Il Fatto Quotidiano

“Il mio padre d’Italia mai visto e censurato”

L’amministra­zione Pd di Cremona contro il film: “È presto per l’omogenitor­ialità”

- » GABRIELE FAZIO

In una delle scene più toccanti de Il padre d’Italia, opera seconda di Fabio Mollo, il protagonis­ta Paolo interpreta­to da Luca

Marinelli, si interroga candidamen­te su quanto sia “naturale” o meno che sia permesso a una coppia omosessual­e di adottare e crescere un figlio: “Non faremo una cosa contronatu­ra?”.

UN PUNTO DI VISTA c er tamente nuovo e interessan­te su uno degli argomenti sociali, ma anche politici, più spinosi affrontati negli ultimi tempi nel nostro Paese. Questo però pare non sia bastato all’amministra­zione del comune di Cremona. Il film infatti non è stato incluso nel programma ufficiale del Porte Aperte Festival in una rassegna di proiezioni sul tema, ironia della sorte, intitolata proprio “Diritti”, organizzat­o dall’associazio­ne Porte Aperte, dal comune lombardo e dal Centro fumetti Andrea Pazienza. Eppure il sindaco Pd Gianluca Galimberti sia in conferenza stampa che su Facebook era sembrato entusiasta all’idea di presentare il festival con parole inequivoca­bilmente positive: “I progetti vanno lanciati e continuati: è segno di serietà. Per questo abbiamo creduto e investito risorse in questa seconda edizione del festival. PAF è un festival da stare in giro per tre giorni!”.

Allora cos’è che ha fatto cambiare idea all’a mm i n istrazione? A quanto pare la motivazion­e ufficiale, riferita al regista tramite email, sarebbe che il film affronta il tema sensibile dell’omogenitor­ialità. Ma la mail in questione, che Fabio Mollo ha copiato e incollato in un post di denuncia dell’accaduto su Face- book, sarebbe stata inviata al regista da un membro dell’Arcigay di Cremona che secondo Marco Turati, portavoce del Festival avrebbe parlato a nome dell’organizzat­ore senza averne facoltà. A questo punto il responsabi­le dell’Arcigay cremonese comunica l’assurdità di questa scelta consideran­do che l’amministra­zione, che del PAF è partner, ha ammesso che il film non l’ha nemmeno visto, ma abbia basato la propria scelta su fantomatic­he recensioni e commenti che non è dato sapere dove siano stati reperiti. Aggiunge però anche che questa scelta sia stata fatta insieme a una presunta “fortissima componente cattolica” presente all’interno dell'amministra­zione stessa. “L’amministra­zione ci ha chiesto di non trattare il tema dell’omogenitor­ialità perché non erano maturi ancori i tempi per affrontarl­o, magari meglio l’anno prossimo. Per questo motivo, conclude il portavoce Turati, il film non è mai entrato in cartellone e nessuno ufficialme­nte ha mai contattato il regista Mollo.

Cosa si cela allora dietro questa scelta?

L’Arcigay di Cremona con il presidente Ilaria Giani, a sua volta sostiene di aver riferito al regista il responso sulla decisione indicato dal Festival. La stessa Arcigay ha organizzat­o comunque una proiezione del film fuori dal programma ufficiale del festival, proiezione alla quale il regista si è opposto chiedendo alla casa di distribuzi­one di non mandarlo. “Io non ho girato un film politico – dichiara Fabio Mollo – non è un film gay. Mi sembra più una sorta di Apartheid cinematogr­afica. Mi spiace aver esposto il problema su Facebook ma era una storia che andava raccontata”.

Il padre d’Italia prosegue comunque la sua corsa ricca di successi; dopo aver incassato i premi come miglior attore a Luca Marinelli al BiFest e come migliore attrice a Isabella Ragonese al Globo d’Oro, il film ha ottenuto quattro nomination ai Nastri d’Argento e tre ai Ciak d’Oro. Lì evidenteme­nte il film è stato visto.

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Protagonis­ti Il film con Luca Marinelli e Isabella Ragonese

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