Bollette con speculazione sui prezzi dell’energia: Enel patteggia e non paga
LCOME FUNZIONA Ogni giorno Terna stima il fabbisogno energetico dell’indomani. C’è un mercato programmato dell’energia, del “giorno prima” (Mgp), uno per gli aggiustamenti infragiornalieri (Mi) e uno di emergenza (Msd) a più grande speculazione sull'energia a spese di noi consumatori, con miliardi di euro di profitti indebiti scaricati sulle bollette, rimarrà senza colpevoli o quasi. Lo dimostrano le decisioni dell'Autorità dell'energia e dell'Antitrust nei confronti dell'Enel, uno dei protagonisti della vicenda. Quando gli storici dell'economia vorranno citare qualche esempio di “cattura del regolatore” da parte del regolato, probabilmente evocheranno il provvedimento 26.176 dell'Autorità del 29 settembre 2016 e quelli successivi che arrivano fino a questi giorni.
PER CAPIRE DI COSA parliamo bisogna spiegare come funziona il mercato dell’energia: la rete è gestita da Terna che stima la quantità di elettricità che serve ogni giorno, c'è un mercato programmato, “del giorno prima” (Mgp), e uno per gli aggiustamenti nel corso della giornata, il “mercato infragiornaliero” (Mi). Quando ci sono dei picchi di domanda o qualche problema dal lato dell'offerta, Terna può comprare da alcuni produttori autorizzati energia all'ultimo secondo, sul “mercato dei servizi di dispacciamento”. In quest'ultimo caso i prezzi sono altissimi, perché Terna non può permettere che venga meno l'energia in pezzi di Paese ed è disposta a pagare il necessario. Il costo di questi interventi che garantiscono continuità energetica è poi scaricato sulle bollette, con la voce up lift, per rimborsare Terna. Nel 2016, l'anno della grande speculazione, il costo per noi consumatori è stato di 2,29 miliardi di euro, dei quali 1,8 miliardi per l’approvvigionamento sul mercato dei servizi di dispacciamento.
La speculazione era facile: ai produttori abilitati alle forniture di emergenza, basta non offrire energia sui mercati programmati, dove il prezzo è più basso, e poi venderla soltanto all'ultimo minuto, quando i profitti aumentano. La versione sofisticata di questo schema prevede che il produttore venda sul mercato del giorno prima, ricompri la sua stessa energia nel mercato infragiornaliero così da azzerare l'offerta e da essere pronto a massimizzare i profitti nel mercato dei servizi di dispacciamento. Questa è l'accusa dell'Autorità dell'Energia a Enel Produzione: “Aver fatto leva sulla propria posizione di controparte commerciale obbligatoria per imporre a Terna prezzi eccessivi (nel Msd) che appaiono privi di proporzione rispetto al servizio offerto”.
Enel arrivava a vendere l’energia prodotta nella sua centrale di Brindisi “Federico II” fino a 420 euro per Mwh, cioè “circa 10 volte superiore rispetto al prezzo medio all'ingrosso nella zona del cen-
La scheda
tro-sud in quella fase”. Vendere a prezzi molto superiori al costo di produzione è considerato sintomo di un comportamento scorretto, visto che si tratta di mercati regolamentati dove la legge e le Autorità dovrebbero proprio evitare che le singole aziende si trovino ad avere posizioni di eccessivo vantaggio (perché il conto lo paga l'indifeso cliente finale).
L'ENEL, GUIDATA dall'appena riconfermato ad Francesco Starace, ha reagito alle accuse rivendicando la propria innocenza, ma poi si è comportata da colpevole, con una sorta di patteggiamento: ha sottoposto all'Autorità tre impegni a comportarsi bene in futuro. L'Autorità ha ovviamente accettato. Per gli anni 2017, 2018, 2019 Enel si impegna a contenere i propri ricavi della centrale di Brindisi sui mercati del giorno prima, quello intragiornaliero e il redditizio mercato dei servizi di dispacciamento entro i 240-270 milioni all'anno, al netto dei costi variabili sostenuti per produrre l'energia (tradotto: se l'Enel si trova ad avere costi più elevati, si sentirà autorizzata ad avere anche ricavi più elevati). I ricavi netti che superano la soglia verranno restituiti secondo modalità definite dall'Autorità. Gli extra-profitti che E-
Fino a 420 euro per Mwh
La centrale di Brindisi riusciva a imporre prezzi dieci volte superiori a quelli dell’area Ora promettono di non farlo più