Agid, 800 milioni svaniti: spostato il dirigente che fece la segnalazione
▶C’È ARIA
di rinnovamento estivo negli uffici dell’Agid, l’Agenzia governativa per l’Italia digitale che si occupa di innovare e rendere più tecnologica la Pubblica amministrazione. A raccontarlo è la bozza di determina che circola da qualche giorno e che, già nell’oggetto, suggerisce l’intenzione di cambiamento: “Rimodulazione assetto organizzativo provvisorio”. Spostamenti, ristrutturazione dei dipartimenti, nuovi incarichi, nuovi obiettivi. Ma anche l’occasione per cambiare ruolo a uno dei dirigenti che nell’ultimo anno è stato più critico su alcune dinamiche dell’Agenzia. Un paio di settimane fa, Il Fatto aveva rivelato come, internamente all’Agid, circolasse un monitoraggio che raccontava di almeno 800 milioni di euro distribuiti per la digitalizzazione degli enti locali (dal 2002 al 2016 e quindi durante tutte le diverse gestioni dell’agenzia, nelle sue svariate forme, da Cnipa a Dit a Digit Pa e anche Agid). Di questi, spesso, non era però possibile ricostruire destinazione, utilizzo e finanche stato dei progetti per cui erano stati stanziati. “A seguito delle parziali verifiche – si leggeva nel rapporto, affidato al responsabile dell’Area monitoraggi e Pareri, Francesco Pirro - si è registrata una sensazione che, nella migliore delle ipotesi, c'è stata una gestione di detti fondi non particolarmente rigorosa”. Poi il suggerimento: “Richiederebbe un approfondimento, la sensazione è che sussistano i presupposti per trasmettere i risultati almeno alla Corte dei Conti”. E invece? Nella riorganizzazione, Pirro perde il suo ruolo. In pratica, in Agid nascono due nuove direzioni e varie aree. Alla prima, “Soluzioni per la Pubblica amministrazione”, faranno capo l’area “Pareri, istruttorie e modelli”, quella “Regole tecniche e monitoraggio progetti” e quella “Vigilanza”. A Pirro, la supervisione dell’area “Innovazione della Pubblica amministrazione” che si occuperà soprattutto di strategie, ricerche, smart cities e Internet Governance. Come dire: meglio guardare al futuro che al passato.