“Il mio padre d’Italia mai visto e censurato”
L’amministrazione Pd di Cremona contro il film: “È presto per l’omogenitorialità”
In una delle scene più toccanti de Il padre d’Italia, opera seconda di Fabio Mollo, il protagonista Paolo interpretato da Luca
Marinelli, si interroga candidamente su quanto sia “naturale” o meno che sia permesso a una coppia omosessuale di adottare e crescere un figlio: “Non faremo una cosa contronatura?”.
UN PUNTO DI VISTA c er tamente nuovo e interessante su uno degli argomenti sociali, ma anche politici, più spinosi affrontati negli ultimi tempi nel nostro Paese. Questo però pare non sia bastato all’amministrazione del comune di Cremona. Il film infatti non è stato incluso nel programma ufficiale del Porte Aperte Festival in una rassegna di proiezioni sul tema, ironia della sorte, intitolata proprio “Diritti”, organizzato dall’associazione Porte Aperte, dal comune lombardo e dal Centro fumetti Andrea Pazienza. Eppure il sindaco Pd Gianluca Galimberti sia in conferenza stampa che su Facebook era sembrato entusiasta all’idea di presentare il festival con parole inequivocabilmente positive: “I progetti vanno lanciati e continuati: è segno di serietà. Per questo abbiamo creduto e investito risorse in questa seconda edizione del festival. PAF è un festival da stare in giro per tre giorni!”.
Allora cos’è che ha fatto cambiare idea all’a mm i n istrazione? A quanto pare la motivazione ufficiale, riferita al regista tramite email, sarebbe che il film affronta il tema sensibile dell’omogenitorialità. Ma la mail in questione, che Fabio Mollo ha copiato e incollato in un post di denuncia dell’accaduto su Face- book, sarebbe stata inviata al regista da un membro dell’Arcigay di Cremona che secondo Marco Turati, portavoce del Festival avrebbe parlato a nome dell’organizzatore senza averne facoltà. A questo punto il responsabile dell’Arcigay cremonese comunica l’assurdità di questa scelta considerando che l’amministrazione, che del PAF è partner, ha ammesso che il film non l’ha nemmeno visto, ma abbia basato la propria scelta su fantomatiche recensioni e commenti che non è dato sapere dove siano stati reperiti. Aggiunge però anche che questa scelta sia stata fatta insieme a una presunta “fortissima componente cattolica” presente all’interno dell'amministrazione stessa. “L’amministrazione ci ha chiesto di non trattare il tema dell’omogenitorialità perché non erano maturi ancori i tempi per affrontarlo, magari meglio l’anno prossimo. Per questo motivo, conclude il portavoce Turati, il film non è mai entrato in cartellone e nessuno ufficialmente ha mai contattato il regista Mollo.
Cosa si cela allora dietro questa scelta?
L’Arcigay di Cremona con il presidente Ilaria Giani, a sua volta sostiene di aver riferito al regista il responso sulla decisione indicato dal Festival. La stessa Arcigay ha organizzato comunque una proiezione del film fuori dal programma ufficiale del festival, proiezione alla quale il regista si è opposto chiedendo alla casa di distribuzione di non mandarlo. “Io non ho girato un film politico – dichiara Fabio Mollo – non è un film gay. Mi sembra più una sorta di Apartheid cinematografica. Mi spiace aver esposto il problema su Facebook ma era una storia che andava raccontata”.
Il padre d’Italia prosegue comunque la sua corsa ricca di successi; dopo aver incassato i premi come miglior attore a Luca Marinelli al BiFest e come migliore attrice a Isabella Ragonese al Globo d’Oro, il film ha ottenuto quattro nomination ai Nastri d’Argento e tre ai Ciak d’Oro. Lì evidentemente il film è stato visto.