Vaccini, giravolta del ministero sui dati del Veneto
Coperture L’Istituto superiore di sanità attacca la Regione che ha abolito l’obbligo. Ma ha sempre validato i suoi report
Nel
marzo del 2017, I’Istituto Superiore di Sanità (organo di consulenza scientifica del Servizio sanitario) ha approvato le coperture vaccinali raggiunte dal Veneto, l’unica Regione che ha abolito l’obbligo vaccinale nel 2008. Ma tre mesi dopo, nel pieno della polemica sul decreto del ministro della Salute Beatrice Lorenzin che rende obbligatori 12 vaccini, le ha dichiarate insoddisfacenti. Come si spiega?
DOPO GLI AGGIORNAMENTI del ministero (con i dati delle coperture nei bambini nati nel 2014) Walter Ricciardi, presidente dell’Iss, il 13 giugno ha scritto nella newsletter dell’istituto che i dati dimostrano “la necessità delle misure urgenti del recente decreto”. Anche il Veneto che “non è riuscito a impedire un livello insoddisfacente di copertura proprio sulle vaccinazioni ob- bligatorie (come l’antipolio), inferiore di oltre un punto rispetto alla media nazionale (93%)”. Ricciardi si riferisce all’indicatore che il ministero usa per valutare le coperture, il quale conta i bambini che risultano vaccinati al 24esimo mese di vita per ogni anno di nascita. L’ultimo report è appunto quello sui nati del 2014. L’indicatore fornisce un dato parziale: non considera chi si vaccina in ritardo, cioè dopo i 24 mesi di vita. Grazie a un’anagrafe vaccinale unica di cui si è dotato dal 2008, il Veneto ha conteggiato il numero di coloro che a dicembre 2016 risultavano vaccinati per tutti i nati tra il 1998 e il 2014. Per l’antipolio il 95.7%, per l’antimorbillo il 93.3%. Mentre i nuovi dati appena aggiornati dal ministero riportano un 92% per l’antipolio e 89% per l’an ti morbillo nella coorte dei nati 2014. Quindi il dato del Veneto validato da marzo dall’Istituto superiore di sanità è superiore a quello più recente del ministero e più completo. Eppure ora il ministero e lo stesso istituto ignorano quel monitoraggio completo che già avevano approvato e usano un dato parziale per contestare la strategia vaccinale del Veneto.
“DAL 2008, FUNZIONARIdella regione, del ministero e dell’Iss si incontrano ogni sei mesi per valutare le coperture raggiunte dal Veneto in assen- za di obbligo vaccinale,” scrive Domenico Mantoan, direttore generale della Sanità veneta, in un comunicato sulle dichiarazioni di Ricciardi. “Nell’ultimo incontro, con membri dell’Iss designati da Ricciardi, la valutazione è stata positiva.” Mantoan spiega che sono “livelli di coperture di attenzione” quelle al 90%, “di allarm e” sotto l’ 85%. Su quale base, chiede Mantoan, l’I ss parli di risultati “i ns o d di s f ac e nti” del Veneto, visto che le coperture sono prossime o superano il 95%?
Massimo Valsecchi, igienista che ha seguito il progetto pilota sull’abbandono dell’obbligo vaccinale del Veneto, in audizione alla Commissione Igiene e Sanità del Senato il 14 giugno ha detto: “Gli allarmi sollevati sulla base di rilevamenti parziali [le coperture a 24 mesi], sono ingiustificati, si sta confondendo un ritardo con un rifiuto vaccinale”. Nel 2015 il Veneto chiese che l’anagrafe unica informatizzata venisse inserita nei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea) per tutte le Regioni. Permetterebbe di avere un dato completo per le coperture su tutta la popolazione nazionale. Ma la proposta è stata bocciata in conferenza Stato- Regioni. In molte Als sul territorio nazionale, dice Zaia, i dati vengono ancora raccolti con carta e penna: “Su quali dati vi siete basati per sostenere l’urgenza di un decreto?”. Ricciardi non ha risposto alla richiesta di chiarimenti del Fatto.
Percentuali
Da Roma usano numeri parziali (bimbi fino a due anni) per sostenere i nuovi rischi