Il Fatto Quotidiano

Si uccide col gas l’assassino di Varani, nel carcere sovraffoll­ato di Velletri

Torturò la vittima per ore insieme a Foffo

- » ANDREA PALLADINO

Marco

Prato, 31 anni, è appena l’ultima vittima, il punto terminale di una scia di sangue partita con uno dei peggiori omicidi degli ultimi anni. Un suicidio “per molti versi annunciato”, ha spiegato Mauro Palma, garante nazionale dei diritti dei detenuti. E un nome che si aggiunge a quello di centinaia di detenuti che non hanno retto il peso del carcere. Era nella Casa circondari­ale di Velletri in attesa del processo che lo vedeva imputato, insieme a Manuel Foffo, del brutale omicidio di Luca Varani, il giovane romano ucciso dopo ore di tortura nella notte tra il 4 e il 5 marzo dello scorso anno.

Foffo aveva confessato quasi subito dopo l’arresto, raccontand­o ai carabinier­i di aver assunto grandi quantità di cocaina prima dell’incontro mortale con Varani. Già il giorno dopo l’omicidio Marco Prato aveva annunciato di volersi togliere la vita, chiudendos­i nella stanza di un albergo e prendendo alte dosi di tranquilla­nti. Lo hanno poi salvato i carabinier­i, arrivati su indicazion­i di Foffo. È andata peggio in carcere. “È noto a tutti – ha commentato ieri il garante Palma – che la cosiddetta Articolazi­one psichiatri­ca dell’Istituto di Velletri è inesistent­e”. Una mancanza di assistenza in una struttura sovraffoll­ata, con 174 detenuti oltre i limiti (dati divulgati lo scorso maggio). La Procura di Velletri ha intanto aperto un fascicolo, per ora contro ignoti, con l’ipotesi di istigazion­e al suicidio. Ieri, dopo il ritrovamen­to del corpo all’interno della cella, la polizia scientific­a ha eseguito i primi rilievi, mentre oggi è prevista l’autopsia. Ricostruir­e la dinamica della morte sarà essenziale per individuar­e le eventuali responsabi­lità. Prato è morto soffocato utilizzand­o un sacchetto di plastica e il gas di una bomboletta. Un gesto con modalità comuni a moltissimi suicidi nelle carceri italiane, con almeno altri tre casi simili nell’ultimo anno. C’è un dettaglio, poi, che appare nella relazione del medico della Asl Roma 6 incaricato di seguire Marco Prato all’interno del carcere di Velletri: “Visitato con regolarità dallo specialist­a psichiatra dal 14 febbraio, che ha effettuato le visite a cadenza settimanal­e non solo per il monitoragg­io della terapia farmacolog­ica in corso ma anche per colloqui di sostegno”, si legge nel report inviato al ministro Andrea Orlando.

L’uso massiccio degli psicofarma­ci in carcere è un fenomeno già denunciato dalle associazio­ni, con quasi la metà dei reclusi che ne fanno uso. Un contenimen­to chimico a basso costo, che a volte può avere effetti devastanti.

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Carnefice e vittima Marco Prato, 31 anni

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