Il Fatto Quotidiano

Il “rimpastone” per non finire impallinat­o subito

Macron sostituisc­e i ministri toccati dallo scandalo sui falsi impieghi nel Parlamento Ue e oggi vara il governo “epurato”

- » LUANA DE MICCO

Doveva essere un rimpasto “t e c n ico”, una semplice formalità dopo l’ampia vittoria della Ré publique en Marche, il partito di Macron, alle Legislativ­e di domenica. E invece per il presidente e il suo premier, Edouard Philippe, formare il nuovo governo è un’operazione più elaborata del previsto. In poche ore l’esecutivo ha perso infatti alcune figure di spicco. La più importante è la ministra della Difesa, Sylvie Goulard, che ieri ha presentato a sorpresa le sue dimissioni. La Goulard rischia infatti di essere interrogat­a nell’ambito dell’inchiesta sui presunti falsi impieghi di assistenti al Parlamento Ue del partito centrista di cui è membro, il MoDem. Un’in- chiesta simile a quella che coinvolge già il Front National di Marine Le Pen.

Ex consiglier­a di Romano Prodi quando quest’ultimo era presidente della Commission­e europea, Sylvie Goulard è stata eletta deputata europea nel 2009 e di nuovo nel 2014. Tra il 2009 e il 2015 ha assunto un assistente con contratto part-time, Stéphane Thérou, che però forse non ha mai svolto il lavoro.

Allo stesso tempo Thérou lavorava infatti anche al MoDem e, secondo alcuni testimoni, era troppo impegnato per poter cumulare u- na seconda attività.

“Mi dimetto per dimostrare la mia buona fede”, ha spiegato ieri in un comunicato l’ormai ex ministra. “Il presidente – ha scritto – intende rilanciare la fiducia nell’azione pubblica e questa impresa viene prima di ogni consideraz­ione personale”.

La missione di ridare fiducia nella vita pubblica, Macron l’ha affidata a François Bayrou, attuale ministro della Giustizia. Bayrou, che è anche il presidente del MoDem , si era alleato con Macron nella corsa per l’Eliseo, ponendo una sola condizione: poter guidare, in caso di vittoria, la futura riforma sulla moralizzaz­ione della vita politica.

OLTRE ALLA GOULARD, anche un’altra figura del MoDem, Marielle de Sarnez, era entrata nell’esecutivo come responsabi­le degli Affari europei. Ma l’apertura di un’inchiesta da parte della procura di Parigi, a inizio mese, per chiarire la situazione di una decina di assistenti del MoDem all’Europarlam­ento, ha messo Bayrou in grosse difficoltà.

Tornando alla Goulard, stando a France Infoche cita un ex ministro anonimo, la ex eurodeputa­ta avrebbe assunto Thérou non per scelta personale, ma perché gli era stato “imposto” dal partito. Thérou è vicino a Bayrou.

Nel 1994 aveva lavorato con lui quando era ministro dell’Educazione. Nel 2015 aveva lasciato Strasburgo per diventare capo di gabinetto del comune di Pau, città di cui Bayrou è sindaco da diversi anni. Ma la Goulard

L’alleato scomodo

I centristi sono stati i primi ad appoggiare l’ex delfino di Hollande e perciò ricompensa­ti Cerchio poco magico Il fondatore di En Marche! allontana le figure che potrebbero creargli dei problemi

non lo aveva sostituito.

Anche Marielle de Sarnez, il cui nome è citato nell’inchiesta, potrebbe lasciare il governo. Ieri ha detto di voler prendersi la libertà di scegliere tra la missione all’esecutivo e la presidenza del gruppo MoDem in Assemblea. In questa situazione è inevitabil­e che si ponga la questione della presenza di Bayrou nel governo. Fino a ieri sera, Edouard Philippe non vi vedeva “alcun problema”.

Ma intanto alcune voci si levano per reclamare le dimissioni del guardasigi­lli. Emmanuel Macron si ritro- va in una situazione spinosa. Il presidente si è già dovuto separare due giorni fa dal suo ministro alla Coesione dei Territori, Richard Ferrand, che è stato uno dei suoi più fedeli collaborat­ori nella costruzion­e e nell’ascesa di En Marche, ma è coinvolto a sua volta in un’inchiesta giudiziari­a per favoritism­o. Ha preferito dunque chiedergli di dimettersi dal governo e di candidarsi a un altro posto di prestigio, la testa del gruppo La République en Marche in Assemblea.

L’annuncio del nuovo esecutivo è atteso entro le 18 di oggi.

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Ansa Duo di ferro Il premier Edouard Philippe col presidente Macron

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