Quando si perde la nozione di popolo
Una massa enorme di cittadini è in cerca di qualcuno che voglia applicare la Car ta
cui è stato dato spazio alle parti sociali e ai mondi del disagio che chiedono rappresentanza. Aggiungo: non c’erano posti assegnati, D’Alema era in prima fila perché una signora gli ha ceduto il posto. Non hanno parlato politici della vecchia generazione, ma operai, precari, insegnanti, associazioni e liste civiche”. D’Alema dice: “In un altro contesto potremmo intrattenerci con l’idea di lungo periodo di ricostruire la sinistra”. Parla anche di “forme di estremismo”.
Noi non vogliamo unire la vecchia sinistra, che non c’è più, ma costruire una sinistra che non c’è ancora a partire dalla partecipazione dei cittadini e delle esperienze di cittadinanza attiva: penso alle liste civiche che quando si uniscono a una sinistra coerente, per battaglie concrete, fanno risultati a due cifre. Questo è il modello che vorremmo proporre a livello nazionale, con un programma scritto insieme ai cittadini che metta i diritti al centro. A partire dall’attuazione della Costituzione: mi turba il fatto che si qualifichi come “estremista” chi chiede l’attuazione, dopo 70 anni, della Carta. Vogliamo che torni a essere la guida per l’attuazione delle scelte politiche anche sui temi più divisivi. La Costituzione ci unisce, la politica che pensa prima ad alleanze e leadership ci divide.
Il tema della leadership si Lo
scellerato pensiero neoliberista, con il suo obiettivo di “accentrare” la ricchezza nelle mani di pochi ed estromettere dal mercato l’i n t e rvento dello Stato, e cioè del popolo ( in aperto contrasto con il pensiero keynesiano, che vuole la “red i s tr i b u z io n e ” della ricchezza e l’intervento del popolo come protagonista d e ll ’ e c on o m ia ) , ha talmente soggiogato l’im maginario collettivo che anche giornalisti di chiara fama, come Paolo Mieli (vedi l’articolo “Qualcosa non quadra a sinistra di Matteo Renzi” sul Corriere della Sera di lunedì) non riescono a uscire dalle con- sunte categorie di “sinistra”, di “centro” e di “destra”, impedendo a loro stessi e agli altri di capire pienamente i nuovi fermenti che in questo periodo stanno facendosi strada nelle masse.
Non si potrà certo negare, ad esempio, che la vittoria di Trump sulla Clinton, la Brexit e la vittoria del No al referendum sulle modifiche costituzionali sono espressione di una insofferenza che aumenta sempre più nelle classi popolari, mentre, sul piano intellettuale, la voce di Papa Francesco, di Sanders e di Stiglitz, solo per citare alcuni dei nomi più famosi, si levano fortemente per far capire i disastri che ha provocato
Non si può unire una vecchia sinistra che non c’è più, vogliamo costruirne una che non c’è ancora I nomi vengono dopo
l’affermazione del neoliberismo: la enorme disuguaglianza tra ricchi e poveri, l’a umento vertiginoso della povertà e della disoccupazione, la distruzione sistematica dello Stato sociale. È evidente che in questo quadro non è più possibile parlare di destra, sinistra e centro, ma di un “sopra” (le multinazionali e la finanza) e di un “sotto”, tutti i lavoratori e le loro famiglie, divenuti praticamente sudditi della volontà dei mercati.
TOMASO Montanari e Anna Falcone hanno capito questo. Hanno capito che c’è una massa enorme di persone che non ha “rappresentanza” politica, che la cerca affannosamente, pur di non astenersi dal voto, e che vuol vedere affermati quei diritti fondamentali loro garantiti dalla Costituzione, nonché quel vero e proprio “programma di governo dell’economia”, che è costitui- to dagli articoli da 35 a 47 della Costituzione medesima. Essi, in modo del tutto trasversale, prescindendo assolutamente da qualsiasi forza politica, chiamano a raccolta semplicemente il “popolo”, quell’aggregato umano che si fonda sulla “solidarietà” ed ha come contraltare l’egoismo del “singolo”. La civiltà è nata proprio quando sono nate le città e si è potuto parlare di “cives”, singoli cittadini, considerati come “parti” dell’ universalità dei cittadini, cioè del Popolo.
Vogliamo dunque uscire dalla crisi, richiamando il popolo a essere protagonista dell’economia, o vogliamo ancora trastullarci con le diatribe dei partiti che sono e restano chiusi in se stessi perseguendo i loro interessi di casta e si adeguano agli interessi delle lobby, tradendo i propri elettori? Confinare l’appello di Montanari e Falcone tra questi ultimi vuol dire disinteressarsi degli interessi del popolo e farci restare prigionieri d e ll ’ attuale insulso sistema parlamentare. Si può essere ironici quanto si vuole, ma la politica, se prescinde dal popolo, cioè dai cives e dalla civiltà, non è “politica”.
* magistrato, ex presidente
della Corte costituzionale
Il contesto Trump, Brexit e anche la vittoria del No in Italia sono il segnale dell’insofferenza che aumenta