Il Fatto Quotidiano

Gentiloni inventa nuovi monopoli contro quelli vecchi

- » GIORGIO MELETTI

Paolo Gentiloni – prima di diventare ministro degli Esteri e poi presidente del Consiglio poi – era uno stimato esperto di telecomuni­cazioni. Stupiscono perciò i pasticci del suo governo sulla banda larga. Il ministro della Coesione territoria­le Claudio De Vincenti e il sottosegre­tario allo Sviluppo economico Antonello Giacomelli, in due interviste parallele frutto di una studiata regia, annunciano che il governo chiederà i danni a Telecom Italia. Qual è la colpa dell’ex monopolist­a? “La realizzazi­one concreta della banda ultra larga anche nelle aree non redditizie”. È inutile rileggere, avete capito bene. De Vincenti ha detto proprio così.

Gentiloni ha ereditato dal governo Renzi un mostro chiamato Open Fiber, società 50-50 tra Enel e Cassa Depositi e Prestiti creata per portare la fibra ottica nelle case e dare dignitosa velocità di connession­e a un Paese in coda alla classifica europea. Ma Open Fiber è un suicidio finanziari­o. Renzi e il suo pupillo a capo dell’Enel Francesco Starace sono entrati con la baldanza dei neofiti in un mercato di cui non sapevano, o fingevano di non sapere, niente. Portare la fibra ottica nelle case è costosissi­mo. I Paesi già cablati lo sono stati nel secolo scorso dalle tv via cavo, mai viste in Italia a causa del duopolio dell’e te r e Rai-Mediaset. Già 20 anni fa, quando Telecom Italia lanciò l’ambizioso e poi abortito piano Socrate, Bill Gates mandò questo consiglio agli italiani: “Lasciate perdere la fibra ottica, lavorate sull’Adsl”.

L’ ADSL ERA UNA TECNOLOGIA bambina che spediva i dati dentro il vecchio filo di rame a 2 megabit al secondo, 40 volte la velocità del tempo. Ma oggi tecnologia adulta che consente con il rame velocità fino ai 100 megabit al secondo: esattament­e l’obiettivo fissato due anni fa dal governo Renzi nel piano per la banda ultra larga per il 2020.

Renzi qualche ragione l’aveva. Telecom Italia per molti anni ha avuto il braccino corto con gli investimen­ti, sacrifican­do gli interessi del Paese per dare il dividendo a Pirelli, Intesa, Mediobanca e compagnia. Così il governo, attraverso la Infratel, ha finanziato la fibra ottica nelle cosiddette aree bianche, “a fallimento di mercato”, dove gli operatori privati non trovavano redditizio l’investimen­to. La prima gara d’appalto l’ha stravinta Open Fiber, aggiudican­dosi la costruzion­e della nuova rete in 3 mila Comuni con un ribasso del 53 per cento.

I dolori vengono adesso. L’ad di Telecom Italia Flavio Cattaneo ha cambiato strategia e ha deciso di investire anche nelle aree bianche, portando la fibra agli armadietti di strada e da lì i 100 mega in casa dei clienti sul rame: massimo risultato con il minimo sforzo che mette fuori gioco Open Fiber. Il presidente di Cdp Claudio Costamagna si è congratula­to: “La nascita di Open Fiber ha spinto Telecom a investire molto di più nella fibra. Questo è un bene per il Paese”. Ma forse Costamagna (61 anni) è troppo giovane per capire. Invece i veri giovani renziani, il presidente di Open Fiber Franco Bassanini (77 anni) e l’ad Tommaso Pompei (75 anni), hanno detto al presidente di Infratel Maurizio Decina (74 anni) che Telecom, comportand­osi di colpo da azienda seria, tradisce i patti e uccide il futuro del Paese. In realtà il vero assassino è il loro piano strampalat­o: da due anni non trova banche disposte a finanziarl­o, e ha messo in fuga perfino il fondo F2i che, dopo aver venduto la piccola Metroweb a Open Fiber a peso d’oro, si è rimangiato la promessa di entrare nella nuova operazione con il 30 per cento del capitale. Nell’imbarazzo, De Vincenti e Giacomelli non trovano di meglio che invocare un nuovo monopolio statale della fibra, con divieto per Telecom Italia di investire sulla rete che c’è già. Compliment­i.

Twitter@giorgiom eletti

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