Il Fatto Quotidiano

Piazza della Loggia, il pg: “Ergastolo per i fascisti”

Nella notte emessa la sentenza definitiva su una delle pagine più oscure del terrorismo “nero”: otto morti e 102 feriti nel 1974 alla manifestaz­ione di sindacati e Pci

- » GIANNI BARBACETTO

“Èarrivato il momento nel quale il popolo italiano può finalmente fare i conti con la storia del proprio Paese, davanti alle responsabi­lità accertate dalla sentenza dei giudici di Milano che ha fatto luce sugli anfratti più bui degli anni della strategia della tensione, compresi gli anfratti istituzion­ali”. Così il sostituto procurator­e generale della Cassazione, Alfredo Viola, ha concluso la sua requisitor­ia nell’ultimo processo sulla strage di Brescia. Ieri sera ha chiesto ai supremi giudici una condanna definitiva per i due imputati della terza inchiesta sulla bomba di piazza della Loggia. In appello era- no stati condannati all’ergastolo Carlo Maria Maggi, medico, capo di Ordine nuovo nel Triveneto, e Maurizio Tramonte, fascista, ma anche informator­e dei servizi segreti che lo indicavano come “fonte Tritone”. Quando questo giornale va in stampa la sentenza non è ancora arrivata.

ERA IL 28 MAGGIO 1974 quando scoppiò la bomba di Brescia, durante il comizio finale di una manifestaz­ione antifascis­ta. In piazza della Loggia morirono otto persone, 102 rimasero ferite. Seguì una lunga, tortuosa, tormentata storia di indagini e processi. La prima inchiesta seguì la “pista bresciana”. Il giudice istruttore Domenico Vino e il pm Francesco Trovato nel 1979 ottennero una sentenza di condanna per i fascisti Ermanno Buzzi (ergastolo) e Angelino Papa (10 anni). Poi Buzzi, alla vigilia dell’appello, fu strangolat­o in carcere da due terroristi neri del calibro di Mario Tuti e Pierluigi Concutelli, che così evitarono il rischio che “l’infame” potesse raccontare quello che sapeva nel processo di secondo grado, che poi assolse Papa e gli altri imputati minori. La Cassazione annullò le assoluzion­i e dispose un nuovo processo per gli imputati Nando Ferrari, Marco De Amici e i fratelli Angelino e Raffaele Papa; ma nel 1985 la Corte d’assise d’appello di Venezia assolse tutti gli im- putati e la Cassazione rese definitiva la sentenza. Nel 1984, intanto, era iniziata una seconda inchiesta, sulla “pista milanese”, che per i magistrati poteva essere non alternativ­a ma complement­are a quella bresciana. Il giudice istruttore Gianpaolo Zorzi aveva messo sotto indagine il fascista Cesare Ferri e due suoi camerati, Alessandro Stepanoff e Sergio Latini. Nel 1987, i tre sono assolti per insufficie­nza di prove. In ap- pello, assoluzion­e con formula piena. Due anni dopo, in Cassazione, il giudice Corrado Carnevale conferma e rende definitive le assoluzion­i senza neppure guardare gli atti processual­i.

IL PROCESSO terminato ieri nasce dalla terza inchiesta, sulla “pista veneta”. Imputati Carlo Maria Maggi, il capo di Ordine nuovo a Venezia, e il suo “s ol da t o ” Delfo Zorzi, che intanto erano stati messi sotto processo anche pe r l a bomba di piazza Fontana a Milano. A Brescia sono imputati anche il generale dei carabinier­i Francesco Delfino, il fondatore di Ordine nuovo ed ex segretario dell’Msi Pino

Rauti e l’i n fo rmatore dei servizi segreti Maurizio Tramonte. Nel 2010, tutti assolti per insufficie­nza di prove. Sentenza confermata due anni dopo in appello. Nel 2014, però, la Cassazione conferma l’assoluzion­e di Zorzi, ma annulla quelle di Maggi e Tramonte. Nuovo processo d’appello a Milano, che nel 2015 condanna i due e conferma che quella di Brescia è una strage “sicurament­e riconducib­ile” alla destra eversiva.

Ora, 43 anni dopo la bomba di piazza della Loggia, è stata messa la parola fine sull’ultimo processo che ha tentato di dare un nome e un volto ai protagonis­ti di quella stagione nera degli anni Sessanta e Settanta in cui una guerra segreta è stata combattuta in Italia, terra di confine di un mondo diviso in blocchi. I processi fin qui celebrati hanno stabilito l’impossibil­ità di accertare le responsabi­lità penali individual­i delle stragi, da piazza Fontana ( 1969) alla stazione di Gioia Tauro ( 1970), dalla questura di Milano ( 1973) all’Italicus (1974). Restano comunque un paio di certezze storiche: le stragi della “strategia della tensione” sono state materialme­nte eseguite da gruppi neofascist­i; e gli apparati dello Stato hanno depistato le indagini e sottratto prove e testimoni, in nome della guerra al comunismo, combattuta con eserciti segreti e segretissi­mi accordi internazio­nali. Lo hanno confermato finora perfino le stesse sentenze di assoluzion­e. E ora la Cassazione decide sull’ultimo appello della Storia.

In appello

Furono condannati Maggi (capo di Ordine nuovo) e Tramonte (legato ai Servizi) Anni 70

Le stragi della cosiddetta “strategia della tensione” eseguite dalla destra eversiva

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Le immagini di piazza della Loggia dopo e prima l’esplosione
Brescia ferita Le immagini di piazza della Loggia dopo e prima l’esplosione
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