Università privatizzata: la retta va direttamente all’impresa
CA’FOSCARI Il nuovo corso in “digital management”
Èoggi purtroppo di moda intendere l’istruzione universitaria in stretto rapporto con lo sviluppo delle imprese: l'urgenza di una università “professionalizzante” pare un dogma vincente, anche quando si mira a formare studenti in vista di lavori nuovi, dal respiro estremamente incerto. L’Università Ca' Foscari di Venezia si inserisce appieno in questo trend varando un nuovo corso di laurea triennale in “Digital management” (il primo in Italia), volto a formare laureati competenti in business management, marketing digitale, e-commerce, sicurezza informatica, e capaci di sviluppare o di dirigere e gestire progetti innovativi nell’ambito dei sistemi informativi e informatici sia in organizzazioni complesse ( industria 4.0) sia in istituzioni pubbliche e private.
INTERAMENTE REALIZZATO in inglese, a numero chiuso (90 studenti), il corso verrà realizzato in partenariato con l’azienda H-Farm di Ca’Tron (Roncade, nella campagna tra Venezia e Treviso), un’incubatrice d’imprese quotata in Borsa e annoverata tra le realtà imprenditoriali più moderne del nord-est, consacrata fra l’altro dalla prima uscita pubblica di Matteo Renzi da premier nel lontano 2014. Di più: tutta la didattica del nuovo corso di laurea – meno lezioni cattedratiche e più learning by doing, con prova finale all'interno di una delle startup dell'ecosistema H-Farm – si svolgerà non già a Venezia, bensì proprio nel campus di H-Farm a Ca' Tron, un campus in parte esistente e in larga parte ancora da costruire tramite un recente finanziamento di 101 milioni proveniente da un Fondo cui partecipano Cattolica Assicurazioni e Cassa Depositi e Prestiti.
La caratteristica innovativa del corso sta però nelle tasse di iscrizione: sebbene Ca' Foscari chieda ai suoi studenti “normali” rette tra le più alte d'Italia, per questo Corso pretenderà ben 7.500 euro annui pro capite, 5.500 dei quali (il 73%) finiranno direttamente nelle casse di H-Farm. L'azienda del Veneziano non si avvantaggerà dunque soltanto del capitale umano costituito dagli studenti da formare, ma riceverà cospicui introiti dalle tasse studentesche, finanziando in cambio – si legge nel capitolato d'intesa, che ha una durata di 15 anni – 3 posizioni di professore associato e 2 pas- saggi di grado da ricercatore ad associato, e occupandosi inoltre di tutorato e logistica. Naturalmente gli altri insegnamenti del corso (con le relative nuove assunzioni), e buona parte del lavoro amministrativo e di segreteria (carriere studenti etc.), rimarranno in capo all'università.
Non insisteremo qui sul fatto che H-Farm ha presen- Se
ne contano 1.849 per la sola università della Calabria, 3.774 alla Federico II di Napoli, 3.355 in Sicilia, 1.529 in Veneto e 1.500 in Puglia: sono gli studenti universitari che, per l’anno 2016 e 2017 rischiano di non ricevere la borsa di studio a cui hanno diritto per reddito e patrimonio. Mancano le coperture: nonostante l’anno scorso siano aumentate, non sono comunque ancora abbastanza.
SONO DATI sfornati dal Coordinamento Universitario Link: in Calabria si rischia di coprire solo il 67,42 per cento delle borse di studio. In Campania la percentuale scende al tato nel 2015 e nel 2016 bilanci in rosso per diversi milioni di euro, né sul fatto che il previsto ampliamento del campus (e il pagamento dell'affitto dei terreni alla Cattolica Assicurazioni) sarà di certo assai oneroso, né infine sul fatto che la Regione Veneto, con un recente parere, ha bloccato l'espansione del medesimo campus per sospette minacce all'equilibrio idrogeologico e per un indebito aumento delle cubature (nel parere della Regione si accenna anche alla necessità di calcolare le ricadute sui trasporti pubblici o sulla residenzialità). Quello che interessa qui è l'aspetto ideologico che sta dietro all'iniziativa: non siamo infatti dinanzi a un esempio di mecenatismo, o di investimento di privati all'interno di un'istituzione educativa (come avviene altrove, per esempio con il finanziamento di cattedre poi gestite interamente, e liberamente, da un Ateneo).
Qui l'università pubblica ha scelto di coordinarsi con un soggetto privato dotato di una propria branca di Education, e di dirottarvi ingenti risorse proprie e degli studenti, senza peraltro una preventiva gara; sarà per inciso sicuramente un caso che l'ex rettore di Ca' Foscari Carlo Carraro sia oggi a capo proprio della branca Education di H-Farm, nonché presidente della locale Fondazione. Si calcola che se ogni anno si iscriveranno al corso 50 studenti, H-Farm riceverà in 15 anni circa 14 milioni di euro, spendendone per la docenza poco più di 4, viene da chiedersi se davvero la logistica, i laboratori e l'organizzazione per un corso così poco numeroso costeranno ben 10 milioni.
SECONDO IL RETTORE B ugliesi, già fervente sostenitore del "Sì" al referendum di Renzi, i laureati di questo corso, altamente innovativo, “pagano... ma poi hanno il posto di lavoro garantito”– a differenza, si arguisce, di quelli dei corsi “normali” che eroga l'università, compreso perfino lo stesso Management “nondigitale”. C'è chi scorge qui il germe della trasformazione dell'università pubblica – drammaticamente sotto finanziata da anni, come denunciano alcuni, tra i quali più volte Francesco Sylos Labini sul Fatto – in un modello privatistico simile (ma in sedicesimo) a quello degli atenei privati degli Stati Uniti. E c'è chi vede qui, in parallelo, il rischio di concedere, quasi senza pensarci, a intraprendenti privati in cerca di riconoscimento e visibilità il marchio di prestigio e di qualità che atenei pubblici come Ca' Foscari hanno conquistato negli anni.
Miraggio startup 90 studenti pagheranno 7.500 euro all’anno, il grosso andrà a H-Farm, società quotata Chi è Filippomaria Pontani è nato a Castelfranco Veneto (TV) il 10 marzo 1976, si è laureato in Lettere nel 1998 e in Filologia greca nel 2002 alla Scuola Normale di Pisa. Dal 2006 è docente di Filologia classica, Letteratura greca, Introduzione alla cultura classica e alla Filologia classica all'Università Ca' Foscari