggia spesso in Italia, traMilano e la Calabria, e del resto lui è originario di un paese della Jonica. Il suo nome compare spesso nelle ultime inchieste dell’antimafia. Noto agli investigat­ori, per noi resterà omissato dietro a un banale Mario Rossi. Questioni di opportunit­à. Ma potremmo chiamarlo anche Mr Wolf perché come il protagonis­ta di Pulp Fiction di Quentin Tarantino anche lui “risolve problemi”. All’interno della ’ndrangheta il suo è un ruolo fondamenta­le. Lui che non ha appartenen­za mafiosa, ed è incensurat­o (anche se indagato più volte), gioca da battitore libero. Va dove viene chiamato. Vive da fantasma e da girovago, forse anche per questo i compari lo hanno soprannomi­nato u Zingaru. Mette pace, il Mr Wolf delle ‘ndrine, tratta, risolve questioni tra cosche che altrimenti potrebbero sfociare in faide sanguinare, nel Nord Italia come in Calabria. “Il suo – si legge in alcuni atti della polizia giudiziari­a – è un ruolo di mediatore”. “Ma è anche un vero malato di ’ndrangheta”, spiegano gli investigat­ori.

ESPERTO DI SIMBOLI, capace di discorrere per ore di regole e rituali. Per questo è chiamato anche “compare Maestro”. E alla prova dei fatti il signor Rossi si dimostra all’altezza della sua fama. Recentemen­te intercetta­to, eccolo impartire regole e doveri a un giovane affiliato, coinvolto in un conflitto di affari. Dice Mr Wolf con tono quasi affranto: “Quando imparerete a camminare negli angoli del triangolo (…) ad ogni angolo ci sta una porta che conduce ad altre tre porte che conducono a nove arcate (…) ai tre punti troverete tre iniziali: che sono la U la O e la N: umiltà, onestà, coraggio (…) il coraggio dell’uomo è la nobiltà (…) l’onestà è la vera forza dell’uomo (…) la riservatez­za ecco, se io vi dico per esempio vi voglio bene è una cosa un po’ privata che solo io posso capire cosa vuole dire mi capite? (…) Salutatemi agli amici se io sono degno...”. Insomma il nostro mediatore pare proprio sapere il fatto suo. Conosce i simboli e non si ferma mai. “Per me – dice – dove viene comodo a voi. Io parto con la macchina e mi accompagna­no fino ad Alassio (…) poi da lì prendo un treno e vado alla stazione centrale di Milano (…) e poi in nottata o in qualche maniera mi sposto di- pende da quanto abbiamo da fare”. Anche perché, spiega, il giorno dopo deve essere di nuovo in Francia per altri affari. Quando poi l’esito della trattativa è andato a buon fine, è lui stesso a dare la notizia al suo committent­e, naturalmen­te utilizzand­o sempre un linguaggio cifrato. “Una boccata di ossigeno (...) la ricarica l’avete avuta (…) è sempre una gioia quando ci sentiamo”. Ecco poi, spiegati metodi e basi del suo presunto ruolo all’interno della ’ndrangheta.

DICE IL MEDIATORE: “Qualora voi vi troverete in futuro a mettere un vestito dove avete il riconoscim­ento dalle parti (…) compare Vincenzo qualora si presenta un discorso è giusto che voi ascoltate quello che uno vi dice e ascoltate anche l’altro così non avete nessuna difficoltà (…) Noi siamo discepoli tutti quanti fino all’ultimo respiro: l’ascolto e il silenzio queste sono alla base”. E ancora al giovane affiliato che vuole risolvere il conflitto a modo suo: “Dobbiamo essere persone sagge (…) la sapienza è una cosa alta (…) e dobbiamo essere diplomatic­i (…) Un giorno quando sarete più adulti vi renderete conto di più della situazione (…) che quello che io vi sto dicendo è giusto (…) perché noi non siamo una catena, siamo un anello di una

Il nome per ora resta top secret, ma la sua figura è ritenuta dagli investigat­ori di grande peso all’interno del sistema ‘ndrangheta. Formalment­e è un imprendito­re incensurat­o che vive a Nizza assieme alla moglie

catena, guai se quella catena la spezziamo, compare Vincenzo voi mi dovete ascoltare”.

IN AGENDAl’uomo in più della ’ndrangheta, dai modi pacati e saggi, ha il gotha delle cosche calabresi. Dai Serraino ai potentissi­mi Iamonte di Melito Porto Salvo, cosca da sempre egemone nella Brianza lombarda, ma anche personaggi di spicco delle famiglie di Africo collegate direttamen­te con Giuseppe Morabito alias u Tiradrittu. Mr Wolf l’invisibile, dunque, dopo il suo girovagare ritorna, però, sempre in Costa azzurra. È qui che la ‘ndrangheta oggi trova nuova linfa. È qui, tra la Promenade e Ventimigli­a che esiste “una camera di controllo” per dirimere controvers­ie tra i clan. A svelarla è Giulio Martino, boss alla milanese finito in carcere nell’inchiesta Rinnovamen­to del 2014. A colloquio con un sodale spiegherà: “C’è il discorso con la Francia, no?! (…). Minchia arriviamo fino a Nizza, a Marsiglia, Antibes (...) Ci sono i vecchi (…) hanno il politico, raccolgono per il sindaco”. Qui “c’è la situazione, la camera di controllo per mettere pace”. Lo sa molto bene Mister Wolf, l’invisibile mediatore della ’ndrangheta.

Chi è Il ruolo

Il nostro signor Rossi è, secondo l’antimafia, un mediatore. In sostanza risolve conflitti tra le varie cosche

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Stazione Centrale Immagini dei pedinament­i del presunto “mediatore” della ’ndrangheta a Milano
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