Si uccide col gas l’assassino di Varani, nel carcere sovraffollato di Velletri
Torturò la vittima per ore insieme a Foffo
Marco
Prato, 31 anni, è appena l’ultima vittima, il punto terminale di una scia di sangue partita con uno dei peggiori omicidi degli ultimi anni. Un suicidio “per molti versi annunciato”, ha spiegato Mauro Palma, garante nazionale dei diritti dei detenuti. E un nome che si aggiunge a quello di centinaia di detenuti che non hanno retto il peso del carcere. Era nella Casa circondariale di Velletri in attesa del processo che lo vedeva imputato, insieme a Manuel Foffo, del brutale omicidio di Luca Varani, il giovane romano ucciso dopo ore di tortura nella notte tra il 4 e il 5 marzo dello scorso anno.
Foffo aveva confessato quasi subito dopo l’arresto, raccontando ai carabinieri di aver assunto grandi quantità di cocaina prima dell’incontro mortale con Varani. Già il giorno dopo l’omicidio Marco Prato aveva annunciato di volersi togliere la vita, chiudendosi nella stanza di un albergo e prendendo alte dosi di tranquillanti. Lo hanno poi salvato i carabinieri, arrivati su indicazioni di Foffo. È andata peggio in carcere. “È noto a tutti – ha commentato ieri il garante Palma – che la cosiddetta Articolazione psichiatrica dell’Istituto di Velletri è inesistente”. Una mancanza di assistenza in una struttura sovraffollata, con 174 detenuti oltre i limiti (dati divulgati lo scorso maggio). La Procura di Velletri ha intanto aperto un fascicolo, per ora contro ignoti, con l’ipotesi di istigazione al suicidio. Ieri, dopo il ritrovamento del corpo all’interno della cella, la polizia scientifica ha eseguito i primi rilievi, mentre oggi è prevista l’autopsia. Ricostruire la dinamica della morte sarà essenziale per individuare le eventuali responsabilità. Prato è morto soffocato utilizzando un sacchetto di plastica e il gas di una bomboletta. Un gesto con modalità comuni a moltissimi suicidi nelle carceri italiane, con almeno altri tre casi simili nell’ultimo anno. C’è un dettaglio, poi, che appare nella relazione del medico della Asl Roma 6 incaricato di seguire Marco Prato all’interno del carcere di Velletri: “Visitato con regolarità dallo specialista psichiatra dal 14 febbraio, che ha effettuato le visite a cadenza settimanale non solo per il monitoraggio della terapia farmacologica in corso ma anche per colloqui di sostegno”, si legge nel report inviato al ministro Andrea Orlando.
L’uso massiccio degli psicofarmaci in carcere è un fenomeno già denunciato dalle associazioni, con quasi la metà dei reclusi che ne fanno uso. Un contenimento chimico a basso costo, che a volte può avere effetti devastanti.